Donare il sangue del cordone ombelicale: risorsa salvavita che l’Italia sfrutta ancora troppo poco

Si parla comunemente di “donazione del cordone ombelicale”, ma ciò che viene donato è il sangue del cordone ombelicale, ricco di cellule staminali emopoietiche. Queste cellule hanno la capacità di rigenerare tutte le linee cellulari del sangue – globuli rossi, globuli bianchi e piastrine come quelle presenti nel midollo osseo e nel sangue periferico. Il trapianto di cellule staminali rappresenta oggi una consolidata terapia salvavita per la cura di tante patologie gravi, tuttavia in Italia, la consapevolezza di questa opportunità resta ancora limitata. Le donazioni sono poco meno di settemila, pari al 2,8% dei parti avvenuti negli ospedali italiani autorizzati alla raccolta (Centro Nazionale Sangue).

Ogni anno, il 15 novembre, si celebra la Giornata Mondiale del Sangue del Cordone Ombelicale, dedicata alla diffusione di una maggiore informazione e consapevolezza su questa importante risorsa terapeutica. “La donazione del sangue cordonale è sicura, indolore e non comporta rischi, né per la madre né per il neonato spiega Marco Grassi, ginecologo dell’Ospedale ‘C. e G. Mazzoni’ di Ascoli Piceno –. E’ una fonte preziosa di cellule staminali ematopoietiche, la loro importanza deriva da diversi fattori come l’elevata capacità di generare cellule del sangue, la bassa immunogenicità (che le rende particolarmente tollerate dall’organismo che le riceve, con reazioni di rigetto più limitate rispetto alle staminali prelevate da midollo o sangue adulto), inoltre possono essere estratte facilmente dal cordone ombelicale, un tessuto che, altrimenti, verrebbe scartato”.

Quali malattie possono essere trattate con il sangue cordonale?
Il sangue del cordone ombelicale viene impiegato per trattare patologie tumorali del sangue, come leucemia e linfomi (tumori del sistema linfatico), e malattie non tumorali, tra cui talassemia (malattia ereditaria del sangue), aplasia midollare (interruzione della produzione delle cellule del sangue) e immunodeficienze congenite (malfunzionamenti del sistema immunitario che aumentano la suscettibilità alle infezioni). Le cellule cordonali trovano applicazione anche nei pazienti sottoposti a chemioterapia o a terapie radianti ad alte dosi, contribuendo al loro recupero. Infatti sono perfettamente in grado di ricostituire un midollo osseo dopo la sua distruzione in seguito a trattamento radio-chemioterapico.

Come si diventa donatrici e quando è possibile farlo?
E’ sufficiente comunicare la scelta al reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale. La donazione è anonima, gratuita e può essere revocata in qualsiasi momento. E’ consentita sia in caso di parto naturale che cesareo a tutte le donne che nel corso della gravidanza presentano uno stato di salute tale da renderle idonee alla donazione. “Inoltre, al momento del parto non devono presentarsi condizioni che renderebbero inutilizzabile il sangue raccolto – chiarisce il dottor Marco Grassi – come nel caso di una gravidanza inferiore alle 35 settimane, se la mamma ha febbre al momento del parto, se il neonato presenta malformazioni congenite o se le membrane si sono rotte da più di 12 ore prima del parto”.

Come avviene la raccolta del sangue cordonale?
E’ una procedura semplice e indolore. Il cordone viene clampato dopo almeno 60 secondi dalla nascita e il sangue prelevato solo dopo la recisione. Donare il sangue cordonale non sottrae sangue al bambino: senza la donazione, il sangue residuo nel cordone viene normalmente smaltito.

A chi può essere destinato il sangue del cordone ombelicale?
Possono beneficiarne tutti i pazienti affetti da patologie curabili con il trapianto di cellule staminali emopoietiche. In Italia non è consentita la conservazione autologa, perché il sistema si basa su criteri di solidarietà e evidenza scientifica. La probabilità di utilizzare le proprie cellule cordonali è molto bassa (1 su 100.000), mentre la donazione a una banca pubblica aumenta le possibilità di trovare cellule compatibili. La probabilità di avere un donatore tra i parenti stretti è del 30%, quindi la maggior parte dei pazienti deve rivolgersi alle banche pubbliche. La donazione del cordone ombelicale o del midollo osseo, le principali fonti di staminali emopoietiche, aumenta significativamente le opportunità terapeutiche per chi non ha un donatore in famiglia. Le banche pubbliche possono conservare le staminali del cordone per uso autologo (del bambino stesso) o dedicato (per un familiare), quando il neonato o un consanguineo presenta una patologia che richiede il trapianto di cellule staminali emopoietiche.

E’ possibile donare il sangue in tutti gli ospedali italiani?
La rete ITCBN (Italian Cord Blood Network) consiste in 18 Banche del Sangue, che si trovano in ospedali pubblici o privati convenzionati con il sistema sanitario nazionale, distribuite in 13 regioni italiane. Ad esse fanno riferimento 270 punti nascita attrezzati per la raccolta solidaristica del cordone ombelicale, 40 dei quali operano nelle regioni in cui non è presente una banca cordonale.

“È fondamentale promuovere una corretta informazione sulla donazione del sangue cordonale, perché solo la conoscenza permette di comprendere il valore di un gesto che può avere un grande impatto sulla salute pubblica e sul futuro di molti pazienti”, conclude il dottor Marco Grassi.


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