‘Un Cambio di Marche’, Ricci: “Già incontrate 10.000 persone”

“Cambio di marche” è questo lo slogan scelto da Matteo Ricci, europarlamentare PD e candidato alla presidenza della regione Marche, per la campagna elettorale regionale
Un gioco di parole che richiama la volontà di cambiare le Marche e al tempo stesso il cambio di marcia della bicicletta, simbolo scelto dal candidato per richiamare la sua iniziativa ‘Ricucire le Marche’ dedicata alle aree interne e che si contrappone al simbolo che Ricci individua nell’attuale giunta del centrodestra, ovvero “il divano, simbolo di chi si accontenta e della mediocrità in cui hanno trascinato la nostra regione”.
“La nostra sarà una campagna diversa, fresca, popolare, dinamica e non imbalsamata come quelle del classico politico che è più preoccupato a stringere la mano ai vari ministri che alle persone che incontra per strada. Sarà una campagna popolare proprio come lo siamo noi. Dal teatro di Osimo il 21 marzo ad oggi ho già incontrato 10.000 persone, visitato tantissime aziende e luoghi del sociale e continuerò a farlo giorno dopo giorno, perché questo è l’unico modo che io conosco di fare politica, con un linguaggio, un approccio e una metodologia popolare. Così negli anni ho sempre sconfitto i populisti e cosi li sconfiggeremo anche nelle Marche”, dichiara Ricci.
“Abbiamo già evidenziato alcune delle nostre priorità, a partire dalle aree interne che vanno ricucite, viverci è bello ma faticoso noi dovremo renderlo meno faticoso. A riguardo ho già avanzato alcune proposte: contributo a fondo perduto da almeno 30mila euro per le giovani coppie che acquistano o affittano casa in quei territori, scuolabus e asili nido gratuiti, contributi ai medici di base e la campagna. Sono tutte cose già fatte da altre regioni, sia di destra che di sinistra. Per finanziarle la prima cosa che farò sarà chiudere quel carrozzone dell’Atim, risparmiando 12 milioni di euro spesi in cosi inutili e spesso e volentieri per amici degli amici”, afferma Ricci.
“Un cambio di marche significa anche diventare una regione forte, perché mai come adesso la regione Marche non conta nulla nei tavoli che contano. Siamo una regione bellissima ma purtroppo semi sconosciuta e io sono stanco di andare in giro per l’Europa a spiegare da quale regione provengo. Abbiamo bisogno di essere forti mediaticamente perché se un presidente di regione non lo conosce nessuno non è un problema suo ma è un problema nostro, è un problema di competività territoriale ed economico per le nostre imprese, per le infrastrutture, per il turismo. Voglio una regione forte, che comunica. Perché significa essere presenti con autorevolezza in tutti i tavoli nazionali ed europei. Questo sarà un altro cambio di marcia che daremo alle Marche. Finirà l’era del vassallaggio marchigiano, di giunte regionali che vanno a Roma a prendere gli ordini e che da Roma si fanno mandare in tutor e ventriloqui perché da soli non ce la fanno – continua – Va dato un cambio di marcia anche alla sanità, perché le liste di attesa continuano ad aumentare così come la mobilità passiva ed un marchigiano su dieci ha smesso di curarsi. Non è un discorso di destra o di sinistra, è un discorso di responsabilità e far finta di non vedere i problemi che ci sono è da irresponsabili. – prosegue – Voglio aiutare la nostra manifattura investendo risorse per applicare l’intelligenza artificiale a supporto delle nostre imprese, premiare le imprese sostenibili e che garantiscono la qualità del lavoro. Vanno supportate le aziende che lavorano per tener contro dell’invecchiamento della popolazione e l’esigenza quindi costruire nuovi prodotti per i mercati futuri”, dichiara Ricci.
“Dobbiamo anche crescere maggiormente sul turismo, abbiamo delle potenzialità enormi eppure siamo la terzultima regione d’Italia per numero di stranieri. Non possiamo accontentarci della mediocrità della quale questa giunta si vanta. Io voglio una regione leader in Europa per i progetti culturali e per il turismo culturale, perché in questo settore possiamo crescere tantissimo. Purtroppo però nella cultura come nel sociale bisogna crederci per crescere realmente. – aggiunge Ricci – Il sociale è stato abbandonato, non si parla più di servizi, non si parla più di lotta alle dipendenze, al disagio giovanile, ai disturbi alimentari”.

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