Referendum Costituzionale, il prof. Alleva spiegherà le ragioni del No

Il Comitato per il No al Referendum Costituzionale di Ascoli Piceno, in collaborazione con l’Arci, l’Anpi e il Movimento Agende Rosse Paolo Borsellino di Ascoli, organizza un convegno mercoledì 14 settembre alle ore 18.00 presso l’Auditorium Casa della Gioventù. A intervenire sarà il docente di Diritto del Lavoro dell’Università Politecnica delle Marche Piergiovanni Alleva, il quale spiegherà le ragioni del No:

“Questa volta abbiamo voluto invitare un esperto del diritto del lavoro e non un costituzionalista – dice Alessandro Cappelletti, referente del Comitato per il No di Ascoli – speriamo che all’evento partecipino numerose persone. Le ragioni per cui a nostro avviso è opportuno votare no sono diverse: innanzitutto il bicameralismo non viene superato ma continueremo ad avere due Camere che legiferano insieme su molte materie, anche se non su tutte, quando invece si poteva abolire il Senato e passare al monocameralismo. Diminuiscono i senatori ma la struttura del Senato rimane tale e quale, il risparmio è di soli 50 milioni, una cifra irrisoria per le casse dello Stato. Per la richiesta di referendum abrogativo le firme richieste aumentano da 500 mila a 800 mila. Inoltre, è una riforma scritta male senza minimamente consultare le opposizioni. La nuova legge elettorale e la riforma costituzionale sono connesse. Passi, se al primo turno una lista supera il 40% e ottiene il premio di maggioranza. Ma chi vince al ballottaggio, anche di un solo voto, governerebbe grazie ad un vero premio di minoranza”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente dell’Anpi di Ascoli, Piero Perini: “Purtroppo la campagna referendaria è partita male e sta finendo peggio – ha dichiarato Perini – come Anpi abbiamo ricevuto tantissimi attacchi anche da parte delle istituzioni. Il tema della Costituzione è un tema a noi molto caro visto che molti partigiani hanno perso la vita proprio per difendere la nostra Costituzione. Noi dovremmo avere più voce in capitolo di tutti. La nostra decisione di votare no è venuta fuori da un congresso nazionale. Se vincesse il sì c’è il rischio di un uomo solo al comando, esperienza già vissuta in Italia nell’era Mussolini che non vorremmo alcun modo che si ripeta”.

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