In coda con dignità e pazienza, i terremotati cercano di riavere pezzi di vita

“Vengono qui, all’Unità di comando avanzato di Arquata, con grande dignità, aspettano con pazienza, si mettono in coda. Poi, quando viene assegnata loro una squadra, tornano alle loro case, ormai ridotte in macerie, e indicano le stanze dove poter recuperare un documento, o un ricordo”.

Sono i terremotati del versante marchigiano del sisma raccontati dai vigili del fuoco, gli unici a poter entrare in quel che resta delle abitazioni, mentre loro, le vittime del ‘cratere’, restano fuori ad aspettare. “Chiedono di poter avere beni di prima necessità” – dice il portavoce dei vigili del fuoco di Ascoli, Danilo Dionisi. “Non solo capi d’abbigliamento e intimo per cambiarsi, o documentazione varia, ma anche cellulari, computer, portafogli, insomma, tutto quello che serve per continuare a vivere, comunicare, lavorare, riavere un’identità anche sulla ‘carta’. E ovviamente qualcuno indica la stanza in cui era custodito un ricordo: gioielli anche di poco valore aggiunge Dionisi – ma che sono legati alla memoria di qualcuno.

Per chi non ha più nulla, né parenti né casa, sono ormai l’unica cosa che vale. E sono ‘fortunati’ quelli che ancora possono ritrovare qualcosa tra le quattro mura rimaste pericolosamente in piedi, perché dove ora ci sono solo cumuli di calcinacci sarà difficile strappare un oggetto al buio e all’abbandono. Un triste pellegrinaggio quello in cui i vigili del fuoco accompagnano gli sfollati e che, qualche volta, s’impone anche per ragioni di carattere igienico sanitario: “Stiamo provvedendo a recuperare e a svuotare frigoriferi e congelatori – spiega Angelo Molinari, il ‘comunicatore’ dei vigili in forza al Coa (Centro operativo avanzato) di Arquata – perche’ le provviste sono andate a male e bisogna smaltirle”. “In questa fase – dice poi -, passata la fase acuta, stiamo lavorando alle misure di protezione per l’incolumità pubblica (tegole, comignoli cadenti che possono abbattersi sulle strade) e dei beni, coprendoli con i teli. Solo ieri, in una giornata, abbiamo concluso 136 interventi, con 240 uomini in campo. Poi si penserà, puntellando qua e là le strutture, a tirar fuori dalle macerie mobili, cucine, quello che può essere trasferito altrove per una diversa sistemazione. O in attesa, ma quando non si sa, di quella definitiva“. 

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