Il sindacato degli infermieri: “Al Mazzoni gravi violazioni dei diritti umani”

Il sindacato degli infermieri Nursind lamenta una grave situazione all’ospedale Mazzoni.

“I Vostri dipendenti dell’ Ospedale Mazzoni” lamentano gravissime violazioni dei diritti universalmente riconosciuti: primo tra tutti quello alla dignità umana, tutelato dall’art. 1 dalla Carta Fondamentale dei Diritti dell’UE. Nello specifico, circa l’organizzazione dell’”Ospedale Mazzoni” di Ascoli Piceno si evidenzia che il reparto Pronto Soccorso presenta quattro diversi posti di stazionamento per un totale di dodici/tredici pazienti covid: c’è il “PMA” (“posto medico avanzato”) che consiste in un tendone inserito all’interno della “camera calda” all’ingresso del Pronto Soccorso in cui sono state situate 6 barelle per i pazienti covid-19/ sospetti covid” si dice.

“Tale luogo non è a pressione negativa e i dipendenti che vi lavorano riferiscono altresì che non è possibile monitorare tutti i pazienti, essendo i monitor esistenti insufficienti (un monitor per due pazienti), non vi sono campanelli per la chiamata del personale infermieristico, non vi sono telecamere di sorveglianza; ciò comporta che i pazienti di fatto non siano assistiti come substandard care; non vi sono addirittura neppure i servizi igienici, pertanto gli ammalati sono costretti ad indossare dei pannoloni, le prese di corrente sono solo quattro e situate in fondo al tendone; è stato quindi necessario attaccare delle prolunghe tramite ciabatte volanti non a norma, tutto ciò rende necessario spostare le barelle con i pazienti per arrivare al monitor attaccato alle prese; si tratta di un ambiente promiscuo in cui vi sono pazienti di sesso maschile di sesso femminile” si spiega.

Oltre il posto medico avanzato esiste la “stanza Sars” (anch’essa senza bagno) dove sono posizionate due/tre barelle, anche questo luogo non è a pressione negativa, con tutte le conseguenze di rischio di contagio che comporta. I “pazienti covid” (e/o sospetti) sono altresì collocati nella “stanza 19”, sita di fronte al Pronto Soccorso, locale, tanto per cambiare, privo dei servizi igienici fuorché un bagno chimico all’esterno, niente videosorveglianza e niente campanelli per la chiamata: i due pazienti che vi vengono sistemati sono lasciati abbandonati a sé stessi! Si evidenzia anche che, per passare dalla palazzina del Pronto Soccorso alla “stanza 19” e al “container” gli infermieri devono uscire all’esterno e sono esposti alle intemperie; soprattutto quando piove essi rischiano di scivolare e anche di essere investiti dalle autoambulanze che transitano sul loro tragitto.”

“Altri pazienti del “Mazzoni” sono piazzati nel container provvisto di bagno ma senza campanello di chiamata personale e senza video sorveglianza! Vi è anche una promiscuità di percorsi tra pazienti covid e pazienti non affetti da covid; tutte queste stanze sono gestite da due soli infermieri di cui un infermiere (turno 8,00 -14,00 e turno 14,00- 20,00) e da un infermiere OT (h 24) che segue i pazienti covid ed è addetto ai trasporti urgenti; c’è anche un quinto infermiere in turno dalle 8,00 ore 20,00. Ciò comporta una grave insufficienza del personale, soprattutto dalle 20,00 alle 8,00 e quando l’infermiere OT esce per un trasporto urgente.”

“Va inoltre ricordato che per l’assistenza di pazienti covid e sospetti vengono utilizzati infermieri neolaureati, privi di esperienza. Altre criticità sono riscontrate nel reparto MURG, adibito a pazienti covid, che non è a pressione negativa e in cui, quindi, sono sempre aperte le finestre così che l’aria all’interno, fuoriuscendo, rischia di contaminare le persone che passano all’esterno dell’ospedale. Naturalmente dalle finestre aperte è possibile vedere e sentire chiaramente i malati all’interno che, pertanto, sono violati anche nel “diritto alla privacy”.

“Sempre per quanto concerne il MURG, la “zona filtro di decontaminazione” risulta essere un ambiente promiscuo e inoltre le divise “sporche” devono essere spostate da una parte all’altra dell’ospedale con aumento esponenziale del rischio di contagio per gli infermieri. Inoltre, in tale reparto dalle ore 20,00 alle ore 8,00 non vi è il medico con la conseguenza che, in caso di emergenza, il dottore che arriva dal P.S. o dalla rianimazione deve impiegare diversi minuti per la vestizione, tempo prezioso che può essere fatale per il paziente.

“Si evidenzia altresì che il personale infermieristico del reparto rianimazione fa la spola tra tale sezione e la stanza sars che, come da piano pandemico, accoglie i pazienti covid intubati e risulta essere un ambiente inidoneo alla cura dei pazienti in terapia intensiva. Tutte le postazioni sopra descritte, sebbene pensate per servire per lo stazionamento di qualche ora dei pazienti vedono la presenza di degenze di diversi giorni, il tutto con grave lesione del diritto non solo alla salute ma anche alla dignità dei malati. Ad oggi, 19 sanitari sono risultati positivi” concludono.

 

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