Lavoro, le tante problematiche del Piceno

ASCOLI. Il lavoro è sicuramente uno dei temi più importanti del dibattito pubblico nel Piceno. Da tempo la zona industriale di Ascoli, in particolare, soffre di diversi problemi: dall’abbandono della Cassa del Mezzogiorno e alla successiva fuga delle multinazionali, alla carenza di infrastrutture utili allo sviluppo del territorio.

«Il problema di tutto il Piceno è che non si è mai risollevato dopo la fuga delle grandi industrie» dice il segretario provinciale della Uil Giuseppe Pacetti, « La Agostina, Elettrocarbonium e la Cartiera sono esempi di queste fughe. Tra lavoro diretto e indiretto e con la fuga della Cassa del Mezzogiorno sono spariti circa 10 mila posti di lavoro ben retribuiti in tutto il territorio» spiega Pacetti, « L’area di crisi completa non sta risolvendo molto e non contribuisce in maniera fattiva al numero di nuovi posti di lavoro: sono pochissime le assunzioni previste. Anche come sindacato gradiremmo avere notizie reali sul vero numero delle persone che beneficeranno della questione dell’area di crisi. L’altra questione pietosa riguarda il sisma: soltanto il 4% degli edifici sono stati ristrutturati mentre il settore dell’edilizia doveva beneficiare della ricostruzione, mettendo a lavoro tanti artigiani: niente di tutto questo» dice Pacetti, « Per non parlare delle ditte che devono ancora essere pagate per i lavori fatti: ci sono aziende che devono ancora incassare cifre anche vicine ai 180mila euro. Sollecitiamo la Regione a sbloccare questi pagamenti, altrimenti molte aziende falliranno». Sulla stessa lunghezza d’onda anche Maria Teresa Ferretti , segretaria provinciale della Cisl. «Si vede qualche lume di ripresa, anche se, spesso, per i disoccupati diventa sempre difficile trovare una nuova occupazione» dice Ferretti, « Bisogna puntare sulle politiche attive del lavoro in sinergia con i centri dell’impiego, ma le istituzioni devono collaborare. Il cambio di governo può incidere su tutta la situazione, ma alcune decisioni prese sono già avviate e quindi cambia poco, ma è sicuro che non si può stare fermi. L’area di crisi complessa deve essere ben chiarita e serve un tavolo territoriale per condividere tutte le situazioni che si stanno vivendo e la Regione deve farsi carico di questa eventualità» dice Ferretti.

Per Barbara Nicolai, segretario provinciale Cgil, «Si è ancora in attesa della proroga degli ammortizzatori sociali, ma purtroppo constatiamo una crescita delle dimissioni dal lavoro, un sintomo preoccupante. La ricostruzione è ferma e con un nuovo governo che si insedierà bisognerà ricominciare ancora da capo» dice Nicolai, « La ricostruzione può far ripartire l’economia, mentre le politiche attive del lavoro devono essere concrete, con i tirocini e le borse di studio che devono avere maggiore efficacia. L’Ires ci dice che nella nostra provincia la cassa integrazione è in calo perché la crisi è arrivata prima, facendo terminare gli ammortizzatori» dice Nicolai, « Non servono più soluzioni tampone per una crisi strutturale».  Per il presidente dell’ Unione Regionale degli Ordini dei Commercialisti delle Marche Carlo Cantalamessa, «E’ necessario un brand Piceno che significhi voglia di lavorare e di fare. Non bisogna sempre aspettare la politica, ma ognuno deve fare la propria parte: l’imprenditore e il professionista devono lavorare di più e comprare meno auto di lusso. Non bisogna piangersi addosso, altrimenti il Piceno diventerà ancora di più una landa desolata».

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