"La sfiducia a Gabrielli è alla persona, la politica non c'entra", Chiarini non molla

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Da quando ci siamo insediati non abbiamo avuto nulla da obiettare nei confronti di Forza Italia: né prima né dopo il caso Gabrielli”, chiosa il capogruppo di San Benedetto Protagonista, Giovanni Chiarini. “E allora perché – chiede il consigliere di maggioranza –  si cerca di fare passare il messaggio che la mozione di sfiducia al presidente del Consiglio sia un’operazione politica?”. Sottolinea Chiarini: “Se fosse stata una manovra con finalità  politiche avremmo tirato in ballo il partito azzurro. L”operazione è invece stata dettata dai reiterati atteggiamenti tutt’altro che ortodossi di Gabrielli”.

Chiarini ha parlato al termine della riunione dei capigruppo di maggioranza con il sindaco Piunti, che si è tenuta nella mattinata di giovedì 30 marzo in Comune. Il sindaco ha mantenuto una posizione super partes, invitando i presenti ad ulteriori analisi sul caso Gabrielli.

“Quando si parla della mozione di sfiducia, si dovrebbe tenere in considerazione – tuona Chiarini – che è stata firmata da tutti i consiglieri contattati nell’arco di una giornata, come se i 21 firmatari non stessero aspettando altro. Si ci fosse stato qualcosa di politico qualcuno si sarebbe tirato indietro, è logico”.

La  maggioranza non tentenna sulla sfiducia “ma attendiamo di conoscere le controdeduzioni di Gabrielli. Il gruppo San Benedetto Protagonista ne ha parlato al suo interno e ne parlerà ancora anche se la strada è stata tracciata con le firme sulla mozione”.

Il capogruppo di Fratelli d’Italia Gianni Balloni (nella foto mentre confabula in Consiglio con Chiarini) attende le controdeduzioni di Gabrielli. “La firma sulla mozione – commenta Balloni –  rappresenta la sintesi di un malessere condiviso. Possiamo dire che finora abbiamo fatto una denuncia, poi vederemo cosa produrrà Gabrielli a sua discolpa”.

Gabrielli  avrà tempo fino al 14 aprile per presentare le contodeduzioni, poi si dovrà indire l’assemblea civica per votare la revoca dalla carica. Due le date ipotizzate a palazzo: il 22 o il 29 aprile.

 

 

 

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