Sanità, Falco e Baiocchi: «Unica speranza: Ascoli e San Benedetto come zone disagiate»

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Arriva ancora una netta presa di posizione del “Salviamo il Madonna del Soccorso”. Questa volta il comitato prende in esame – commentadole – l’esternazioni dell’attuale vicepresidente regionale e del candidato alla carica di Governatore per la coalizione di centro-sinistra.

Pochi giorni fa, sulla stampa locale, abbiamo finalmente potuto leggere il programma della sanità dei candidati regionali del Piceno per il partito che da 27 anni governa la Regione. La signora Casini, che ha negato l’esistenza dell’UTIC e della Rianimazione al Madonna del Soccorso dimostrando in tal modo una profonda conoscenza della sanità sulla costa, così si è espressa:

«Non tutte le cure si devono ricevere in ospedale». Che grandiosa novità! Certo che non tutte le cure si devono fare in ospedale. È da qualche secolo che le cose vanno così.

«Al Pronto Soccorso di San Benedetto, durante l’emergenza, si sono recate poche persone. Questo dovrebbe far comprendere a tutti il cattivo uso che si fa del Pronto Soccorso». Questo avrebbe dovuto far comprendere alla signora che i pazienti non Covid non potevano recarsi al Pronto Soccorso di San Benedetto. Inoltre speriamo che la signora si sia resa conto di quanto sono aumentati gli accessi al Pronto Soccorso di Ascoli perché ci andavano anche i pazienti di San Benedetto.

«Ad ogni modo, dopo il Covid il Balduzzi verrà rivisto». E la signora sicuramente sa già come verrà rivisto e cosa verrà cambiato.

«Mi preme precisare che noi non abbiamo mai pensato di chiudere le due strutture attualmente esistenti, che anzi verranno potenziate».

Immaginiamo che quel “noi” si riferisca alla signora e al Presidente Ceriscioli. Ma Ceriscioli e la signora hanno detto, in passato, quanto segue:

1 agosto 2018: «Una slide mostrata ai Sindaci mostrava come Ascoli e San Benedetto avrebbero avuto la struttura e le dotazioni di un ospedale di Comunità». Esattamente come quello che dovrebbe già esistere, secondo la signora Nespeca, ad Offida. Che meraviglia: Ascoli e San Benedetto come Offida (dove non c’è e non ci sarà mai il Pronto Soccorso, né ci saranno reparti per acuti).

10 settembre 2018: «Ascoli e San Benedetto diventeranno strutture territoriali».

1 settembre 2019: «L’ospedale Madonna del Soccorso di San Benedetto e il Mazzoni di Ascoli Piceno lasciano la loro funzione originale e mantengono quella sanitaria […] vogliamo che siano due contenitori di salute. L’attività per acuti si farà nell’ospedale nuovo. Noi ora reggiamo i due punti nascite di Ascoli e San Benedetto perché abbiamo la prospettiva di un ospedale unico». Più chiaro di così…

E pochi giorni fa, 7 agosto 2020, Mangialardi alla festa dell’Unità a San Benedetto ha confermato: «In attesa dei nuovi ospedali».

Ancora la signora Casini: «Detto ciò occorre una struttura altamente tecnologica per le acuzie». Sarebbe molto interessante sapere, poiché sino ad ora tolte le fumose affermazioni come questa dell’alta tecnologia non è mai stato mostrato nulla di preciso in merito, che cosa ci sarà di diverso rispetto alle attuali dotazioni dei due ospedali. E non parlateci di nuovi macchinari, perché vengono già comperati (certo, a San Benedetto molto meno che ad Ascoli).

L’unico “appiglio” secondo il comitato

A questo punto abbiamo una sola speranza: che la Casini e Mangialardi decidano di considerare “zone particolarmente disagiate” sia Ascoli sia San Benedetto. Solo in questo caso, infatti, potremmo avere, secondo l’articolo 9.2.2 del Balduzzi, un ospedale che avrebbe: il Pronto Soccorso, un reparto di Medicina con 20 posti letto, una chirurgia che farebbe interventi di Day Surgery con eventuali ricoveri nei letti della medicina. Meglio di niente… Anche se considerare disagiate la quarta e la quinta città delle Marche richiede una notevole dose di fantasia.
Ma dalla signora Casini possiamo aspettarci questo ed altro, viste le sue passate e presenti esternazioni.

Falco e Baiocchi lamentano una disparità

Ad adiuvandum, è del giorno di Ferragosto la notizia: “Mangialardi e Biancani annunciano la chiusura dell’Ospedale di Fano”.“ Si farà l’Ospedale tra Pesaro e Fano, è nel nuovo piano sanitario appena approvato”.
Ma in questo piano, a pagina 55, è anche previsto che «sarà individuato come presidio di 1 livello il Presidio Ospedaliero Unico AV2 sulle tre strutture di Jesi/Senigallia/Fabriano. Calcolando che gli abitanti di Ancona e dei comuni limitrofi si rivolgono a Torrette, e anche che gli abitanti di Fabriano e zone limitrofe manterranno l’ospedale, restano poco più di 188.000 abitanti per 868 km2: per questa popolazione e questo territorio sarebbero necessari dunque due ospedali, Jesi e Senigallia.

Per la provincia di Ascoli Piceno, con 206.000 abitanti e 1.228 km2, ritengono basti un unico (vero) ospedale! È palese la grandissima disparità tra Ancona e la “periferia” sud: lassù si mantengono tutti gli ospedali, articolati tra loro; invece qui in AV5, dove già esiste da cinque anni il Presidio Ospedaliero Unico articolato in due ospedali, si smantellerà tutto, e le due città principali avranno una struttura distrettuale. Che meraviglioso esempio di uguaglianza sanitaria e sociale!

Per il resto, cari lettori, Pagliare, Pagliare e ancora Pagliare. Con gli 800 milioni di euro da spendere. E la sanità territoriale? Passata l’acuzie del Covid è scomparsa, come al solito.

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