Cinque anni dalla morte di Melania: le beffe subite dalla famiglia Rea
E’ il 18 aprile 2011 quando Carmela Melania Rea, 29 anni, viene uccisa con 35 coltellate dal marito, Salvatore Parolisi, militare del 235esimo Reggimento Piceno.
IL BARBARO DELITTO – Il corpo fu ritrovato due giorni dopo il delitto e a dare l’allarme fu proprio Parolisi, che non vedendo rientrare la moglie a casa, chiamò i soccorsi. Accanto al corpo di Melania viene trovato il suo cellulare con la batteria scarica. Poi viene ritrovata anche un’altra sim card. Il segnale del cellulare sarebbe stato attivo fino alle 19 circa. Poi, non si hanno più segnali. Parolisi non viene da subito iscritto nel registro degli indagati. L’avviso di garanzia gli viene notificato tre mesi dopo l’omicidio. Il 12 marzo 2012 l’ex caporalmaggiore viene condannato all’ergastolo.
LE BEFFE – Nel processo di secondo grado arriva la prima beffa per la famiglia Rea: la pena di Parolisi ridotta a 30 anni. Qualche mese più tardi un’altra beffa: la Corte d’assise d’appello di Perugia riduce ancora la pena a 20 anni, escludendo incredibilmente l’aggravante della crudeltà. Non è finita qui: il 1 aprile 2015 Parolisi viene trasferito alla casa circondariale di Teramo al carcere militare di Santa Maria Capua Vetere (Caserta). Un comodo carcere dove non si sono mai registrate evasioni, dove i reclusi pranzano alla stessa mensa di chi li deve controllare con ampia scelta di pietanze. Un reinserimento fatto anche di partite di calcio nel campo regolamentare dotato di tribuna e uno da calcetto sui quali giocano agenti e detenuti; un’area verde con giochi e altro per figli e familiari dei detenuti; sale colloqui e celle dignitose e c’è finanche lo scotch alle porte in ferro per evitare quel rumore fastidioso da sbarre. E poi corsi di pittura, pet therapy, scuola di cucina, cinema, teatro, palestra.
Lascia un commento