Confcommercio: “Tana libera tutti? Magari!!! … ma nel frattempo le leggi vanno rispettate”

Il recente DPCM Draghi, riconfermando le precedenti disposizioni, consente ai pubblici esercizi (bar, ristoranti, ecc.) operanti nelle zone rosse ed arancioni di effettuare l’attività di mensa e di catering continuativo su base contrattuale nel rispetto delle norme anti Covid vigenti.

Il Ministero dell’Interno, con una prima nota, la n.4779, del 22 gennaio 2021 e poi con l’ultima, n.15350 del 6 marzo, ha chiarito in modo esplicito che tale servizio può essere effettuato solo in presenza di un contratto formale con la ditta committente.

“Il contratto, oltre alle condizioni generali di servizio e prezzi, deve elencare i nominativi dei lavoratori aziendali beneficiari del servizio.E’ esplicitamente vietato effettuare il servizio di mensa al semplice titolare di partita iva ed al libero professionista.Inoltre, come chiarito dalla FIPE/Confcommercio e da altre associazioni a livello nazionale NON è necessario avere i codici Ateco specifici per il servizio di mensa e catering” dice Confcommercio

“Infine, la Regione Toscana, con la recente nota n.0103099 dell’8 marzo 2021, ha precisato che i ristoranti NON DEVONO presentare per tale servizio una SCIA ai Comuni tramite i SUAP, perché già in possesso dei requisiti di legge richiesti.Che cosa sta avvenendo nella provincia di Ascoli Piceno ed in altre parti della Regione: alcuni Comuni pretendono la presentazione della SCIA, con il pagamento dei diritti dovuti; diverse attività di somministrazione accolgono nel loro esercizio anche i semplici titolari di P.iva ed i liberi professionisti.Tutto ciò sta creando difficoltà agli operatori perché il punto 1) crea costi ed aggravi operativi non necessari. Ancor più grave è il punto 2) perché provoca una grave distorsione della concorrenza tra gli operatori, con danni a coloro che rispettano le norme” spiega l’associazione di categoria.

“Per tali motivi la Confcommercio e la FIPE Picena hanno richiesto alla Regione Marche di intervenire con un proprio atto, da inviare ai Comuni ed agli organi di vigilanza, per riconfermare il rispetto delle leggi vigenti. In ogni caso, le attività di somministrazione che effettuano il servizio di mensa devono rispettare le disposizioni anti Covid: capienza massima dei locali, distanziamento interpersonale tra i commensali, uso delle mascherine, igiene generale degli ambienti, dei servizi igienici e del personale” conclude.

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