Cani addestrati alla ricerca di bocconi avvelenati

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Sei nuovi Nuclei Cinofili Antiveleno (NCA) alla ricerca di bocconi avvelenati e sostanze tossiche utilizzate per la preparazione delle esche su tutto il territorio nazionale.

È questo l’obiettivo del progetto Life PLUTO, che il Corpo forestale dello Stato sta conducendo, unitamente al Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga, per fronteggiare l’emergenza dell’avvelenamento degli animali selvatici (guarda qui gli ultimi casi di avvelenamento di cani ad Ascoli e qui la polemica per le parole del sindaco Castelli).

DI COSA SI TRATTA – Il progetto, approvato e cofinanziato dalla Commissione Europea nel 2014, prevede la costituzione di Nuclei Cinofili Antiveleno dislocati sul territorio nazionale nelle aree ritenute maggiormente critiche per l’uso di esche e bocconi avvelenati e dove sono presenti specie faunistiche minacciate, in particolare grandi carnivori (orso bruno e lupo) e rapaci (aquila reale, grifone, ecc.). Lo scopo è tutelare la fauna selvatica e salvaguardare i territori di grande rilevanza naturalistica ed ambientale. I nuovi nuclei specializzati saranno operativi nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, nel Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano, nel Parco Nazionale del Pollino e presso la provincia di Isernia.

Questi opereranno in sinergia con il Nucleo Antiveleno istituito grazie al progetto Life ANTIDOTO presso il Parco Nazionale del Gran Sasso, con quelli istituiti nell’ambito dei progetti Life MEDWOLF con sede in Maremma e Life MIRCO nel Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano, completando una sempre più capillare organizzazione che vede anche l’arco alpino impegnato nel contrasto del fenomeno con altri due nuclei cinofili antiveleno della Forestale nell’ambito del progetto Life WOLFAPS. Ciascun Nucleo Cinofilo Antiveleno è composto da un conduttore e da due unità di supporto che opereranno con due cani, addestrati alla ricerca delle esche avvelenate secondo tecniche e procedure messe a punto in Andalusia (Spagna), dove il fenomeno ha maggiore rilevanza e dove, proprio per questo, sono state sviluppate le migliori tecniche.

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