Vasco Faisca: “Seguo sempre le sorti del Picchio, Ascoli nel mio cuore.”

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Vasco Manuel Vilhena Faísca Teixeira, questo è il nome completo di Faisca, ex difensore bianconero dal 2010 al 2013. Il calciatore portoghese conta ben 112 presenze con l’Ascoli tutte in serie B arricchite da tre reti. Ha iniziato la sua carriera nello Sporting Lisbona, debuttando in serie A con la maglia del Vicenza. Nel 2004 viene riscattato dall’Inter che lo gira in Portogallo prima nel Acadèmia de Coimbra e successivamente nel Belenenses. Nel 2007 viene acquistato dal Padova   dove nel 2009 ottiene la promozione nella serie cadetta, per poi accasarsi all’Ascoli dove diventerà il punto di riferimento dell’intero reparto difensivo. Nell’ultima stagione ha indossato la maglia del Platanias, squadra della massima serie greca, dove è già diventato un idolo. Lo abbiamo ascoltato e il ricordo dell’Ascoli non è mai svanito in lui anzi è ancora più vivo.

Da Portoghese come valuti la prestazione della tua nazionale ai recenti Mondiali in Brasile?

Molto deludente. Non solo per il mancato obiettivo minimo, ma anche per la qualità del gioco espresso, molto lontano dal reale potenziale che ha la nazionale Portoghese.”

In rete ci sono diversi filmati e foto a suo riguardo pubblicati dai tifosi del Platanias; Ascoli dunque non è l’unica piazza in cui tutti l’hanno stimata ed apprezzata per le sue qualità sia tecniche che umane?

“Si è vero, sono cose che fanno molto piacere. A dire la verità, da questo punto di vista non mi posso lamentare. Ovunque ho giocato mi sono sempre trovato bene ed ho sempre avvertito stima da parte della gran maggioranza della gente e delle tifoserie. Ascoli è stata la mia ultima esperienza in Italia, e mi ha dato tanto, peccato per quell’ultima maledetta stagione che ancora oggi quando ci penso mi fa bollire il sangue. Comunque, io ringrazierò sempre la città di Ascoli e l’Ascoli Calcio per quello che mi hanno dato; è stato un onore enorme vestire quella gloriosa maglia. Non a caso ho ancora casa ad Ascoli e appena posso torno sempre.“

Quando pensa a questa città, cosa le torna in mente?

“A me piace ricordare le belle cose, i momenti belli. E se devo scegliere, dico, una delle due magnifiche salvezze che abbiamo fatto partendo con un handicap di -7 punti, in una società che già all’epoca, si trovava in difficoltà sotto tanti aspetti. Scelgo quella del primo anno con mister Castori perché mi sono molto affezionato a lui e perché il ricordo del Del Duca con più di 10 mila persone all’ultima giornata, quando vincemmo 3-0 con la Triestina, garantendoci così la salvezza matematica è indimenticabile. Poi i festeggiamenti in una piazza Arringo stracolma di gente sono ricordi che porterò per sempre nel cuore. Extra calcio, come posso non pensare ad Ascoli se non immaginandomi nella bellissima piazza del Popolo, un gioiello!”

Quanto è stato doloroso lasciare una piazza gloriosa come Ascoli?

È stato doloroso soprattutto dopo quello che si era costruito nei 2 anni precedenti, sia con la gente che con la tifoseria. Il mio terzo anno è stato la fine di un ciclo ed è stato molto doloroso dover andar via con una retrocessione. L’unica cosa positiva è che questa retrocessione e il conseguente fallimento societario hanno aperto le porte ad un nuovo futuro con il Presidente Bellini. Penso che questo sia stato un cambio di marcia per il futuro dell’Ascoli, ora la tifoseria può sognare e questa è la cosa più bella che una società può fare per la sua gente, per i suoi tifosi.”

Lei che ha giocato sia in Italia, che in Portogallo e dallo scorso anno in Grecia quali sono le differenze che ha maggiormente riscontrato tra i campionati e sotto quali punti di vista?

“Partendo dalla premessa che io credo che il calcio, sia calcio ovunque, è lo stesso gioco con le stesse regole da tutte le parti. Se hai potenziale e una struttura che sa lavorare con qualità e sa sfruttare questo potenziale a disposizione, allora avrai più volte successo che insuccesso. Ciò è vero in Portogallo, in Italia o in Grecia. Per andare nei dettagli ci metterei troppo, però in generale sono cose risapute, in Portogallo si dà grande importanza ai giocatori di grande capacità tecnica, in Italia le attenzioni si concentrano moltissimo sul lavoro fisico e tattico, la Grecia sta ancora cercando un’identità, però come idee si avvicina un po’ di più a quello che si fa in Italia.”

Delle tre squadre con cui lei ha giocato in Italia, vale a dire Vicenza, Padova e Ascoli, quale l’ha fatta maturare maggiormente e conserva il ricordo migliore?

Di tutte e tre il ricordo è bellissimo, però per motivi di età sicuramente Vicenza è quella dove sono maturato di più, sono arrivato a 19 anni e sono andato via a 23, più una presenza in serie A e quasi 100 in serie B, in una età determinante per la maturazione di un calciatore. Di Padova ho ricordi bellissimi, dove da capitano ho vinto un campionato di C e fatto una salvezza altrettanto bella vincendo l’ultima partita dei play-out a Trieste per 0-3. Poi è arrivato il magico Picchio che mi ha dato anche tante soddisfazioni ed essendo stata l’ultima squadra è quella con il ricordo più fresco. E’ quella cui ad oggi sono più legato, dove ho tanti amici, dove ancora oggi ho casa e ritorno spesso e volentieri.”

Cosa si prova ad indossare la maglia della propria nazionale, cosa di cui lei ha avuto l’onore partecipando all’Europeo under 21 in Svizzera?

“Ho fatto praticamente tutte le nazionali giovanili del Portogallo. Dall’ under-16 all’ under-17, passando per l’under-18 dove sono diventato campione europeo proprio contro l’Italia in finale. Sono arrivato poi, all’ under-21 dove ho partecipato di nuovo agli europei e dove ho affrontato l’Italia ancora una volta, pareggiando 1-1 nella prima partita della competizione, nella quale purtroppo poi non siamo arrivati in fondo mentre l’Italia guidata da Pirlo è andata in finale, perdendo contro l’outsider Repubblica Ceca. Comunque quello che si prova indossando la maglia della propria nazionale è un cocktail di sentimenti bellissimi. Poter partecipare a questi eventi è una soddisfazione come difficilmente un evento di club ti può dare. Da un lato senti la responsabilità di rappresentare il tuo paese al meglio, dall’altra senti un orgoglio enorme in te stesso perché sei tra i 20, 25 migliori del tuo paese a fare il tuo mestiere. Se rappresenti nazionali forti come possono essere l’Italia e il Portogallo significa che sei anche tra i migliori del mondo e questa è una grandissima gratificazione per un giocatore.”

L’Ascoli ha una nuova proprietà, ha seguito le vicende negli ultimi mesi e cosa ne pensa?

“Si come ho detto prima sono ancora molto legato ad Ascoli e oggi con internet ovunque ti trovi puoi facilmente seguire “da vicino” tutto quello che succede in qualsiasi parte del mondo. Sono felicissimo che l’Ascoli abbia trovato una soluzione valida per il suo futuro, per lo meno dal punto di vista economico la nuova proprietà sembra avere pochi problemi e ai giorni d’oggi non è da poco. Questo è bastato alla tifoseria per tornare a sognare, non è una cosa da sottovalutare, perché una tifoseria appassionatissima per i suoi colori come è quella di Ascoli sa trasmettere grande entusiasmo alla squadra e incutere timore agli avversari, indossando così la maglia del 12° giocatore in campo, fattore tante volte decisivo per grandi vittorie. Poi chiaro che è presto e bisogna avere i piedi per terra, sognare è bello e tante volte i sogni si avverano, però come si sa nel calcio sono i risultati a parlare. Come è stato più volte dimostrato non bastano i soldi, bisogna avere il “know-how”, cosa che secondo me insieme ai tanti problemi economici la precedente società non aveva. Il calcio oggi è anche un grande business dove girano tantissimi soldi e dove come qualsiasi altra attività, per avere successo, bisogna avere la conoscenza profonda del prodotto che vendi. Io non posso aprire un’azienda di scarpe se di scarpe non capisco nulla. Bisogna avere competenze importanti per trionfare nel calcio di oggi. Io come tutti i tifosi Bianconeri abbiamo una grandissima fiducia in questa nuova società. Si deve comunque essere pazienti e dargli il tempo per lavorare. Sono convintissimo che a breve il mio Picchio tornerà a volare alto!”

Come valuta gli acquisti fatti fino ad ora dalla società di Corso Vittorio Emanuele?

“Mi sembra che la società insieme all’allenatore stia costruendo una squadra competitiva. Hanno ingaggiato qualche nome importante per la categoria e insieme ai giovani di prospettiva che hanno preso cercano di trovare il mix perfetto per fare una grande annata. Poi mi sembra giusto sottolineare anche la scelta dell’allenatore, giovane, vincente in categorie inferiori e affamato di dimostrare il proprio valore in categorie superiori. Mi sembra che ad Ascoli si stia lavorando bene. Ora non resta che aspettare l’inizio del campionato.”

Un augurio a tutti i tifosi bianconeri per la prossima stagione…

“L’augurio è ovvio, spero di rivedervi dove ci siamo lasciati… In bocca al lupo! Ascoli resterà per sempre nel mio cuore.”

Raffaele Casola


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