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Ingv, i vertici si dimettono: “Eccessivo sfruttamento e insufficienze”
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Il terremoto questa volta ha come epicentro via di Vigna Murata, a Roma, la sede storica dell’Ingv, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, un esercito di oltre mille ricercatori e studiosi che tiene sotto costante controllo la rete di faglie sismiche che avvolge l’Italia. A riportarlo è “Il Sole 24 Ore”.
Con una lettera secca e priva di perifrasi, Salvatore Mazza, capo della rete sismica nazionale centralizzata, il cuore pulsante dell’Ingv con 400 stazioni di monitoraggio in funzione ininterrottamente da 35 anni, ha abbandonato il suo delicato incarico. Scrive Mazza: «Il Cnt (il Centro nazionale terremoti) è sicuramente una grande sezione con persone straordinarie che riescono a sopperire a molte delle deficienze dell’Ingv, ma purtroppo queste caratteristiche di resilienza mi pare siano state sfruttate un po’ troppo in questi ultimi anni e in questa crisi in particolare».
Parole durissime, alle quali si accompagnano le dimissioni del numero due di Mazza, il responsabile della parte ingegneristica della rete sismica nazionale, Alberto Delladdio. Anche lui usa parole perentorie: «Da dieci anni svolgo un incarico usurante, sulla breccia giorno e notte, domenica e Natale». E aggiunge: «In questi sei mesi siamo stati particolarmente provati dalla successione degli eventi: in un ente con centinaia di dipendenti la parte che si occupa del monitoraggio e della manutenzione delle stazioni sismiche conta solo una trentina di tecnici».
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Non mi pare che all’ INGV ultimamente abbiano brillato per particolari meriti e chiarezza.
C’è una gran confusione tra i suoi esponenti, almeno quelli chiamati a dare una qualche spiegazione di un terremoto anomalo e poco comprensibile per gli addetti ai lavori.