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Il caso Gabrielli conduce l'amministrazione verso un destino ignoto
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Ormai si va verso la revoca della carica del presidente del Consiglio, Bruno Gabrielli, che ha tempo fino al 14 aprile per presentare le controdeduzioni alla procedura di revoca. Trascorso tale termine si tornerà in Consiglio per votare il decadimento dalla carica.
Se è vero che Gabrielli presenterà ricorso al Tar, il Consiglio stesso finirà nella spirale dell’incertezza. Almeno fino quando la giustizia amministrativa non si sarà espressa nei vari gradi di giudizio.
Il sostituto di Gabrielli dovrà gestire un Consiglio fortemente condizionato dai tempi e dall’esito del ricorso. Se il magistrato dovesse annullare la revoca di Gabrielli, e rimetterlo al suo posto, il Consiglio comunale si ritroverebbe al punto di partenza, con la spada di Damocle dell’ingovernabilità.
Tutto questo non può che fare gioco alla minoranza. Chi ha architettato la mozione di sfiducia a Gabrielli, di sicuro ha tenuto conto del critico scenario amministrativo che si verrebbe a creare con il ricorso al Tar, che ha tempi comunque lunghi. Che si allungano ancora di più qualora si proceda in seconda istanza al Consiglio di Stato. Insomma, chi prenderà il posto di Gabrielli non saprà fino quando rimarrà alla guida dell’assise.
Questo porta a credere che la mozione di sfiducia sia stata ordita dall’opposizione, che ha imbrigliato la maggioranza con la lusinga della caduta di Gabrielli, il quale, con i suoi atteggiamenti, aveva alimentato l’incontenibile insofferenza degli alleati. Ma il dado è tratto e l’amministrazione si sta avviando verso un destino ignoto.
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