Ospedale Civile, Benigni: "Sensazioni di smantellamento totale"

L’intervista sulla sanità al consigliere della Regione Marche, Fabio Urbinati (Pd), ha suscitato reazioni a catena. Il dibattito si è scatenato su Facebook: il primo ad intervenire è stato l’ex capogruppo Pd Claudio Benigni, che risponde ad Urbinati raccontando la sua disavventura all’ospedale Madonna del Soccorso di San Benedetto del Tronto. Leggi intervista ad Urbinati: Urbinati: “Al Madonna del Soccorso non saranno chiusi altri reparti”

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “In questa ultima settimana – il post di Claudio Benigni – essendo stato costretto a rivolgermi al Pronto soccorso ho vissuto sulla mia pelle quello che la stragrande maggioranza dei cittadini sambenedettesi percepisce e respira oramai da anni. Pochissima fiducia verso una struttura che, al di là di alcuni singoli comparti di eccellenza dà e continua a dare, checché se ne dica, sensazioni di smantellamento totale.

Non tutti possono avere la forza che mi sono dato, ad esempio nel firmare le mie dimissioni senza una diagnosi, malgrado un quadro clinico tutt’altro che chiaro. Uscito mi sono incamminato a testa bassa (nonostante la mia orgogliosa sambenedettesità che faccio fatica a controllare) verso il Mazzoni di Ascoli Piceno. Dopo 6 ore di attesa e di dolori sono riuscito tra toni accesi e sportellate (un anziano, un disabile, un genitore che ha a cuore il proprio piccolo non lo farebbero mai per timore reverenziale e paura delle conseguenze) a farmi ricoverare nel (buon) reparto di Urologia. Ora per fortuna sto meglio ma la strada verso una sanità di eccellenza nel territorio piceno è purtroppo ancora lunga per non dire infinita specie nella nostra San Benedetto.

A detta di tutti esistono criticità che partono da lontano ma oggi abbiamo una situazione che non è più possibile tacere. Per troppo tempo sono state coperte inefficienze e ingiustizie: attese lunghissime sperando di arrivare in vita al giorno prefissato per l’esame diagnostico, accoglienza improntata alla tipica scortesia dei forti coi deboli, una struttura dal numero impressionante di amministrativi ma costantemente deficitaria sul fronte del personale sanitario, organici rimaneggiati durante gli esplosivi periodi estivi che fanno da contraltare a quelli invece in sovrannumero del Mazzoni di Ascoli, numeri letto più che sufficienti ma che non bastano mai per una cronica disorganizzazione, comparti che scoppiano ed altri che latitano, persone che lavorano per quattro ed altri (tanti troppi) che vanno in permesso per elioterapia (al mare) dietro prescrizione medica del solito dottore, faide interne anche tra i due plessi…

Circa 9 anni fa muovevo i primi passi da consigliere comunale quando firmai una mozione presentata dal consigliere di AN Giorgio De Vecchis la quale intendeva soltanto attenzionare, per usare un termine in voga, il declino del nosocomio sambenedettese. Venni pesantemente redarguito dalla classe dirigente del mio partito perchè a loro dire, quella mia azione avrebbe prodotto da lì a poco gravi ripercussioni da parte del governo regionale amico dell’amministrazione dell’epoca.
Oggi la mia consapevolezza mi porta a dire che non si può più restare in silenzio sull’importantissimo tema della sanità. A prescindere da chi siano i nostri governanti, amici o meno, il sistema sanitario deve funzionare, punto.

Il nostro presidente Luca Ceriscioli che ho sempre stimato e che ho contribuito a far eleggere (con i miei 2800 voti) sa che gli impegni assunti in campagna elettorale vanno rispettati e appena accadrà (fino ad oggi poco si è visto) sarò il primo a rallegrarmene. Diversamente sappia che mi troverà costantemente incazzato. L’Ospedale Unico (di eccellenza) è ovviamente un progetto condivisibile ma nel frattempo (un frattempo molto, molto lungo) i servizi ospedalieri che siano di Area Vasta o meno debbono essere di qualità e dai tempi di attesa ragionevoli. Come ha sempre detto Ceriscioli la salute dei cittadini non può essere trattata con il pallottoliere. Urge insomma uno scatto di reni, investimenti, più che rassicurazioni (se i fondi ci sono mettiamoli in campo).

Non possiamo consolarci col fatto che ci sono tante cliniche private convenzionate disponibili ad offrire posti letto, anzi. E’ come se io che faccio il tributarista mandassi la mia clientela presso un altro commercialista e poi mi lamentassi di non vederla tornare se non per usufruire gratuitamente di alcune prestazioni che il mio collega non può garantirgli. Tenere le strutture pubbliche ai minimi livelli non fa che aumentare i fatturati di quelle private, le quali sono ben liete di prendersi la “ciccia” ma si guardano bene dall’accollarsi reparti come quelli del Pronto Soccorso che sono a “rimessa totale” o di acquistare costosissime e nuove apparecchiature. Far funzionare il pubblico é possibile: in altre regioni questo avviene, facciamolo.

E non possiamo neppure consentire che questo tema venga lasciato ad appannaggio dei Pentastellati. Di questi ultimi giorni infatti la loro dichiarazione in base alla quale intendono raccogliere 10000 firme (e certamente ci riusciranno, visto il tema caro della Salute Pubblica), non possiamo più tacere. E’ finito il tempo delle parole ed è arrivata l’ora dei fatti nella quale i cittadini debbono pungolare e protestare mentre i governanti debbono dare risposte: è in gioco la salute dei nostri figli, la vita dei nostri genitori”.

A Benigni ha risposto prontamente Fabio Urbinati: “Bella riflessione Claudio. È proprio per questo che ho preso una posizione chiara in attesa della struttura unica. Spero però che mi aiuterai a portare alla luci fatti e persone che negli ultimi anni hanno portato a questa situazione. L’Area vasta risale a più di 10 anni fa, non è difficile individuare i colpevoli. Spero tu abbia la voglia di guardare avanti come me, altrimenti faremo il solito gioco di chi conosciamo bene entrambi”.

E’ stata quindi la volta di Luciano Sgolastra, un veterano del Pci dei tempi d’oro.
“Spero che il tuo stato di salute sia tutto ok, poi condivido il tuo lungo scritto perchè – scrive Sgolastra – in questi anni anche io ho avuto bisogno di ricorrere all’ospedale di San Benedetto del Tronto, in primis al Pronto soccorso, dove le ore di attesa sono oscillate dalle 10 alle 13 ore (record, e mi andò bene a detta degli addetti perchè ci fu un’altra emergenza dove fu chiamato un sanitario di turno/reperibile quindi nel fare l’urgenza firmò anche il mio referto altrimenti dovevo ritornarci il giorno dopo).

Da anni conduco la mia micro battaglia/denuncia e quando leggo notizie in merito ai problemi del nostro nosocomio da una parte mi rallegro perché scopro che nelle disavventure non sono il solo a riscontrare i disservizi, ma dall’altra parte fa incavolare  perchè non è più tollerabile assistere al decadimento di una struttura che nel passato è stato vanto della nostra comunità. Ora tutto e rimandato all’ospedale unico ma intanto la sanità nel nostro territorio è in declino, mortificando anche i professionisti e i lavoratori che vi operano. All’Ospedale unico ci si deve arrivare senza che il livello dell’assistenza ospedaliera venga ridotta come sta accadendo nel nostro territorio. Ho scritto in altro commento che è ora che la classe politica/amministrativa per recuperare un po’ di credibilità e di passione e partecipazione della gente deve annunciare/promettere di meno e realizzare/fare di più le cose e poi annunciare: prima si fa e poi si annuncia”.

Il dibattito è proseguito con il commento del sindacalista Cgil Francesco Vagnoni.
“E’ proprio vero, bisogna passarci. Io mi sono fratturato l’omero della spalla destra – il racconto di Vagnoni – ed avendo raggiunto il nosocomio accompagnato in auto da mia moglie, ho avuto codice verde ed ho fatto insieme ad altte diverse decine di sventurati, ben 17 ore di attesa più altre 9 in sala gessi. Naturalmente il personale medico e paramedico era sotto stress per il super lavoro dovuto ai codici gialli barellati, in continuo arrivo. La verità è che l’ospedale è una struttura per acuti e con una popolazione che invecchia, 1/4 di ultrasessantacinquenni, cronicità in aumento, si scaricano dove non dovrebbero.

Bisogna ripensare il sistema sanitario regionale, bene l’ospedale unico di eccellenza, ma senza un supporto territoriale (Case della Salute), non risolverà niente, anzi. Con la giunta precedente si era sottoscritto un accordo tra Regione e sindacati con il quale si prevedeva 40 Case della Salute in tutta la regione, e nella provincia di Ascoli Piceno quattro, due subito negli ex ospedali chiusi (Offida e Ripatransone-Montefiore) e due entro la fine della legislatura (uno ad Ascoli ed uno a San Benedetto del Tronto). Ceriscioli ha cancellato tutto, inventandosi gli Ospedali di Comunità che servono soprattutto al pesarese, dove gli ospedaletti non sono mai stati chiusi. Ne vogliamo parlare o lasciare spazio alla demagogia inconcludente del movimento pentastellato?”.

Nella discussione tra esponenti di centrosinistra si è inserito Giorgio De Vecchis, consigliere della civica  di minoranza Ripartiamo da Zero.
“Tutto condivisibile e come da te affermato – il post di De Vecchis – predicato da me e da altri da decenni. L’unico errore è che le prestazioni erogate dalle cliniche private ai cittadini sambenedettesi e marchigiani da tempo immemore sono sempre le stesse (quantomeno a valore, poi è stata rimodulata la tariffa quindi qualche prestazione in più in termini numerici può esserci stata ma è trascurabie). Per essere più tecnici possimo fire che il budget di convenzionamento e più o meno lo stesso da dieci anni (probabilmente meno che più in termini reali) quindi sul territorio c’è stata solo una netta diminuzione (col progressivo smantellamento dell’ospedale ) dell’offerta reale dei servizi sanitari non compensata da nulla, nonostante la Costituzione. E ciò è dimostrata dal permanere delle liste di attesa, che (queste sì) favoriscono il privato puro (non convenzionato) e condannano a morte il più debole da un punto di vista economico e culturale. E le liste di attesa erano l’impegno dei primi cento giorni. E Urbinati che pensa di risolvere il problema con l’ospedale unico. Se sommi due schifi, avrai semplicemente uno schifo unico in una struttura nuova da 200 milioni (così pare costi il Marche Nord). Con i soldi dei privati? Intanto la gente muore di disorganizzazione “sottile”. Meglio che mi fermo qui”.

Infine Giorgio Fede del Movimento 5 Stelle.
“Vista la vostra preoccupazione – il commento di Fede –  ed i fatti riferiti all’unanimità di giudizio, penso che sia doveroso invitarvi a firmare la petizione che il Movimento 5 Stelle ha avviato a tutela del nostro nosocomio. Per evitare imbarazzi, si è ritenuto di non rappresentare il simbolo del Movimento sui modelli. La difesa dei servizi sanitari pubblici, non è un’azione contro la politica, i partiti, i direttori, le cliniche private o altro. È semplicemente una sensibilizzazione della Giunta Regionale a favore di tutti noi Piceni, nostra, dei nostri familiari. Ben venga l’impegno di Fabio Urbinati o di Peppe Giorgini, ciascuno dalla propria posizione.
La loro voce sarà amplificata dalle tante firme attese, per cui, se lo ritenete giusto, dateci una mano a raccoglierle, il nostro ospedale e la nostra salute ne avranno giovamento.

Il depotenziamento lo stiamo rilevando tutti (almeno su qualcosa siamo d’accordo). Tralascio l’analisi sulla responsabilità politica (non serve e lo sanno tutti) ma anche Fabio, nelle sue affermazioni, evidenzia come gli interessi di parte, più che di partito, trasversali a tutti gli schieramenti, hanno prodotto questo risultato.
Allora facciamo qualcosa di buono, non pensiamo: “Io sono del PD”, “Io del PDL” o “Io del M5S”. Diciamo tutti: “Io sono Sambenedettese”, o anche Piceno, e lavoriamo insieme su questa protesta, forte, per la salute dei nostri cari.

Come avete detto, purtroppo in Ospedale ci passeremo tutti, e soffrire o a causa o grazie a questo o quel partito, o politico, non fa piacere a nessuno.
Sull’ospedale unico, sappiamo tutti che non è altro che una chiacchiera, non solo di oggi ma da oltre 10 anni. Non ci sono progetti, aree, strategie, finanziamenti: niente. Se anche il percorso partisse oggi, non vedrebbe la luce prima di 10-15 anni. Molti di noi (augurandoci tutti buona salute) non riusciranno, non dico a curarsi, ma neanche a morirci (scusate l’affermazione forte).

Se tutti i tuoi colleghi, Claudio Benigni, come te avessero sostenuto l’azione di Giorgio De Vecchis, forse oggi parleremmo di altro, sicuri di avere una buona assistenza, magari con la libera scelte di usufruire anche della sanità privata di eccellenza. Magari oggi non sarebbe neanche esistito il Movimento 5 Stelle, non ce ne sarebbe stato il bisogno. Per cui, agiamo da Piceni e facciamoci sentire, poi ciascuno svolgerà la sua azione. Mandate la gente a firmare la petizione, piaccia o no è l’unica arma che abbiamo e auguriamoci nel frattempo buona salute”.

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