Gli strumenti del terapeuta – L’adolescenza, questa sconosciuta

adolescenza

COME CI DOBBIAMO COMPORTARE CON UN FIGLIO ADOLESCENTE?

Gentili lettori,

molto spesso mi viene posta la domanda: «COME CI DOBBIAMO COMPORTARE CON NOSTRO FIGLIO?»  ed oggi cercherò di introdurre uno degli approfondimenti che rispondono a questa domanda con focus sull’adolescenza.

L’età evolutiva costituisce da sempre interessante materia di studio in varie discipline (medico, psicologico, pedagogico, alimentare…) perché età complessa e in continuo divenire come il termine stesso ci riporta.

Soprattutto in adolescenza abbiamo cambiamenti repentini ed abissali che facciamo fatica, sia nelle vesti del protagonista che nelle vesti del genitore, a comprendere e gestire. Procediamo con ordine.

  • Cambiamenti fisici che portano ad una trasformazione del corpo da bambino ad adulto. Quante volte noi genitori abbiamo fatto riflessioni come «Sembra grande ma ancora ha atteggiamenti da bambino» oppure «Delle volte mi sembra ancora piccolo»? Questo perché le trasformazioni fisiche e psicologiche non seguono la medesima tempistica per cui ad un balzo in avanti di una può non corrispondere lo stesso per l’altra. Questo è uno dei primi fattori che crea confusione e disorientamento per cui è complesso interfacciarci con un “contenitore adulto” avendo aspettative di elaborazione paritarie dove invece abbiamo un “contenuto ancora acerbo”.
  • I protagonisti dell’evoluzione e trasformazione sentono venir meno la capacità previsionale e la capacità a gestire gli eventi. Mi spiego meglio. Il corpo impegnato nella ristrutturazione ed ampliamento, i mutamenti ormonali e l’ingresso in campo della maturazione sessuale creano uno scompiglio anche nei processi cognitivi per cui gli adolescenti fanno fatica a sentirsi sicuri di sé stessi in primis (proprio per i cambiamenti corporei) e per la ricerca di un nuovo equilibrio ed assetto in seconda battuta. Per cui il mondo sembra diverso ai ragazzi perché il loro cambiamento, proiettato al di fuori di sé, lo fa apparire non più familiare e gestibile ma alieno.
  • Sempre i protagonisti adolescenti, sentendosi “alieni” già di per sé, sbagliati e non completi, attuano un involontario allontanamento da chi li fa sentire ancora più alieni e non compresi: i genitori. La ricerca del gruppo di pari diventa fondamentale per sentirsi degni ed inclusi nella società. L’altro, il compagno di scuola, l’amico diventa specchio, mi comprende e mi sostiene e fa sì che io possa accettare la mia nuova identità e che possa trovare il mio posto nel mondo, il mio ruolo. La famiglia diventa al contrario territorio di scontro e guerra. Da una parte i genitori che non sanno come rapportarsi al figlio, dall’altra il figlio che non si sente compreso.
  • Le emozioni giocano durante questa trasformazione un ruolo importante. Tutto viene vissuto intensamente, con “drammaticità” ed esasperazione. Le esperienze diventano forti, dirompenti: gli amici, lo sport, le passioni, le delusioni, i primi amori…

Attenzione però ad alcuni elementi importanti. Quanto c’è di fisiologico in questo processo e quanto prodromico o campanello di allarme di un problema? Se il genitore dovesse notare eccessiva chiusura o irritabilità e violenza sicuramente può trovare utile un confronto con un esperto per capire come intervenire e anche perché questi cambiamenti possono portare ad una vulnerabilità verso patologie o comportamenti sbagliati quali:

  • disturbi del comportamento alimentare
  • chiusura ed evitamento sociale
  • dipendenza da sostanze
  • autolesionismo
  • comportamenti devianti

Allora un genitore cosa può e deve fare con questo tsunami chiamato adolescenza?

Infine, una riflessione proprio per il momento particolare che stiamo attraversando. Con il covid-19 e la pandemia ancora di più si sono acutizzate difficoltà nei ragazzi. Bisogno di scambi sociali condizionati e limitati dall’emergenza sanitaria. Emozioni di tristezza, solitudine, vuoto di difficile gestione.

A mio avviso alcuni ingredienti diventano ancor più fondamentali con un figlio in adolescenza in questo momento:

  • COMUNICAZIONE: il genitore deve cercare di entrare in contatto con il figlio e condividere punti di vista ed esperienze. Riportare esempi propri e propri punti di vita e tenere in considerazione le opinioni del “nuovo adulto in divenire”. Arrivare allo scontro e cercare di avere ragione: il genitore è “già perdente” e non otterrà nulla.
  • ACCETTAZIONE: accettare di perdere il controllo sul figlio. L’adolescente non è più un bambino al posto del quale il genitore sceglie. La strategia è quella anche in questo caso di andare incontro al ragazzo e cercare di capire ed accettare gusti, preferenze in ogni ambito (cibo, vestiti, acconciatura, musica…)
  • AVVICINARSI: non è il ragazzo che deve sbrigarsi a diventare grande (molti di noi lo desiderano) ma l’adulto che deve essere modello di flessibilità, comprensione, complicità ed avvicinamento. Chiedere: Che vedi? Che fai? Non come forma di controllo ma come ponte tra il mondo adulto e quello dei ragazzi.
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