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Omicidio Jason, ridotta di 7 anni la pena alla madre. Confermato l'ergastolo al padre
La Corte d’Appello di Ancona ha ridotto la pena da 25 a 18 anni a Katia Reginella, la donna accusata insieme al marito Denny Pruscino, di avere ucciso il figlio Jason e di averne occultato il corpo.
In primo grado le erano state date le attenuanti generiche adesso i giudici hanno riconosciuto la prevalenza delle attenuanti generiche sulle aggravanti dando uno sconto di pena di 7 anni. Per Denny Pruscino invece ergastolo confermato. I giudici hanno escluso l’aggravante dei motivi abietti e futili (per Reginella era già stata esclusa in primo grado)
La sentenza di primo grado per l’omicidio del piccolo Jason, il bimbo di soli due mesi scomparso nel mese di luglio del 2011 dall’abitazione dei genitori nei pressi di Folignano e oggetto per mesi di disperate ed infruttuose ricerche (il corpicino non è mai stato ritrovato, di lui resta solo il fermo immagine di un video girato subito dopo la nascita), era stata emessa dai giudici della Corte di Assise di Macerata dopo sette ore e mezzo di camera di consiglio.
La Corte aveva riconosciuto a Katia Reginella, affetta da parziale vizio di mente, le attenuanti generiche con esclusione delle aggravanti. Oltre alla condanna, Denny Pruscino era rimasto per sei mesi in isolamento diurno. Soddisfazione parziale per l’accusa, che aveva chiesto per tutti e due l’ergastolo e un periodo di isolamento per i reati di omicidio volontario ed occultamento di cadavere.
Il difensore di Reginella, l’avvocato Vincenzo Di Nanna, ha sempre insistito sulle ridotte capacità mentali di Katia e sui suoi disturbi di personalità oltre che sulla sua difficoltà a ricordare, chiedendo l’assoluzione della donna per non aver concorso nell’omicidio ed escludendo qualsiasi dolo. Lei e i figli, secondo la tesi di Di Nanna, sarebbero stati sempre e solo vittime dei maltrattamenti di Denny.
E oggi dopo la decisione dei giudici l’avvocato Vincenzo Di Nanna ha ribadito la sua posizione: “Rimango convinto dell’assoluta estraneità di Katia all’omicidio del figlioletto. Non ha partecipato all’uccisione del piccolo Jason. Al momento dei fatti era in un’altra stanza”. Una volta lette le motivazioni della sentenza di secondo grado il legale non esclude la possibilità di ricorrere in Cassazione.
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