Castelli cede il 45% della Piceno Gas Vendita. Duro attacco del Pd e M5s

E’ stata approvata ieri nel corso del consiglio comunale la cessione del 45% della Piceno Gas Vendita per una base d’asta di 4,95 milioni di euro. Un altro 45% verrà ceduto entro altri 36 mesi.

LE PAROLE DI CASTELLI – Il sindaco Castelli ha spiegato così la scelta: “Il mercato del gas è molto mobile anche nel Piceno e sono sempre più aggressive le politiche aziendali di altre società che stanno espugnando il territorio – ha affermato il primo cittadino – quando non puoi vincere la battaglia ti devi fare amico un potenziale avversario. Grazie all’appetibilità di questa nostra società sarà possibile, mantenendo comunque una presenza pubblica, organizzare un servizio davvero corrispondente alle esigenze di famiglie e imprese. Un piano industriale che rappresenta il vero motivo per cui aggiudicheremo questa porzione di società di vendita del gas, un’operazione importante che consentirà di introdurre denaro fresco nelle casse comunali al fine di alimentare ulteriormente la nostra politica di investimenti”.

L’INTERVENTO DEL PD – Ecco l’intervento di Giacarlo Luciani Castiglia, consigliere comunale del Partito Democratico: “Non è servito far presente che la Corte dei Conti ha sonoramente bocciato il piano di razionalizzazione delle partecipate con rilievi che mettono in evidenza le “irregolarità e le lacune” che contiene – dice Castiglia – la Corte dei Conti dice con chiarezza che il piano non contiene gli elementi minimi ed indispensabili per effettuare “valutazioni ponderate” circa la dismissione delle partecipate, citando a tal proposito in primo luogo le scelte effettuate proprio riguardo la Piceno Gas Vendite. Non è servito ribadire che non è vero che siamo obbligati da Renzi a vendere le partecipate, ma solo ad eliminare quelle che generano costi ed inefficienze, quelle che per anni sono state create appositamente per trovare un posto di lavoro ad amici ed amici di amici. Basta leggere bene i commi 611 e 612 della legge 190/2014 per capire che Castelli ha arricchito di menzogne le motivazioni che hanno spinto la scellerata decisione di vendere. Non c’era alcun obbligo, ma ha voluto far credere così. Non è servito far capire a tutti che vendiamo una società che ha raddoppiato gli utili, che è solida patrimonialmente, che ha un contenzioso in diminuzione e che non ha debiti verso le banche, generando alla fine dei margini che vanno indirettamente a confluire nelle casse comunali. Non è servito far capire che l’unica vera motivazione per vendere questa società è la mancanza di ossigeno finanziario per il Comune“.

L’ATTACCO DEI 5 STELLE – A protestare contro la scelta dell’amministrazione comunale è stato anche il Movimento 5 Stelle: “Il Comune di Ascoli vende una società che le garantisce una rendita fissa sicura, stabilita per legge – ha affermato Massimo Tamburri, portavoce grillino di Ascoli – mi hanno raccontato che negli anni ’80, è vero che non c’era ancora la divisione tra Vendita e Distribuzione, ma il punto è lo stesso: si voleva venderla all’Enel, al prezzo di circa 2 miliardi dell’epoca. Se l’avessimo venduta, ci saremmo spesi i soldi incassati, e non avremmo incassato quello che abbiamo incassato finora, tra utili e sponsorizzazioni sul territorio. Molto molto di più di 2 miliardi. Perché si vende? Siamo sull’orlo del fallimento, come si paventò ai tempi del famigerato contratto Saba, per poi scoprire che non era vero? Vorremmo saperlo. Tra l’altro si tratta di soldi che vengono dai cittadini stessi per pagare la commercializzazione del gas. Sarà un altra Saba, ancora qualcuno che guadagna su beni pubblici. È assolutamente necessario vendere adesso? Perché? Ce lo si dica chiaramente, non basta la stima che ora sia un momento buono per vendere… Perché vendere una rendita sicura? Mi pare che siano pochi i Cittadini che sanno quello che sta avvenendo oggi qui. E mi sembrerebbe giusto che invece una decisione del genere vada condivisa e spiegata”.