Acquasanta e Arquata chiedono la rimozione delle macerie: “Non si perda altro tempo, dobbiamo ripartire”

Il Consmari, la società incaricata dello smaltimento delle macerie dalle zone terremotate, ha bloccato le sue attività a causa di una somma ancora da riscuotere per i lavori fatti da parte della Regione Marche. Si parla di circa 8 milioni di euro.  I problemi principali ovviamente si hanno anche ad Arquata e Acquasanta, i comuni che hanno subito le ferite peggiori.

“Non ci aspettavamo una situazione del genere che sicuramente porterà molti problemi non solo ai nostri concittadini ma anche ai piccoli imprenditori e a tutto l’indotto” spiega il sindaco di Arquata Aleandro Petrucci, “Speriamo vivamente che il 4 maggio la cosa possa già essere risolta perché i cantieri devono ripartire. Non possiamo accettare anche questo problema” prosegue Petrucci ,”Ci sono ancora 45mila tonnellate di macerie ancora da smaltire e pensiamo ci voglia ancora un anno per terminare il completo smaltimento. Tra virus e incertezza i problemi sono ancora tanti. Il 30 aprile ci sarà una nuova videoconferenza con il commissario Legnini e parleremo anche di questa situazione” conclude il primo cittadino arquatano.

“Questo contenzioso deve terminare il più presto possibile. Spero vivamente che ad occuparsi dello smaltimento delle macerie possa tornare la Picenambiente” dice il sindaco di Acquasanta Sante Stangoni, « E’ un’azienda del territorio che crea anche indotto. Vogliamo ripartire il più presto possibile visto che c’è bisogno di demolire gli edifici, perché questa situazione ormai va avanti da troppo tempo” aggiunge Stangoni , “Ho avuto modo di parlare con il commissario Legnini e ho avuto l’impressione di una persona che ha le idee chiare e che ha capito tutto di questa situazione. Adesso abbiamo l’impressione di essere veramente ascoltati” aggiunge Stangoni “La nostra paura è che molte delle attività che sono ancora rimaste sul posto, possano chiudere con la crisi amplificata dal coronavirus” spiega Stangoni, “Speriamo che ci  sia anche un decreto  che possa distribuire risorse a fondo perduto per poter permettere alle attività di ripartire” conclude Stangoni.

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