Ha preso il via “Ricostruire il Piceno, riabitare l’Appenino”

ASCOLI – Officina Italia è l’evoluzione di Officina L’Aquila, un progetto decennale nato nel capoluogo abruzzese nel 2009 all’indomani del terremoto del 6 aprile per assecondare i cambiamenti in atto nel mondo dell’edilizia e rispondere alle nuove esigenze delle comunità. Dopo una prima stagione positiva, il programma ha allargato i propri orizzonti con l’obiettivo di intercettare la nuova e impellente domanda proveniente dai territori dell’entroterra, i più colpiti da terremoto e pandemia.

La prima tappa di questo ambizioso percorso di Officina Italia, si è svolta ieri nella ”Pinacoteca Civica“: tanti spunti di riflessione, provenienti anche da personalità istituzionali, su diverse tematiche: dalla ricostruzione edile alla crisi economica post covid, dalla salvaguardia del patrimonio naturalistico all’influenza del cambiamento climatico.

Il primo dibattito è iniziato con le parole del Sindaco di Ascoli Piceno Marco Fioravanti: «Per far ripartire le aree interne non dobbiamo lamentarci, ma tendere la mano a tutti i territori: per il bene di tutti, Ascoli deve puntare a diventare una città metro-montana. Per attuare ciò, c’è bisogno di inserire il concetto di “sartorialità” nei provvedimenti: si deve ridurre il tempo di velocità degli atti, ma costruirli “su misura” della zona su cui avranno effetto. Attraverso la rete, vogliamo collegare tra loro le varie aree ed aumentare l’integrazione tra pubblico e privato per ripartire».

Non ha avuto dubbi Stefano Babini, Presidente dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Ascoli: «La vera responsabile del ritardo della ricostruzione è una burocrazia davvero ossessiva, aggravata per di più da tanti problemi tecnici negli uffici. Non è possibile che gli operatori sul territorio non abbiano voce in capitolo: c’è bisogno di un nuovo modo di relazionarsi e di lavorare insieme».

Ha rincarato la dose Leo Crocetti, Presidente provinciale del Collegio dei Geometri di Ascoli : «La burocrazia è l’avversario più grande che dobbiamo affrontare in ogni situazione di emergenza. Sono preoccupato perché non vedo all’orizzonte delle soluzioni immediate, le nostre categorie lavorano con malessere perché non ci sentiamo protetti dallo Stato».

Dario Nanni, Presidente Ordine degli Architetti della Provincia  ha ribadito il concetto: «Abbiamo bisogno di un quadro legislativo e normativo ben definito e soprattutto più semplice all’interno del quale muoverci. Sui beni vincolati o tutelati, gli interventi sono molto complessi.»

Angelo Galeati, Presidente Fondazione Carisap, ha illustrato come contrastare la fuga di tanti giovani: «Lo spopolamento riguardano l’interno nostro territorio, dalle montagne fino al mare, già da circa vent’anni. Per il futuro c’è bisogno di infrastrutture e di servizi che creino nuovi stimoli per gli abitanti delle nostre zone».

Successivamente ha preso la parola Augusto Curti, Coordinatore dei piccoli Comuni Anci Marche, ha spiegato come si muovono i diversi territori per fronteggiare situazioni di emergenza: «Il sistema della ricostruzione è centralizzato, la difficoltà principale dei tanti Comuni è restare uniti nonostante le loro differenze strutturali».

L’ultimo intervento è stato quello di Gian Luca Gregori, Rettore Università Politecnica delle Marche, che ha spostato il focus dell’attenzione sul tema economico: «Il vero tema è quello dell’economia: la chiave sta nel ripartire delle piccole imprese locali. Il valore dell’Università deve essere quello di fare da collante tra i giovani e il loro territorio».

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