Baiocchi e Falco: «Il Madonna del Soccorso rimarrà un ospedale covid?»

orgoglio civico

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Emergenza coronavirus. Secondo Nicola Baiocchi e Rosaria Falco, il Madonna del Soccorso rischia di essere trasformato in ospedale covid permanente.

I pazienti covid. I membri del comitato Salviamo il Madonna del Soccorso chiedono spiegazioni ai vertici sanitari sulla gestione dei malati covid nell’Area Vasta 5. «Abbiamo appreso che verranno trasferiti nell’ospedale di San Benedetto del Tronto 25 malati Covid dall’ospedale di Fermo – dicono Baiocchi e Falco – Sembra che sino a ieri sera nessuno, in ospedale, fosse a conoscenza di questi trasferimenti, un po’ come avvenuto a marzo, con l’arrivo nottetempo dei pazienti di Urbino, non attesi e portati al Madonna del Soccorso, parrebbe con un atto di forza e su impulso delle autorità regionali (?). Proprio in questo istante in cui scriviamo, ci giunge notizia che sarebbe in programma un ulteriore trasferimento dal maceratese di altri 20 pazienti Covid. Ci riferiscono anche che il Dott. Milani, a specifiche domande di chiarimenti, avrebbe risposto di essere all’oscuro di tutto».

I reparti. «Ora se è vero che nell’emergenza attuale occorra essere solidali e aiutarsi per dare respiro agli ospedali che più subiscono lo stress dell’epidemia, che però attualmente sembra essersi parecchio alleggerito rispetto ad un paio di settimane fa, qualche dubbio su tali  operazioni è inevitabile. Questo perché voci sempre più insistenti affermano che la nostra Neurologia,  spostata ad Ascoli, resterà definitivamente lì, che anche la Psichiatria, con la scusa dell’ospedale Covid, verrà anch’essa spostata presto ad Ascoli, e anche che il personale della Pneumologia debba tornare ad Ascoli al massimo entro la fine di maggio. Ci si chiede che senso avrebbe spostare un reparto (Psichiatria) se poi dovrebbe tornare qui dopo un mese al massimo? L’ospedale di Fermo è riuscito a mantenere le sue strutture normali pur con i pazienti Covid, non si vede per quale motivo qui, vista la creazione di percorsi separati, questa soluzione non possa essere attuata, creando per i casi futuri un apposito reparto di malattie infettive per le degenze nel nostro ospedale».

Il depauperamento. «Appare quindi fondato il sospetto che qualche soggetto ben noto stia cercando di portare a compimento la programmata trasformazione del Madonna del Soccorso in ospedale COVID permanente, con la scusa che a Civitanova ci sarà questo fantomatico Ospedale 100 (o 90, o 80?), anch’esso quasi permanente, spogliandoci totalmente dei servizi per poi infine poter finalmente chiudere il Madonna del Soccorso».

La richiesta di spiegazioni. «Ci chiediamo se, al di là delle garanzie declamate da Ceriscioli di pronto ritorno alla normalità, il Dottor Milani possa affermare, impegnandosi con tutti i cittadini del territorio, che tutti i reparti, i medici e gli infermieri che sono stati mandati ad Ascoli per il Covid torneranno qui. Pur se la stagione turistica costiera fosse quasi inesistente, privarci anche della possibilità di realizzare quel minimo di ripresa vitale, penalizzando ulteriormente il territorio, sarebbe una scelta tragica. Chiediamo a Milani che ci faccia sapere per quanto tempo dovremo fungere da raccoglitore dei malati Covid di tutta la Regione, quante altre decisioni prese dall’alto dovremo subire e se, come sembra, siamo destinati ad essere gli ultimi della Regione a poter tornare alla normalità, perché purtroppo questa è la sensazione che si respira tra i cittadini ma soprattutto, cosa ancor più grave, tra le corsie del Madonna del Soccorso. A questo punto, giocoforza, occorre che chiamiamo in causa tutti i punti di riferimento del nostro territorio, quali le associazioni di categoria di balneari, albergatori, operatori turistici ed economici, comitati di quartiere, sindaci del territorio, che dovrebbero essere interessati alla gestione corretta e trasparente della nostra sanità, strettamente connessa con una ripresa quanto più veloce possibile di tutto il territorio costiero».

L’appello a Piunti. «E ultimo, ma primo in termini di competenze e di doveri in merito, chiamiamo in causa il nostro sindaco, chiedendogli di far sentire la sua autorevole e rappresentativa voce istituzionale quando giungono questi annunci di trasferimenti di malati Covid nel nostro ospedale da tutta la Regione. Concludiamo dicendo non possiamo accettare l’ipotesi che il nostro ospedale debba essere l’ultimo a riaprire, visto che questi trasferimenti vengono effettuati per consentire il riordino degli altri ospedali. E sollecitiamo tutti i centri di riferimento del territorio, a fare ogni genere di pressione per ottenere la giustizia ed i servizi che meritiamo tutti, per poter avere una speranza di rinascita. È giunto il momento di muoversi».

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