Intervista a Pat Metheny, il 3 maggio anteprima europea a San Benedetto

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il 3 maggio 2017 anteprima del tour europeo di Pat Metheny al PalaRiviera di San Benedetto del Tronto. Il gigante della chitarra jazz sarà accompagnato da Antonio Sanchez (batteria), Linda Oh (contrabbasso), Gwilym Simcock (pianoforte).

L’INTERVISTA

Nel nuovo tour avrà al suo fianco sul palco Sanchez, Oh e Simcock. Che tipo di spettacolo sarà?
“Sarà una sorpresa – racconta Metheny – perché il nostro repertorio ci permette di variare molto la scaletta del concerto. E’ uno degli aspetti fantastici di questa band, sia Linda che Gwilym conoscono tutta la mia musica perché si sono formati ascoltando i miei lavori, per non parlare di Antonio che collabora con me dal 2012 ed è un vero fuoriclasse sulla batteria C’è una tale affinità musicale che possiamo praticamente suonare qualsiasi cosa”.

Verrà registrato un disco live?
“Il mio ingegnere del suono registra tutti i concerti che facciamo quindi non lo escludo”.

L’album “What’s in all about it” è un omaggio alle canzoni e agli autori che ama? Oppure lo ha inciso perché si presta meglio agli arrangiamenti con la chitarra?
“La scelta delle canzoni non è stata determinata dal fatto che si prestassero meglio agli arrangiamenti per chitarra ma sono di sicuro alcune fra le mie preferite. Le ho suonate centinaia di volte per puro piacere, per scoprire nuovi modi di arrangiarle e alcune di esse le suonavo già quando muovevo i primi passi come chitarrista. In quegli anni sono stato influenzato da un grande chitarrista di Lee Summit, mia città Natale. E’ stato Dr. Ray Harris a introdurmi alla chitarra baritono e all’accordatura “Nashville”. Con “One Quite Night” mi sono sentito pronto a esprimermi sulla baritono e in “What’s in all about it” ho documentato la mia continua ricerca sullo strumento suonando canzoni che amo e che fanno parte della mia vita di musicista”.

Nel 1995 ha fatto un tour con gli italiani Rita Marcotulli e Pino Daniele: che ricordo ha di Pino Daniele?
“La sua perdita mi ha molto addolorato. Pino non era solo un grande artista ma anche una persona gentile e divertente. Quel tour poi è stato uno dei più emozionanti della mia vita. La band di Pino era di altissimo livello e abbiamo suonato in stadi strapieni davanti a decine di migliaia di persone. Raramente mi è capitato di sentire un legame così profondo fra un artista e il suo pubblico. Indimenticabile”.

Ha realizzato “This in not America” con David Bowie. Com’è nata la collaborazione con Bowie?
“Avevo scritto la canzone in Messico durante le riprese del film “The Falcon and the Snowman”. A Londra, durante le fasi di montaggio della colonna sonora, il regista del film, John Schlesinger mi propose la collaborazione con Bowie per una versione cantata da mettere nei titoli di coda. Devo dire in tutta onestà che allora ero totalmente concentrato sulla mia musica e mi muovevo in un ambito creativo diverso da quello di Bowie però, ricordo che alla fine di quella sessione di montaggio andai a comprarmi alcuni album di Bowie, li ascoltai e mi trovai subito ad essere un suo fan. Il giorno dopo dissi a Schlesinger che sarei stato molto onorato se Bowie avesse accettato di cantare “This is not America”.

La sua tecnica geniale e il tuo stile unico hanno innovato il modo di suonare la chitarra nel jazz e nella musica moderna. Pensa che ci sia ancora qualcosa da scoprire con la chitarra?
“Assolutamente sì. Passo ore con le mie chitarre e ogni giorno scopro nuove soluzioni o strade da investigare. Niente è più lontano da me del pessimismo di quelle persone che ritengono che in musica sia già stato fatto tutto. La chitarra, come altri strumenti, è al centro di studi e ricerche che coinvolgono inventori e liutai geniali e poi c’è la continua evoluzione del rapporto fra lo strumento e le tecnologie digitali. La strada è aperta e non se ne vede una fine”.

Quando pubblicherà un nuovo album?
“Molto presto”.

Tornerà in studio con il Pat Metheny Group?
“No so se ci sarà l’opportunità per farlo, ma mai dire mai”.

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