Castelli: “In Regione per rappresentare tutto il Piceno”


ASCOLI PICENO – Con 8611 preferenze ricevute, Guido Castelli è entrato in Regione con gli onori della cronaca. E la gloria dei vincitori. L’enorme consenso di cui l’hanno insignito gli elettori è frutto di una politica ponderata e coerente con cui l’ex sindaco di Ascoli Piceno ha catalizzato tanti voti anche da San Benedetto. Rimasta orfana di rappresentanti nell’assise regionale. Come si spiega un successo annunciato? Ne parliamo con l’Avvocato Castelli, impegnato in questi giorni insieme a Fratelli d’Italia nella difficile prima prova della costituzione della nuova compagine politica regionale.

Cosa significa questo voto che possiamo definire storico e quali conseguenze avrà?
Questo voto è la diretta conseguenza di una serie di drammi che la sinistra non ha saputo governare, a partire dalla crisi economica del 2008 quando le Marche erano la settima Regione manifatturiera d’Europa. Dal 2008 si è assistito ad un progressivo impoverimento industriale, a cui si è aggiunto il terremoto e la successiva crisi di Banca Marche, che hanno peggiorato ulteriormente la situazione. Da qui la richiesta di cambiamento perché i marchigiani non si sono sentiti più tutelati. Il centro-destra ora deve prendere in mano le redini partendo da una Regione molto indebolita e recuperare il destino importante che essa merita. Ma sono certo che ce la faremo.

Il grande consenso che ha ricevuto sulla costa comporterà un occhio di riguardo per la Riviera non rappresentata?
Il consenso che ho ricevuto è stato diffuso su tutto il territorio, in base ad un’equa distribuzione su tutto il Piceno. A ciò do due spiegazioni: la buona reputazione che ho maturato come sindaco di Ascoli e la grande richiesta di competenza che richiede l’elettorato, stanco e insofferente per la scarsa qualità della classe politica. Credo poi di avere interpretato al meglio il tema caro ai Piceni che non vogliono più essere la cenerentola della Regione. Noi ci muoveremo nel segno di un’equilibrio territoriale del piceno con Ancona. La costa può contare sulla mia attenzione: troppo spesso i comuni Piceno hanno agito come i capponi di Renzo, che litigavano mentre egli li portava a morte. È una guerra tra poveri da evitare ad ogni costo. Il mio obiettivo è quello di far contare più il piceno ad Ancona. Il problema di Ascoli non è San Benedetto del Tronto, il problema di San Benedetto non è Ascoli. Il problema di entrambi è il centralismo anconetano.

Come pensate di sciogliere il nodo sanità e conciliare la sua visione di area vasta sud con le istanze del nord della Regione?
In realtà gli squilibri che registriamo derivano da un modello fallimentare, quello dell’Asur, che ha comportato penalizzazioni nel sud ma che non ha nemmeno funzionato al nord. Il sistema centralizzato di Ancona e basato sull’Asur non è stato all’altezza di organizzare al meglio neppure la sanità a livello centrale. Sento infatti molte lamentele anche da Torrette e da Ancona: molti professionisti sono preoccupati. Noi lavoreremo per superare il modello Asur e ridare autonomia alle singole aree vaste. Un secondo aspetto determinante è stato l’assoluta mancanza di programmazione sanitaria: Ceriscioli, insediatosi nel 2014 dopo che il precedente Piano sanitario era scaduto, ha approvato il nuovo solo a fine 2019. Ciò evidenzia palesemente il fatto che non ha pianificato alcuna programmazione in ambito sanitario, gestito in modo episodico, sporadico e, come si dice in gergo, senza definire dei percorsi clinici. Quella rete clinica, ovvero la strada da percorrere da un paziente che ha un problema, che prevede la serie di step per arrivare alla guarigione. È totalmente mancata un’integrazione in area vasta tra San Benedetto e Ascoli. Basti pensare ai reparti chiusi e aperti in base alle pensioni dei primari. È mancato un disegno strategico: la sanità è stata mal gestita, in maniera episodica e non governata. Il vero disastro si è rivelato la medicina territoriale: nei prossimi sei anni in provincia di Ascoli 100 medici andranno in pensione, dove sono le nuove leve? La medicina territoriale parte dai medici di base.

Quanto ha pesato sul voto la questione sisma? Quali sono i progetti per le aree terremotate?
Ha pesato tantissimo, perché in quel caso la sconfitta del centro-sinistra è stata gravissima: la Regione ha protetto il sistema Pd, e giustificato i suoi vertici piuttosto  che risolvere i singoli problemi. La nostra proposta parte dalla riorganizzazione degli uffici speciali per la ricostruzione che sono stati finora gestiti male e non sulla base di comportamenti univoci, generando disorientamento tra i tecnici. Infatti l’assenza di omogeneità interpretativa ha reso la vita impossibile a ingegneri e architetti. La loro azione va rivalutata e va riconosciuto e valorizzato l’apporto dei professionisti, ad oggi scoraggiati, disarmati e impoveriti.

Quali sono gli equilibri da tenere necessariamente in piedi con gli alleati di coalizione?
Non mi preoccupa questo aspetto: la coalizione è ben equilibrata, con la Lega e Forza Italia che si equiparano, un presidente in grado di governare bene e gente tosta a coadiuvarlo. Chi ha amministrato i comuni ha sviluppato una razionalità e una capacità gestionale messa alla prova sul campo.

Possiamo già farle i complimenti per una futura nomina ad assessore del governo delle Marche?
Le rispondo evocando un’artista molto caro alla destra, Lucio Battisti: “Lo scopriremo solo vivendo”.

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