Stagione covid, De Panicis: “Presenze dimezzate. Investire sul luogo”

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – L’estate 2020 passerà agli annali come la stagione del Covid. Tante le incognite sulla tenuta del sistema economico della Riviera, e su tutte l’andamento del turismo fornisce indicazioni efficaci a farsi un’idea delle difficoltà che stanno attraversando gli operatori. Ne parliamo con Gaetano De Panicis, presidente dell’associazione albergatori.

Come è partita l’estate del covid?
“È senz’altro partita sottotono: gente ha paura, al di là della questione economica, che pure incide. Ma è più la paura. Gli alberghi più di tante persone non potranno ospitare per far rispettare le distanze di sicurezza. Più che prevedibile: tutti, anche la Sardegna soffre, anche peggio di noi”.
Come si profilano luglio e agosto in termini di prenotazioni?
”La stagione si potrà considerare partita dal 19 luglio, quando saremo a un buon 60%. Fino a settembre può essere in parte recuperata. Ma sarà una stagione a metà, nel migliore dei casi”.
Le misure di sicurezza saranno un problema come per gli chalet?
“Il nostro entourage è una grande famiglia, se qualcuno si sente male e va in quarantena, in hotel ci soggiorna. Rischia tutto l’albergo. Il turista per definizione è quello che passa una notte almeno fuori dalla sua residenza e non per motivi di lavoro. Non è quello che va al mare, è anche quello. Da noi la situazione è più severa, richiede più responsabilità. Se uno sta male deve fare il tampone e si mette sotto controllo tutta la struttura. Anche se non l’ha preso qui però soggiorna qui. B&B e alberghi sono quelli che rischiano di più. Noi dobbiamo gestire la situazione se diventa gravosa, e saperla gestire. A differenza di chalet, bar o ristoranti in cui il turista transita, ma non soggiorna”.
Le strutture cittadine sono tutte attive?
“Si, bene o male hanno riaperto tutti. Per valutare il ritardo con cui siamo partiti, è come se fosse fine maggio, invece siamo a stagione iniziata”.
Lo stato elargisce il contributo di 8.000 euro per una stagione che è un’incognita.
“Si chiede il contributo ma non si sa se arriva, e quando. Noi ci scontriamo con una realtà italiana che è tutto mare. Le aspettative di chi fa vacanza sono diverse da chi ci abita. Le spiagge sono di tanti tipi, l’Abruzzo è come San Benedetto, poi c’è Capri che genera diverse aspettative. Abbiamo molta concorrenza e tanta offerta. A febbraio si pensava il covid finisse prima. I turisti alla fine saranno il 50% in meno: c’è paura. E la situazione economica non aiuta, anzi. Ma dal 19 luglio la situazione partirà, anche se alla fine ci sarà il 50% in meno di presenze”.
Cosa si potrebbe fare per aumentare l’attrattività della città?
“Il lungomare andrebbe finito, la attraversa tutto: che l’opera si protragga da 15 anni mi sembra un po’ troppo. Il lungomare è lo specchio della città. Piunti ci ha promesso che a ottobre inizierà il completamento del lungomare. Siamo in un mercato dei luoghi, dobbiamo vincere come luogo, poi vengono gli alberghi. Se tu costruisci il più bell’albergo del mondo in un luogo brutto, non ci verrà nessuno. Se tu costruisci una capanna in un luogo bellissimo sarà piena. È il luogo che fa il prezzo, non l’albergo”.
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