L’allenatore Luca Sabatucci: “Aiuto i giovani giocatori a crescere non solo come atleti, ma anche come persone”

Il giovane allenatore Luca Sabatucci è un convinto sostenitore dello sviluppo dei settori giovanili calcistici.

Nato ad Ascoli nel 1992,  fin da giovane ha coltivato una profonda passione per il calcio. A 16 anni ha iniziato il mio percorso come istruttore e da allora ha accumulato preziose esperienze in club rinomati come la Sambenedettese, il Sudtirol e l’Ascoli Calcio. Attualmente, lavora con il  Monticelli Calcio, una società dilettantistica all’avanguardia con un progetto ambizioso nel settore giovanile.

“Come istruttore nei settori giovanili, la mia missione è andata oltre l’insegnamento del gioco del calcio. Ho abbracciato il ruolo di mentore, guida e motivatore per i giovani talenti che hanno attraversato il mio percorso. Ho investito tempo e passione nell’aiutarli a crescere non solo come giocatori, ma anche come individui. Ho sviluppato programmi di allenamento personalizzati, adattati alle esigenze specifiche di ciascun giocatore, per massimizzare il loro potenziale e favorire una crescita equilibrata sul campo e nella vita. Ho incoraggiato la disciplina, la determinazione e il rispetto per i compagni di squadra e gli avversari, insegnando l’importanza del lavoro di squadra e della resilienza. Oltre agli aspetti tecnici del gioco, ho posto un’enfasi particolare sull’educazione emotiva e sociale, incoraggiando la leadership, la comunicazione efficace e la gestione dello stress. Ho creato un ambiente positivo e inclusivo in cui i giovani giocatori si sentissero valorizzati, sostenuti e ispirati a dare sempre il meglio di sé. Ho collaborato attivamente con altri allenatori e il personale tecnico per sviluppare strategie e programmi di formazione innovativi, basati sulle ultime tendenze nel mondo del calcio giovanile. Ho partecipato a workshop, conferenze e corsi di aggiornamento per rimanere al passo con le migliori pratiche e le nuove tecnologie nel settore- dice -Il mio obiettivo è sempre stato quello di plasmare non solo grandi calciatori, ma anche grandi persone, preparandoli ad affrontare le sfide della vita con fiducia, determinazione e spirito sportivo”.

Qual’è il tuo percorso che ti ha portato a diventare allenatore delle giovanili?

“Il mio percorso  nel diventare allenatore delle giovanili è stato un mix di passione, esperienza sul campo e determinazione nel perseguire il mio sogno. Fin da bambino, ho respirato calcio ad ogni passo e ho giocato fino a quando gli infortuni non hanno interrotto la mia carriera da giocatore. Tuttavia, anziché arrendermi alla delusione, ho deciso di trasformare quella passione in un’altra forma di coinvolgimento nel mondo del calcio. A 16 anni, ho iniziato a collaborare come istruttore nei settori giovanili, sfruttando la mia conoscenza del gioco e il mio amore per il calcio per guidare e ispirare i giovani talenti. Questa esperienza mi ha aperto gli occhi su quanto potesse essere gratificante influenzare positivamente la vita dei giovani attraverso lo sport. Come istruttore, cerco sempre di dare e trasmettere tutto ciò che avrei voluto che avessero trasmesso a me da piccolo. La mia missione è non solo di insegnare il gioco del calcio, ma anche di aiutare i giovani a sviluppare le loro capacità, la loro fiducia e il loro carattere. Nel tempo, ho acquisito un’ottima capacità di osservazione e analisi per trovare le migliori soluzioni possibili alle sfide che incontriamo sul campo. Inoltre, ho imparato a gestire e motivare un gruppo di squadra, incoraggiando la collaborazione, la disciplina e la determinazione. Ogni esperienza, sia sul campo che fuori, ha contribuito a plasmare il mio approccio come allenatore delle giovanili. Oggi, sono orgoglioso di poter condividere la mia passione e la mia esperienza con i giovani giocatori, aiutandoli a crescere non solo come atleti, ma anche come individui”

Quali sono gli elementi fondamentali per curare al meglio un settore giovanile?

“Curare un settore giovanile richiede un approccio completo che va oltre il solo aspetto tecnico del gioco. Oltre ai fondamentali già menzionati, ci sono altri aspetti cruciali da considerare. Ad esempio, la presenza di strutture adeguate è un fattore determinante, soprattutto in luoghi come Ascoli, dove la carenza di spazi e strutture è evidente nonostante il grande numero di bambini interessati al calcio. Senza le strutture adeguate, diventa difficile garantire un ambiente sicuro e stimolante per la pratica del calcio giovanile. Inoltre, c’è la questione della competenza da parte degli istruttori e delle società. Purtroppo, c’è una carenza di formazione e risorse disponibili per gli allenatori, con corsi spesso concentrati in aree come Ancona e con costi e orari non sempre accessibili a tutti. Questo crea una disparità nell’accesso alla formazione e alla competenza, limitando le opportunità di crescita per i giovani giocatori.

In Italia, negli ultimi anni, sembra ci siano stati meno ragazzi che, arrivando dai settori giovanili, hanno fatto il salto verso categorie importanti. Qual’è stata la causa?

“Oltre ai fattori già menzionati, c’è un aspetto cruciale che va considerato: il cambiamento nel modo in cui i ragazzi trascorrono il loro tempo libero. Oggi, sempre più giovani trascorrono il loro tempo davanti ai videogiochi anziché giocare all’aperto. Manca il cosiddetto “cortile”, dove una volta si acquisivano non solo abilità tecniche, ma anche caratteriali. In quei contesti, i ragazzi imparavano a risolvere problemi, a giocare con coetanei più grandi, a prendere decisioni senza l’intervento costante dei genitori. Tutto ciò contribuiva alla loro crescita e maturazione sia sul campo che nella vita. Ritornando alla discussione precedente, la carenza di strutture e competenze da parte degli istruttori è un problema che non possiamo trascurare. È fondamentale adottare una metodologia corretta per migliorare il futuro dei giovani calciatori. Troppo spesso vediamo ancora istruttori utilizzare un metodo direttivo, privando i ragazzi della capacità di pensare autonomamente. Il calcio è un gioco situazionale, e la metodologia giusta è quella induttiva, in cui gli istruttori guidano i giovani calciatori a sperimentare e trovare soluzioni da soli. Inoltre, lo sviluppo fisico riveste un ruolo sempre più importante nel calcio moderno. I ragazzi di oggi spesso mancano di ritmo e volontà di sacrificarsi. Gli istruttori devono essere in grado di trasmettere l’importanza del sacrificio e dell’impegno fisico per migliorare le performance sportive. In sintesi, il cambiamento nelle abitudini dei ragazzi, la mancanza di strutture e competenze degli istruttori, e la necessità di adottare una metodologia corretta e promuovere lo sviluppo fisico sono solo alcuni dei fattori che possono influenzare il numero di giovani che riescono a fare il salto verso categorie importanti nel calcio italiano”

Perché in altri campionati alcuni giovani debuttano nelle categorie importanti anche a 16-17 anni, mentre in Italia la cosa si verifica molto meno?

“Hai assolutamente ragione nel sottolineare che in Italia spesso si privilegia la ricerca di risultati immediati nel calcio, a discapito della maturazione e dello sviluppo a lungo termine dei giovani talenti. Questa mentalità ha un impatto significativo sui settori giovanili, dove la mancanza di una programmazione adeguata e di una visione a lungo termine può ostacolare il pieno potenziale dei giovani calciatori. Le società spesso istituiscono settori giovanili più per adempiere a un obbligo che per una reale convinzione nel valore dello sviluppo giovanile. Ciò si traduce in una mancanza di investimenti consistenti e di risorse a disposizione dei giovani talenti e dei loro allenatori. Gli istruttori, che dovrebbero essere i pilastri della formazione giovanile, spesso si trovano a dover conciliare il loro ruolo con altre occupazioni, limitando il tempo e le energie che potrebbero dedicare alla formazione dei giovani. Un altro aspetto critico riguarda la cultura calcistica italiana, che spesso è caratterizzata da una mentalità conservatrice e orientata al risultato. Questo approccio può portare a una scarsa tolleranza per gli errori e una pressione eccessiva sui giovani giocatori, che invece dovrebbero essere incoraggiati a sperimentare, a commettere errori e a imparare dagli stessi. Per invertire questa tendenza, è fondamentale adottare un approccio più olistico e a lungo termine verso lo sviluppo giovanile nel calcio italiano. Le società devono impegnarsi in progetti a medio-lungo termine che mettano al centro lo sviluppo e il benessere dei giovani calciatori. Questo richiede una programmazione dettagliata, un sostegno finanziario adeguato e una cultura organizzativa che valorizzi il processo di formazione tanto quanto i risultati. Inoltre, è essenziale garantire agli istruttori le risorse e il supporto necessari per dedicarsi pienamente alla formazione dei giovani calciatori. Gli istruttori devono essere formati non solo sul piano tecnico, ma anche su quello educativo e psicologico, in modo da poter guidare e sostenere i ragazzi nel loro percorso di crescita sia sul campo che nella vita. Investire nella formazione dei giovani calciatori e nel sostegno degli istruttori è un investimento nel futuro del calcio italiano. Solo attraverso un approccio integrato e a lungo termine possiamo sperare di rivedere una maggiore crescita e successo per i giovani talenti nel nostro paese”

Quanto è importante il ruolo dello scouting nel settore giovanile?

“Lo scouting nel settore giovanile è un aspetto cruciale, ma spesso sottovalutato. Troppo spesso ci si concentra esclusivamente sulle prestazioni in campo senza considerare il quadro completo. Un vero e proprio scouting dovrebbe andare oltre la semplice valutazione delle capacità tecniche di un giocatore. Dovrebbe comprendere un’analisi dettagliata del contesto in cui il ragazzo è cresciuto, valutando le sue opportunità di sviluppo e il margine di miglioramento potenziale. È importante capire se il giocatore ha avuto l’opportunità di lavorare in condizioni ottimali per la crescita e se ha avuto accesso a una formazione adeguata. Inoltre, concordo sul fatto che molti giovani calciatori vengano reclutati troppo presto da società professionistiche. Questo può avere conseguenze negative sul loro sviluppo, poiché spesso vengono esposti a una pressione eccessiva e a un’atmosfera competitiva fin troppo intensa. Il divertimento e il gioco libero sono elementi essenziali per la crescita di un giovane calciatore e dovrebbero essere preservati il più a lungo possibile. In conclusione, uno scouting efficace nel settore giovanile dovrebbe essere caratterizzato da una visione olistica e dalla capacità di valutare non solo le abilità tecniche di un giocatore, ma anche il suo ambiente di sviluppo e il suo benessere emotivo. Solo così possiamo garantire che i giovani talenti vengano identificati e sviluppati nel modo migliore possibile.

Lo scorso anno hai creato la prima edizione di un Camp dedicato al calcio nel periodo estivo

“Esatto. Lo scorso anno abbiamo organizzato la prima edizione di un Camp dedicato al calcio durante il periodo estivo ed è stata un’esperienza estremamente positiva! Il camp è stato progettato per offrire un’attenzione dettagliata ai giovani calciatori, grazie al basso rapporto bambini-istruttori e all’esperienza dei tecnici coinvolti, tra cui Simone Panichi attuale responsabile dell’attività di base del Monticelli e Federico Porfiri laureato in scienze motorie.
Le sessioni si concentrano sulla tecnica di base, la tattica individuale e collettiva, oltre alla parte motoria e coordinativa. Quest’anno introdurremo anche sedute video per monitorare i progressi dei partecipanti. Presto pubblicheremo informazioni dettagliate sul prossimo camp e apriranno le iscrizioni. Un altro aspetto fondamentale è la positività dell’ambiente. È essenziale creare un ambiente stimolante e positivo che favorisca la crescita e lo sviluppo dei ragazzi. Questo significa incoraggiare la fiducia, l’entusiasmo e la voglia di imparare, promuovendo una cultura del rispetto e dell’incoraggiamento reciproco. Solo in un ambiente del genere i giovani possono davvero fiorire e realizzare il loro pieno potenziale”

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