A La Spezia era iniziato, a La Spezia è finito: grazie a tutti!

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Era il 9 febbraio 2013.

L’Ascoli – reduce da 14 punti in 6 partite – si era portato a un passo dalla zona playoff. Lo Spezia invece arrivava alla sfida contro i bianconeri di mister Silva da una sola vittoria nelle ultime sei gare.

Il Picchio parte col piede sull’acceleratore: 0-1 di rapina firmato Zaza, 0-2 targato Feczesin alla mezz’ora dopo una brutta palla persa a centrocampo dai padroni di casa. Poi l’espulsione di Peccarisi che lascia l’Ascoli in inferiorità numerica già al 39′, ma nella ripresa la magia su punizione di Fossati vale lo 0-3. Sembra fatta, strada spianata verso vittoria e aggancio al treno playoff. E invece accadde l’impensabile: finì 4-3 per lo Spezia, fu l’inizio della fine. La settimana dopo al Del Duca scialbo pareggio a reti bianche contro la Pro Vercelli penultima, poi subito una nuova sconfitta interna col Sassuolo (2-4). Due sole vittorie nel resto della stagione, due pareggi e addirittura 11 sconfitte. L’1-1 con la Ternana alla penultima giornata aveva lasciato l’Ascoli con un piede nella fossa, lo sprofondo decisivo arrivò la settimana dopo a Cittadella. Picchio retrocesso in Lega Pro. Tutto iniziò a La Spezia.

Di quello che accadde al termine del primo tempo nello spogliatoio del Picco se ne è detto di tutti i colori e sarebbe inutile e dannoso riaprire certi discorsi. La stagione successiva – in un campionato a dir poco ridicolo per come impostato dai vertici del calcio – i bianconeri chiusero terzultimi in classifica. Un’annata disastrosa, nella quale però si gettarono le basi per il futuro. 6 febbraio 2014, data storica. “Sogniamo insieme”, frase indelebile nel cuore dei tifosi. Nel Piceno atterrò Francesco Bellini e la first lady Marisa. Si ripartì da lì dopo il dolorosissimo – ma inevitabile – fallimento.

Girone B di Lega Pro, Ascoli in testa per gran parte del torneo. Poi un marzo-aprile da incubo, con soli 5 punti conquistati in 6 partite. Il sorpasso del Teramo. Il dramma playoff. L’estate caldissima. La combine degli abruzzesi col Savona. La promozione del Picchio al primo anno di nuova gestione. La festa in piazza. Il ritorno in B.

E poi ancora un’altra annata travagliatissima. Squadra allestita in fretta e furia e anche male. Inizio difficile, la rottura tra tifosi e Petrone, l’esonero del tecnico campano. La sfilza di 3-0 rimediati in trasferta, l’arrivo di mister Mangia. Imprese indimenticabili (vedi 2-1 al Cagliari o vittorie in terra umbra contro Ternana e Perugia) che fanno da contraltare a flop clamorosi (sconfitte interne con Avellino, Vicenza e Livorno su tutte).

Si torna lì, tre anni e tre mesi dopo. Ancora al Picco di La Spezia. Da dove tutto è iniziato. E dove tutto è finalmente finito. La salvezza strappata all’ultima giornata, la festa dinanzi a oltre 300 tifosi ascolani giunti dal Piceno. E’ in primis la loro vittoria. Di un popolo che – nonostante una stagione molto travagliata – non ha mai abbandonato la propria fede. Sempre pronto a riempire i gradoni del Del Duca, sempre pronto a organizzarsi per seguire la squadra in giro per l’Italia. Ore e ore in macchina, ore e ore in pullman. Tornando a casa in piena notte dopo una pesante sconfitta, mai pentendosi però di aver sostenuto il nome della propria città. Da Cagliari a Trapani, da Novara a Chiavari. E’ la salvezza dei tifosi.

E’ la salvezza del gruppo. Non dei singoli. Certo, ci sono giocatori che hanno avuto una parte più importante degli altri al raggiungimento dello scopo. Senza le parate di Lanni e i gol di Cacia probabilmente non sarebbe andata a finire così. Ma è inopportuno a oggi fare nomi. Un gruppo di giovani, di giovanissimi, è riuscito a conquistare un obiettivo straordinario. Sapendosi rialzare sempre dai momenti di difficoltà, andando a conquistare punti anche su campi e contro squadre sulla carta non alla portata. L’addio di Mangia è stato un fulmine a ciel sereno, ma è impossibile non sottolineare l’immenso lavoro tecnico tattico fatto dall’allenatore: 36 punti in 29 partite, i numeri parlano per lui. Un plauso anche alla società tutta. Che di errori ne ha fatti e continuerà a farli. Ma è una società pulita, limpida e seria, come ormai da qualche tempo non si vedeva ad Ascoli. Ottimo lavoro anche da parte del ds Marroccu, che nel mercato di riparazione ha fatto il massimo con il poco che aveva a disposizione. Dando via nomi altisonanti – ma pericolosi per il non attaccamento alla maglia e l’equilibrio dello spogliatoio – e portando nel Piceno calciatori meno ‘famosi’, ma capaci di dare un contributo importante alla causa bianconera (Bianchi e Dimarco su tutti).

E’ la salvezza di tutti. Triplice fischio sulla tanto travagliata stagione 2015/16 dell’Ascoli. Ora si va in vacanza e si può pensare ad allestire una rosa più competitiva per l’anno prossimo. Perché il ds Marroccu è stato chiaro: “Questa salvezza è solo un punto di partenza, la piazza ha potenzialità per ambire a qualcosa di importante”. E allora sì, Sogniamo insieme.

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