Presentato a Roma dal Commissario Straordinario Guido Castelli il Rapporto ricostruzione a maggio 2025

Nei primi cinque mesi del 2025 la ricostruzione privata fa segnare un +22% rispetto allo stesso periodo del 2024 e, al 31 maggio 2025, le liquidazioni per i contributi concessi hanno raggiunto quota 6,1 miliardi di euro: +37,41% rispetto all’anno precedente. Il 60% di queste liquidazioni è avvenuto dal 2023 ad oggi. Sul fronte della ricostruzione pubblica, invece, su un totale di 3.542 interventi programmati, saranno avviati 1.200 nuovi cantieri nell’anno in corso, di cui oltre 400 già avviati nei primi 4 mesi dell’anno. Inoltre, più del 33,8% degli interventi ha un progetto approvato o ha già avviato le procedure per affidamento dei lavori. Non solo ricostruzione, ma anche riparazione economica e sociale. Un’indagine del Cresme nei territori delle quattro regioni interessate dal programma stima che, anche grazie alle risorse messe in campo Programma Next Appennino, il Pil crescerà complessivamente di oltre 3,8 miliardi di euro e che l’occupazione vedrà un incremento cumulato di oltre 18.000 unità.

Sono alcuni dei dati contenuti nel Rapporto sulla ricostruzione del Centro Italia, aggiornato ai primi cinque mesi del 2025, presentato questa mattina a Roma presso la Sala Montecitorio di Palazzo Wedekind. Alla conferenza stampa hanno partecipato il Commissario Straordinario per la Riparazione e la Ricostruzione sisma 2016, Guido Castelli, il Presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, gli assessori alle aree interne della Regione Umbria, Simona Meloni, alla Ricostruzione della Regione Lazio, Manuela Rinaldi e ai Lavori Pubblici e Infrastrutture della Regione Abruzzo, Umberto D’Annuntiis.

Il Commissario Guido Castelli ha dichiarato: “Quelli contenuti nel Rapporto sono dati che evidenziano come il lavoro fin qui svolto stia dando luogo a risultati concreti e che la strategia che abbiamo adottato, grazie alla piena collaborazione delle Regioni e al sostegno del Governo, vada nella direzione che tutti auspicavamo. I segnali che giungono sul fronte della crescita economica e dell’occupazione sono molto incoraggianti e di vitale importanza, dal momento che il rilancio economico è una componente essenziale per contrastare il fenomeno di quello spopolamento che colpisce le nostre comunità da lungo tempo. Il declino dei nostri territori non è inevitabile e, anzi, la loro rinascita, attraverso un nuovo sviluppo fondato sulla sicurezza e la sostenibilità, nel pieno rispetto dei principi di legalità, è possibile. Invertire la tendenza si può e lo stiamo dimostrando qui, nel Laboratorio Appennino centrale dove, grazie anche alla digitalizzazione e all’innovazione tecnologica, stiamo realizzando un modello basato su buone prassi che possono rappresentare un punto di riferimento anche per altre aree dell’Appennino. Ciò premesso, siamo consapevoli che c’è ancora molto lavoro da fare e che nessuna distrazione è possibile. Dobbiamo insistere e continuare ad accelerare con l’obiettivo primario di riportare nelle loro case e alla normalità le tante persone che ancora non sono rientrate nelle loro abitazioni e contrastare lo spopolamento. Gli obiettivi da portare a termine sono ancora molti e complessi, ma l’unità di intenti che si è consolidata in questi anni è la migliore premessa per affrontare le sfide che ci attendono”.

 

Ricostruzione privata. L’accelerazione rilevata nella ricostruzione privata negli ultimi due anni ha riscontrato una progressione costante, segnalata soprattutto dagli incrementi dei pagamenti erogati da Cassa Depositi e Prestiti (CDP) verso le imprese che operano nei cantieri. Nel 2023 le erogazioni CDP sono balzate di +37% sul 2022; nel 2024 il ritmo è ulteriormente incrementato con un +24% rispetto al 2023 e, i primi cinque mesi del 2025, segnano un ulteriore +22% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Il buon andamento della ricostruzione privata si riflette nei dati della Cassa Depositi e Prestiti, che gestisce il plafond Sisma Centro Italia, fornendo alle banche convenzionate del territorio la provvista dei fondi da erogare sulla base dello stato di avanzamento dei lavori. Al 31 maggio 2025 i contributi concessi in seguito all’approvazione delle pratiche hanno raggiunto 10,77 miliardi di euro, con liquidazioni che superano i 6,1 miliardi (dato di Cassa depositi e prestiti), segnando un +37,41% il valore erogato al 31 maggio 2024 (4,49 miliardi): il 60% di queste liquidazioni è avvenuto dal 2023 a oggi.

Un altro segnale incoraggiante proviene dai territori più colpiti e dagli interventi per danni gravi. Le Richieste di Contributo (RCR) per danni gravi sono salite a 18.391, con un incremento di oltre 2700 domande rispetto allo scorso anno; di queste, oltre 1400 provengono dai Comuni più colpiti, a conferma che le misure di semplificazione e di accompagnamento stanno funzionando. Anche sul terreno operativo la risposta è robusta: nell’ultimo anno sono stati chiusi 944 cantieri per danni gravi e 638 cantieri per danni lievi, per un totale di oltre 1500 cantieri. Al netto dei lavori che devono ancora partire, i cantieri già conclusi sono 12.737 e quelli in corso sono 8.694. Al 31 maggio 2025 le Richieste di Contributo presentate sono arrivate a 34.148 (per un valore di oltre 15,8 miliardi di euro) con un incremento rispetto all’anno scorso vicino al 10%. Nel dettaglio nelle Marche al 31 maggio 2025 sono pervenute 19.315 domande (per un importo richiesto di quasi 10,5 miliardi), in Abruzzo 6.063 (1,38 miliardi), in Umbria 5.182 (1, 91 miliardi), nel Lazio 3.588 (2,12 miliardi).

Ricostruzione pubblica. Anche la ricostruzione pubblica sta segnando una vivacità imparagonabile al passato. Nei primi 4 mesi dell’anno avviati già 439 cantieri. Nel corso dell’anno si stima che saranno avviati 1.200 nuovi cantieri, un terzo degli interventi finanziati sull’intera ricostruzione pubblica. Nel suo complesso la programmazione pubblica della ricostruzione post-sisma 2016 comprende 3.542 interventi per un valore di investimento di oltre 4,6 miliardi di euro.

Il 98% delle opere programmate, sia nella programmazione ordinaria che speciale, risulta avviato con almeno la nomina del Responsabile Unico della Procedura. Solo il 2% degli interventi risulta non ancora avviato, a fronte del 5% registrato nel 2024 e di un ben più rilevante 33% nel 2023. Oltre il 33,8% degli interventi ha un progetto approvato o ha già avviato le procedure per affidamento dei lavori. Cresce anche il numero dei cantieri aperti, salendo al 18,2% e un importante passo in avanti rispetto al 2023 si evidenzia nei lavori conclusi, salendo al 16,2%.

Emergenza abitativa. Sono 1.115 i nuclei familiari rientrati nelle loro abitazioni nel corso dell’ultimo anno. Negli ultimi tre anni sono più di 4 mila quelli che hanno ritrovato la propria dimora abituale (un terzo dei nuclei iniziali) dal momento che nel 2025 corrispondono a 10.067 nuclei, mentre nel 2022 erano 14.211. Tuttavia, nei 138 Comuni del cratere ci sono ancora 10mila nuclei familiari, per un totale di poco più di 20mila persone, in attesa di sistemazione definitiva.

Edifici di culto. La ricostruzione degli edifici di culto dell’Appennino centrale rappresenta un capitolo particolarmente importante e delicato perché va a intrecciarsi non solo con la ricostruzione di edifici di particolare pregio culturale, storico e architettonico, ma intercetta l’esigenza spirituale e identitaria delle comunità colpite. Gli edifici di culto, sia pubblici che privati, danneggiati dalla sequenza sismica del 2016-2017 sono stati 2.456. Tra questi – con esclusione delle chiese di proprietà pubblica – ammontano a un totale di 1221 per un importo complessivo di circa 737,8 milioni di euro. Solo nell’ultimo biennio, e considerando solo i primi quattro mesi del 2025 sono stati approvati 121 interventi, pari al 50% del totale dei progetti definiti in conferenza permanente.

Riparazione economica e sociale: il Contrasto allo spopolamento

La ricostruzione degli edifici nel più grande cantiere edile d’Europa – 8 mila kmq di superficie per 28 miliardi di euro di danni da ripristinare – diventa un imponente mezzo per un fine più ampio e complesso; contrastare tre crisi che si sono sommate in tempi e modi diversi: la crisi sismica, la crisi climatica e la crisi demografica che precede e drammatizza le altre due. Nell’ultimo secolo abbiamo assistito a un progressivo indebolimento di un’area – quella del sisma 2016-2017 – in cui, 100 anni fa, si contavano circa 4500 insediamenti abitati che ora si sono sensibilmente ridotti. Questa tendenza ha modificato la struttura territoriale che oggi presenta il 70 % di superficie boscata, il 25% di superficie adibita ad attività agricole o zootecniche e il 5% di superficie urbanizzata. Fino agli anni Cinquanta questo rapporto era invertito: 70% di superficie agricola e pastorale, 25% di superfici boscate. In questo contesto la coesistenza dell’uomo con la natura, attraverso un rapporto armonico ed equilibrato, è di vitale importanza dal momento che l’abbandono del suolo ha determinato un inselvatichimento del territorio. L’avanzata di un bosco non governato, ricco di sterpaglie e non ancora di alberi di alto fusto, in presenza della crisi climatica in atto sta rendendo più fragile il territorio. In caso di evento avverso l’assenza delle attività umane di regimazione delle acque e di presidio idraulico aumenta i rischi connessi a smottamenti e frane. Tutto ciò in una realtà nazionale già molto esposta a rischio idrogeologico: in Italia si registrano due terzi delle frane attive d’Europa. A tal riguardo, grazie alle progettazioni di next appennino, si sono attivati nuovi processi e filiere agrosilvopastorali, in stretta sinergia con le regioni, per la gestione sostenibile dei boschi, valorizzandola come materia prima all’interno dei cicli energetici ma soprattutto nei processi manifatturieri tipici del sistema economico produttivo dell’area del cratere.

 

Crescita del Pil

Un’analisi condotta dal Cresme documenta come Pil e occupazione siano significativamente sollecitati dagli investimenti favoriti e indirizzati da NextAppennino (il Piano complementare al Pnrr per i sismi del 2009 e 2016). La spinta determinata da NextAppennino non è episodica, ma innesca una espansione solida, in quanto determina fattori generativi di sviluppo e contribuisce a qualificare e a rafforzare l’impatto della dinamica economica positiva in corso. Dall’analisi del Cresme – le stime indicano un incremento del PIL reale per gli anni 27-29 successivi alla chiusura dei processi di investimenti pari a 3,8 mld cumulati, così suddivisi per regione: 1.492 milioni di euro in Abruzzo, 293 milioni di euro nel Lazio, 1.786 milioni di euro nelle Marche e 294 milioni di euro in Umbria. Si può notare inoltre come, considerando nell’insieme i territori delle 4 regioni interessate dal programma, l’aumento del PIL e degli occupati stimato sia costante e in crescita. Questo conferma in modo scientifico come l’occupazione indotta sia stata determinata dalla stretta correlazione tra il contributo concesso all’investimento, il livello di innovazione promosso e la crescita economica, che determina un robusto effetto sull’occupazione, che si attesta nel tempo.

 

Occupazione

Segnale positivi giungono anche sul fronte dell’occupazione. Le due Macro-misure di NextAppennino risultano determinanti non solo per la crescita economica dell’area del cratere sismico, ma anche per il rafforzamento del mercato del lavoro. In termini occupazionali, il Cresme stima 4.631 nuovi posti di lavoro in Abruzzo, 1.233 nel Lazio, 8.521 nelle Marche e 913 in Umbria.  Il miglioramento dell’efficienza nei processi produttivi, favorito dalla digitalizzazione e dal potenziamento delle infrastrutture grazie alla sinergia tra le Macro-misure A e B, è destinato a generare effetti strutturali positivi nei territori colpiti dal sisma. In realtà la dinamica occupazionale è già innescata, non è solo prevista. I dati documentano nuovi flussi in entrata, nel mercato del lavoro dei 138 Comuni del cratere, registrando negli ultimi 3 anni oltre 302.000 nuovi rapporti di lavoro attivati, pari ad un incremento del 6,4%. Tale indice, nel cratere ristretto, sale al 12,4% ad un ritmo nettamente superiore alle medie di qualunque regione italiana. Basti rammentare che la media nazionale nello stesso periodo ha fatto registrare un aumento del 3,9%. Nel complesso l’occupazione è cresciuta del 6,6% (2024 versus 2022), in questo caso in linea con la tendenza nazionale, ma molto superiore ai trend delle singole regioni coinvolte dal sisma 2016, ma anche più alto di Lombardia ed Emilia-Romagna.

 


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