Coronavirus, Marconi: «Il virus lancia nuove sfide a chi lavora nel sociale»

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SAN BENEDETTO DEL TRONTOEmergenza e post emergenza coronavirus. Quali sfide deve attendersi chi opera nel sociale? Ne abbiamo parlato con Simona Marconi, coordinatrice regionale dell’Ambito Territoriale Sociale 21.

Dopo oltre due settimane di quarantena, quali sono le sue impressioni riguardo la nostra realtà?

Nel mantenimento in forma ridotta di alcuni servizi, ci teniamo in contatto con le realtà più disparate. Ogni persona è un universo a sé. Detto questo, ci sono almeno tre macrotipologie di effetti che questa emergenza produce sulle persone. Un effetto di sofferenza, uno di elaborazione del lutto e uno di opportunità.

Spieghiamo meglio.

I primi si colpevolizzano, legando ogni avvenimento alla propria responsabilità individuale. Questo produce un carico eccessivo per la persona. L’effetto, sotto gli occhi di tutti, è un disturbo post traumatico da stress. Poi c’è chi subisce una perdita improvvisa e si trova ad elaborare un lutto. In questa situazione di solitudine tale processo si complica. E’ necessario che queste persone ricevano aiuto e si trovino in costante contatto con gli altri.

E gli ultimi?

In ultimo, c’è chi trova in se stesso nuove risorse, dà loro voce e le sviluppa. E’ quel fenomeno che, con anche troppa disinvoltura nel gergo comune, viene chiamato resilienza.

Quali sono gli scenari futuri per il nostro territorio?

Vedo che molte persone chiedono servizi personalizzati, risposte sicure. Emerge dunque un antico bisogno di certezze che in questi giorni sono state spazzate via. Passata l’emergenza, il sociale si troverà ad affrontare nuove paure, nuove domande, nuovi bisogni. Di conseguenza, le istituzioni dovranno investire risorse per intercettarli. I vecchi schemi non bastano più.

Molti problemi riguarderanno il mondo del lavoro…

Sicuramente sì. Il coronavirus sta mettendo a dura prova la tenuta della società. Proprio per questo, sarà nostro compito occuparci delle fasce più deboli della società. Non abbandonarle perché, in questo momento, sono loro a patire le maggiori sofferenze.

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