I commercianti ascolani e la chiusura alle 21: “Senza il food, difficile creare molto movimento”

ASCOLI – Da ieri le Marche sono rientrate in zona gialla con i conseguenti allentamenti alle restrizioni in vigore dallo scorso novembre. Tra le opzioni in campo c’è la possibilità, da parte dei negozi, di poter restare aperti fino alle 21. Cosa ne pensano i commercianti?

«Avrebbe avuto più senso un orario continuato, puntando sulla questione parcheggi o sull’arredamento urbano per incentivare movimento» spiega Maurizio Nardoni  « Chiudere alle 21 può creare difficoltà a chi ha dipendenti e sarebbe stato meglio gestire la questione dell’orario continuato. Anche le luminarie di un certo tipo possono attrarre le persone in centro. Noi, oltre che promuovere le nostre offerte via social, non possiamo fare» dice Nardoni « Adesso non ci sono più mesi con meno lavoro anche se il Natale ci porta un 20-30% in più perché il nostro settore ha una vendita costante ed è ritenuto tra quelli essenziali, come accadde nel lockdown della scorsa primavera».

«La chiusura alle 21 potrebbe non essere d’aiuto perché se avessimo avuto il food aperto regolarmente, ci sarebbe stata la possibilità di avere un maggiore afflusso di clienti» spiega Marco Di Sabatino, presidente dell’associazione “Wap” «La maggior parte delle persone rientra a casa per  le 20 ed è un dettaglio da tenere in considerazione» dice il presidente di Wap. « Tutti devono  lavorare contemporaneamente, ma se le attività del food chiudono alle 18 anche in zona gialla, perché dovremmo rimanere aperti?»  si chiede Di Sabatino.

« Non so quanto possa cambiare una mezz’ora in più sui clienti e sul fatturato. E’ tutta una questione di misure prese ad hoc per il momento» spiega Emanuele Paci « Chi acquista i regali si organizzerà anche in altri orari e una mezz’ora in più non so se possa essere sufficiente. Penso che le 21 possa essere un orario più comodo per chi abita fuori città, visto che avrebbe più tempo per rincasare prima delle 22» sottolinea.

« Se ad una città come Ascoli togliamo il food, vengono meno le occasioni di uscire per l’aperitivo o per il caffè e, dunque, anche di creare movimento» ci dice Giuseppe Leoni, «Proveremo a sfruttare questo orario e poi vedremo che succederà. Il Natale, per il settore dell’abbigliamento, rappresenta un quarto dell’incasso annuale e ci aiuta per le spese da affrontare nell’anno nuovo, ma il prospetto di una riduzione degli incassi crea troppa ansia» conclude.

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