Referendum sulla giustizia, il comitato per il No : “La riforma colpisce al cuore l’equilibrio tra i poteri dello Stato”
“La Costituzione delinea un mirabile equilibrio fra i poteri e garantisce l’autonomia e l’indipendenza della magistratura dal Governo. A questo scopo stabilisce che i magistrati eleggono i propri rappresentanti nel Csm. La riforma Nordio colpisce al cuore questo equilibrio. Da un lato, disarticola il Consiglio in tre pezzi, col risultato che si complicherà il funzionamento del sistema giustizia e aumenteranno i costi. Dall’altro, rimette al caso la scelta dei componenti degli organi. Il risultato sarà una magistratura più debole e condizionabile”.
Al microfono c’è il costituzionalista Giovanni Di Cosimo, ordinario di Diritto costituzionale dell’Università di Macerata. È lui ad aprire la conferenza stampa con cui questa mattina è stato presentato il Comitato “Giusto dire No – Marche”. E lo ha fatto con il messaggio più importante: la separazione delle carriere è solo uno dei temi della riforma della giustizia al centro del relativo referendum, e il No non riguarda solo la magistratura ma è innanzitutto a difesa della Costituzione e a tutela dei diritti di ogni cittadino davanti alla legge, soprattutto delle fasce più esposte.
L’incontro con i giornalisti è stato ospitato nella sala conferenze dell’Ordine dei giornalisti delle Marche e ha visto presenti, insieme al docente universitario, il procuratore della Repubblica di Ascoli Piceno, Umberto Monti, presidente dell’Associazione nazionale magistrati delle Marche, Renzo Interlenghi, avvocato penalista Foro di Fermo, Maurizio Paganelli, giudice del lavoro al tribunale di Pesaro, Ruggiero Dicuonzo, sostituto procuratore alla procura di Ancona, e Filomena Ruta, già consigliere della Corte d’Appello di Ancona. A condurre la conferenza stampa, il giornalista Maurizio Blasi. Il presidente dell’Ordine, Franco Elisei, ha portato un saluto.
Al centro degli interventi, i reali obiettivi della modifica della Costituzione “che si celano dietro le promesse e gli slogan – ha sottolineato l’avvocato Renzo Interlenghi, rappresentante di quella parte di avvocatura sempre più ampia che si sta smarcando dalla storica battaglia delle Camere penali.
“Le critiche da muovere alla riforma sulla cosiddetta separazione delle carriere – ha spiegato Interlenghi – sono di metodo, in quanto riforme così importanti devono essere il frutto di un confronto tra poteri dello Stato e non possono essere fatte a colpi di maggioranza: ciò comporta il venir meno della fiducia dei cittadini verso la magistratura ed è un errore clamoroso sotto il profilo etico e sociologico. Di merito, perché solo un bambino non capirebbe che è il primo passo verso l’assoggettamento del PM al potere esecutivo. E tecniche, in quanto la riforma porterà a una riduzione dei diritti dei cittadini, con futuro approdo a una giustizia, sempre più, per ricchi.
Bisogna smentire la fandonia secondo cui servirebbe ad accorciare i tempi dei processi e a migliorare il servizio. Nulla di tutto questo. Dire ‘No’ significa proteggere i propri diritti”.
E poi i numeri, a supportare il No. Come quelli sui cambi di carriera. Nelle Marche, negli ultimi 10 anni, a fronte di 20 domande, il Csm ha deliberato 9 trasferimenti. Meno di 1 magistrato l’anno ha cambiato funzione. I magistrati ordinari nella regione sono 194 (dato al dicembre 2022). In sostanza i dati sono in linea con i numeri nazionali: con quello 0,4% di sostanziale irrilevanza.
Nelle Marche negli anni 2019/20/21 non si è registrato alcun passaggio di funzione. Negli anni 2022/23/24 un solo passaggio per anno che, rapportato al numero di magistrati in organico nell’anno 2022 è pari allo 0,5%. Nell’anno in corso, nessun passaggio.
“Gli italiani hanno già votato, tre anni fa, un referendum per la separazione delle carriere – ha sottolineato Umberto Monti -. E hanno scelto il ‘No’: solo il 15% si era espresso a favore. Di fronte a questi dati, ci chiediamo, era necessario intervenire sulla Costituzione? A cosa serve tutto questo impegno e tutto questo tifo da stadio con cui in parlamento è stata approvata la riforma? Non è vero, inoltre, che la separazione delle carriere è una caratteristica dei Paesi europei e che è una garanzia di terzietà. Al contrario, l’Europa chiede ai Paesi membri di favorire il cambio di funzioni tra giudice e PM quale garanzia per il cittadino e, ad esempio, in Francia e Germania non c’è separazione: la formazione per i magistrati è unica e si può cambiare funzioni. È necessario votare NO al referendum se si vuole davvero una giustizia giusta, che garantisca reale eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge”.
Il Comitato “Giusto dire NO – Marche” è coordinato da Maurizio Paganelli e Ruggiero Dicuonzo. Ne fanno parte Umberto Monti, Giovanni Di Cosimo, Renzo Interlenghi, i giornalisti (portavoce) Maurizio Blasi e Teresa Valiani, Filomena Ruta, Maria Letizia Fucci, sostituto procuratore, Giovanni Narbone, Procuratore capo di Macerata e Agostino Fancello, magistrato ordinario in tirocinio.
Redazione





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