Ex Carbon, la Regione boccia la proposta del Comune sull’acquisto di appartamenti, il Pd: “Ennesimo fallimento”

ASCOLI – “Dopo 20 anni di annunci, il Sindaco di Ascoli, che ha ereditato “l’annuncite” dai suoi predecessori, decide finalmente di “fare” e partecipa a un bando della regione per comprare appartamenti di edilizia pubblica alla Carbon. Ma sbaglia. Infatti, come era logico aspettarsi, la Regione boccia la proposta perché nell’area non ci sono appartamenti già realizzati (condizione ben espressa nel bando) ma solo vecchi capannoni ubicati su un’area inquinata da bonificare. Inoltre, sull’area non si può costruire, perché la Restart non ha mai firmato la convenzione con il Comune per attivare il Piano attuativo ed è ancora aperto il ricorso al TAR”. L’attacco è del consigliere regionale Pd Anna Casini

Il Comune di Ascoli ha  infatti adottato una delibera per partecipare ad un bando, sottoscrivendo un protocollo di intesa con Restart, proprietaria dell’area ex Carbon per l’acquisto di un valore di 10 milioni di immobili da destinare all’edilizia residenziale sociale ma la Regione ha bocciato la proposta perché si tratta di acquisto di “cosa futura”.

“Parliamo di 24 ettari, destinati già a servizi per il quartiere Luciani dal vecchio piano Benevolo, che pur essendo inquinati e abbandonati, sono nel cuore della città e un’amministrazione degna di questo nome dovrebbe risolvere il problema per non sottrarre ai cittadini i servizi che meritano. Il mio Partito ha sempre sostenuto che dovesse prevalere l’interesse pubblico e che le volumetrie dedicate alla costruzione di abitazioni private dovessero essere ridotte in quanto esagerate in una città che si spopola anno dopo anno e che ha migliaia di appartamenti vuoti” dice l’esponente Pd.
 “Allora perché non cambiare impostazione? Perché non dare una visione alla città? Arriveranno le risorse del PNRR che si aggiungeranno a 7,8 milioni di euro messi a disposizione dal Ministero dell’Ambiente (da usare per la bonifica della vasca di prima pioggia e da recuperare a spese di chi ha inquinato). Perché tutto questo non può trasformarsi in una grande possibilità per ampliare l’offerta di servizi pubblici e al tempo stesso immaginare nuove destinazioni d’interesse anche per la proprietà?” conclude Casini.
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