Commercianti, Amato: “Situazione difficile, riaprire con ottimismo”

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – La ripresa porta il peso di più di due mesi di lockdown e il fardello cominciava a a farsi sentire. Poi con il via libera di Conte il 18 maggio hanno potuto riaprire i battenti i venditori al dettaglio, tra l’entusiasmo e la paura. Vincenzo Amato, in veste di presidente della associazione Commercianti di via Montebello, dice la sua.

Come sta andando la riapertura? C’è affluenza?
Bene o male è un cambiamento di stagione, con una che è saltata e si è passati direttamente all’estivo. Ma c’è il problema dell’avanzo di magazzino, anche se a chi è in   franchising i resti in bottega pesano meno. Il problema centrale è che ci vuole tanta liquidità per far ripartire il commercio. Altrimenti tante partite iva al massimo in un anno chiuderanno battenti. È una cosa grossa, la più grande disgrazia capitata tra le mani, con tante esperienze negative da parte di tutti, dal punto di vista politico, bancario, ecc… . Per i commercianti è un fai da te, ognuno diceva la propria e tra tante chiacchiera e fatti zero, con il contributo di 1200 euro non ci paghi nemmeno la luce. Ci vuole liquidità per tutti.
I clienti hanno voglia di shopping o la diffidenza e la tendenza al risparmio hanno la priorità?
Dipende dal Target: quello della teenager non accusa più di tanto il colpo. Quello dai 25 ai 50 anni restringe tanto. Il vero problema sono le tasche vuote, non si è lavorato. Un 30% in meno. Dallo stato è arrivato molto poco. Bisogna essere fiduciosi e ripartire con  un grande ottimismo e un gran sorriso in bocca, lo dico sempre. Il microimprenditore ha fatto questa nazione ma adesso rischia di non farcela più ad andare avanti. È necessario imporre la riduzione del cuneo fiscale per un anno ai minimi termini per aiutare le imprese. Il micro imprenditore pensa alla famiglia e al personale, ci fa più male dover dire no a un dipendente che a un figlio. C’è una rivoluzione da fare, non ci sono i soldi. Banche e stato devono erogare liquidità. E pensare che per dare 25.000 euro, che sono un ulteriore debito, non si trova la via. C’è sempre la matrigna: chi ha in mano i soldi. Ma dobbiamo andare a avanti. Anche se in tanti chiuderanno e se si continua così sarà un dramma.
Tra gli operatori che continuano prevale la paura o il coraggio di fronte alla sfida?
I problemi sussistono, anche se bisogna dare il meglio con i clienti. Spero in una ripresa turistica: il nostro è un circuito che se si ferma non ha più corrente ed è diffide ripartire. Noi speriamo nelle Marche, nel nord dell’Abruzzo e nell’Umbria.
Avete pianificato qualche iniziativa per rilanciare il vostro comparto?
Spot pubblicitari con le eccellenze potrebbe essere un idea anche di rilancio della città che ha dormito tanti tanti anni. Occorre tutti insieme spingere nella stessa direzione. Questa crisi è forte, dobbiamo venirne fuori. I nostri risparmi ci sono e fanno gola. L’85% degli abitanti è proprietario di seconde case, come in nessun altro posto al mondo. Dobbiamo incentivare negli abitanti la spinta a riavere la proprietà.
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