Riserva della Sentina e le due carcasse di tartarughe. Chelli: «Il nostro mare grida aiuto»


SAN BENEDETTO DEL TRONTO – E’ notizia recente il rinvenimento di due carcasse di tartarughe marine alla Sentina. Al fine di fornire un’informazione sempre più esaustiva e completa, abbiamo intervistato Stefano Chelli, naturalista e ricercatore UNICAM, nonché collaboratore per la “Riserva della Sentina”.

«Sul litorale della Riserva Sentina – afferma Chelli – sono stati rinvenuti due esemplari morti di Tartaruga marina della specie Caretta caretta. Erano in avanzato stato di decomposizione quindi probabilmente sono morti da giorni, se non settimane. Sono finiti sulla spiaggia a causa della mareggiata dei giorni scorsi. Uno dei due esemplari è di dimensioni notevoli, con un peso stimato di circa 60 kg, l’altro invece è più piccolo.
A dispetto di quanto comunemente si pensa, il mare Adriatico ha una ricca biodiversità e le Tartarughe marine lo frequentano durante tutto il corso dell’anno soprattutto per alimentarsi, ma a volte (molto raramente, a causa dell’elevato impatto antropico delle nostre spiagge) anche per nidificare.

Purtroppo Caretta caretta è una specie a rischio; molteplici sono le minacce a cui è esposta e tutte derivano dall’azione diretta o indiretta dell’uomo: dalla pesca accidentale, all’impatto con eliche di imbarcazioni, all’ingerimento di materiale plastico scambiato per cibo, fino alla riduzione dei siti adatti alla nidificazione.
Senza autopsia non è possibile accertare le cause di morte dei due esemplari rinvenuti in Sentina.

Una cosa è però certa: il nostro mare grida aiuto ormai da molti anni. Non è più possibile fare “orecchie da mercante”, ne vale la nostra stessa qualità della vita (anzi, sopravvivenza!). A livello globale occorre intraprendere iniziative decise, ma anche localmente si può agire con efficacia. Eliminare l’utilizzo di plastica monouso, rendere il settore della pesca più sostenibile, istituire aree di protezione degli ecosistemi e della biodiversità dove le attività umane devono essere regolamentate e a basso impatto. Sono alcune delle misure che si possono intraprendere.

In questo contesto mi permetto un commento: non ascolto dibattiti seri su questi temi da anni nella nostra comunità. Le istituzioni, la politica, l’associazionismo e ciascun singolo cittadino sono chiamati a fare scelte importanti per il futuro del nostro territorio e del pianeta intero. In particolare ritengo indispensabile che si rilanci la discussione sul Parco Marino del Piceno (così come si sta facendo in questi giorni al Conero), per troppi anni chiusa in un cassetto, ma oggi fondamentale per garantire un futuro sostenibile (anche turistico!) alla costa Picena».

Fotografie di Giuseppe Di Fazio, dal gruppo Facebook “Investigatori Naturalistici”

 

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