Sudore e sacrificio, l’Ascoli è vivo: la salvezza si conquista così!

L’Ascoli è più vivo che mai.

Sembra passata un’eternità dalla contestazione dei tifosi post Novara alla festa per la vittoria ottenuta ieri con lo Spezia.

DALLE STALLE ALLE STELLE, E VICEVERSA – E invece sono trascorsi appena otto giorni. Una settimana fondamentale per il Picchio. Dare seguito all’exploit di Livorno sarebbe servito per la classifica e per il morale. Complice anche il rinvio di Perugia-Vicenza, l’Ascoli è in questo momento addirittura fuori dalla zona playout. Quando – appena il weekend scorso – era ancora in piena zona retrocessione. Bastano due errori per risprofondare giù, bastano due vittorie per raggiungere la parte sinistra della classifica. Ma in questo momento conta poco. Era fondamentale vincere. Festeggiare il Natale e salutare il 2015 nel miglior modo possibile. Ora ci sarà il rompete le righe, poi tutti di nuovo a lavoro – probabilmente con un mini periodo di ritiro – a partire dal 4 gennaio. E allora si ricomincerà a fare sul serio.

UNA SQUADRA RITROVATA – Ieri la squadra ha fornito una prestazione maiuscola. Dal 1’ al 90’. Dalla difesa all’attacco. Svedkauskas – dopo gli ‘orrori’ all’esordio col Cagliari – ha preso sempre maggior confidenza e non sta assolutamente facendo rimpiangere Lanni. Il trio difensivo formato da Cinaglia, Milanovic e Mengoni ha dato affidabilità a un  reparto con evidenti lacune. Almici sulla destra è il solito pendolino, Jankto ha regalato una prestazione da incorniciare sia in fase di contenimento sia in quella di spinta. Manca il trequartista – è vero – ma forse in questo momento è una figura che non serve. Perché Grassi in mediana è un pesce fuor d’acqua, con Bellomo in campo si perde per forza di cose un attaccante. Il centrocampo visto ieri e a Livorno invece non sarà tecnicamente sfavillante, ma è concreto ed efficace. Gli ascolani Carpani e Giorgi forniscono prestazioni tutto cuore e grinta, anche Addae è parso più disciplinato rispetto al solito (nessuna ammonizione e pochissimi falli nelle ultime due gare). E poi l’attacco: Petagna e Cacia sembrano intendersi a meraviglia. Due gol a testa negli ultimi cinque giorni, il reparto offensivo ha maggior peso e tiene in apprensione la difesa avversaria sia nel gioco aereo sia in quello in velocità. Ultimo – ma non per importanza – il tecnico Mangia. L’avevamo già detto in tempi non sospetti: la mano del nuovo mister si era vista fin da subito. Nella sconfitta di Cagliari e nei ko con Novara e Salernitana. Figurarsi nelle vittorie. La squadra è più quadrata e gli avversari devono sudare per creare azioni pericolose. Che poi si possa anche perdere è normale. Ma l’idea e l’impostazione di gioco data dal nuovo tecnico può far guardare al proseguo del torneo con più ottimismo.

IL MERCATO PER LA SALVEZZA – Ora sotto col mercato. Le due vittorie consecutive non devono trarre in inganno: l’Ascoli ha dimostrato di avere una buona base da cui partire, ma serve come il pane puntellare alcune zone nevralgiche del campo con innesti mirati. La salvezza è assolutamente alla portata. Lo sarebbe stata dopo la sconfitta col Novara, con l’Ascoli terzultimo a quota 17. Lo è più che mai adesso, dopo i 6 punti conquistati durante le feste di Natale che hanno permesso al Picchio di terminare la prima parte di stagione a quota 23. I bianconeri sono attualmente fuori dalla zona playout, ma per raggiungere l’obiettivo occorre mettere mano alla squadra. Magari il prima possibile, visto che già il 16 gennaio si tornerà in campo. E’ vero che i colpi migliori solitamente si fanno nel rush finale, ma l’Ascoli non può attendere. Quando chiuderà il mercato infatti, il Picchio avrà già giocato contro Virtus Entella, Lanciano e Cesena. Il ds Marroccu dovrà essere bravo a far arrivare giocatori nel Piceno un po’ prima dell’1 febbraio, per mettere ai nuovi di integrarsi con i vecchi e al tecnico Mangia di valutarne condizione fisica e piazzamento nello scacchiere tattico. Non si potrà assolutamente fallire, perché poi non ci sarà più modo di porre rimedio agli eventuali errori. E tornare a giocare in stadi da poco più di 2000 posti di capienza come il Valentino Mazzola – con tutto il rispetto per il Santarcangelo – dopo essere stati al San Nicola sarebbe un tonfo non indifferente. Per l’Ascoli sta per iniziare uno dei periodi più importanti dell’intera stagione.


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