Foce di Montemonaco, costretto ad andarsene anche l'ultimo residente

Evacuato anche l’ultimo residente di Foce di Montemonaco. Dopo la valanga che lo scorso 5 marzo aveva isolato i nove abitanti della piccola frazione di Ascoli Piceno, anche l’ultimo ‘superstite’ ha dovuto abbandonare la propria abitazione.

LE CONDIZIONI – L’uomo era senza luce, corrente elettrica e riscaldamento da dieci giorni. Invano ha atteso che qualcuno riaprisse la strada principale di collegamento a Foce di Montemonaco. Ieri – vistosi senza alternative – ha deciso di chiedere aiuto e di lasciare la propria abitazione. Tornerà comunque ogni giorno a casa per dar da mangiare ai propri animali.

LA LETTERA – Massimiliano, questo il nome dell’ultimo residente, ha raccontato il proprio dramma con una lettera al Corriere Adriatico. Ecco le sue parole.

Ho bisogno di aiuto. Sono il cittadino che è stato abbandonato a Foce di Montemonaco dieci giorni fa. Sono senza elettricità, telefono e riscaldamento dal 5 marzo scorso quando lungo la strada che porta al mio paese sono cadute due valanghe, posso comunicare grazie ad una connessione internet wireless che utilizzo nelle pochissime ore di elettricità che mi posso permettere grazie al mio generatore. Il paese è stato evacuato, ma io sono dovuto rimanere non per un capriccio ma per il senso di responsabilità che mi impedisce di abbandonare gli animali che ho il compito di accudire, tra i quali c’è una dolcissima cavalla gravida che si chiama Dolly. Mi era stato assicurato che avrebbero provveduto velocemente all’apertura della strada e che, nel mentre, avrei ricevuto il carburante necessario per il mio generatore di corrente, ma da quando è iniziata la crisi nessuno si è fatto sentire e addirittura hanno impedito il transito a piedi a me e a chi si era offerto di aiutarmi, tagliandomi di fatto i rifornimenti ed impedendomi di provvedere a me stesso. Oggi finirò il carburante ed il cibo è agli sgoccioli. Quello che chiedo non ė assistenza, quello che pretendo è che la strada venga riaperta per poter provvedere da solo alle mie esigenze vitali, nonché a quelle dei poveri animali che accudisco. Di certo porteranno avanti la perpetua scusa che sussiste ancora il pericolo di ulteriori valanghe, ma la verità è che nessuno è in grado di assumersi le proprie responsabilità e quindi fanno il gioco dello scaricabarile, mentre la mia ottantenne e cardiopatica madre attende con estrema ansia di rivedermi sano e salvo”.


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