Scontri Inter-Napoli, fermato Ciccarelli: fu coinvolto negli scontri che portarono alla morte di Filippini

MILANO – Primi provvedimenti nell’ambito dell’inchiesta sugli scontri avvenuti prima della partita Inter-Napoli dello scorso 26 dicembre che hanno portato alla morte dell’ultrà Daniele Belardinelli. Marco Piovella, il capo ultras della curva dell’Inter, è stato arrestato su richiesta della Digos della Questura e della procura di Milano sulla base degli elementi raccolti negli ultimi giorni di indagini e di interrogatori. Tra gli indagati c’è anche uno storico esponente del tifo nerazzurro, Nino Ciccarelli. L’uomo è stato convocato ieri dalla Digos ed è uscito in tarda serata dalla Questura di Milano. Ciccarelli, 49 anni, fondatore della tifoseria dei Viking nel 1984, ha alle spalle una serie di guai giudiziari con già 12 anni di carcere scontati e 5 anni di Daspo, misura ancora in corso. Proprio Ciccarelli viene coinvolto negli scontri del 9 ottobre 1988 che porteranno poi alla morte del tifoso bianconero Nazzareno Filippini. Nel corso del lungo interrogatorio di ieri sera, come 30 anni fa, Ciccarelli ammette di aver partecipato agli scontri, anche se non dice nulla di più.

Ciccarelli, al tempo 19enne, viene trasferito dal carcere di San Vittore al carcere di Ascoli per l’inchiesta giudiziaria insieme ad altre quattro persone: poi verrà prosciolto. Si accerta comunque che quella di Nazzareno non è una morte accidentale, ma la giustizia lascerà negli anni impunita quella triste pagina sportiva. Durante le indagini i quattro ragazzi negano tutto. Ciccarelli, in lacrime, disperato, balbettando, fornisce un alibi. “Sì, ho fatto casino ad Ascoli – afferma agli inquirenti – ma non c’entro con Filippini. Ero più lontano, ne stavo pestando un altro”. Nella sua casa al piano rialzato di un casermone di Quarto Oggiaro, alla periferia della città, sfilano un paio di amici che tranquillizzano la mamma. “No signora, Nino non c’entra, era con noi” dicono alla signora Carmela che mostra gli album del figlio, le sue foto nuove nuove con Zenga, Brehme, Matthaus. La sua collezione di fotografie a colori, ricche di fumogeni e sciarpe alzate, tutte scattate sulla Curva Nord. “Non volevo che andasse allo stadio, a far tifo – dice la madre – perché lui finisce sempre in mezzo. Ma Nino rispondeva: mamma, meglio lo sport che la droga. E questo è un quartiere difficile, il ragazzo doveva distrarsi. Ma è buono, pensi che la scorsa estate ha fatto sempre il volontario sulle autoambulanze, per guadagnarsi le 200mila lire.”

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