“Assurdo paragonare Ittico al Summer Jamboree”, l’affondo di Gabrielli (FI)

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “A chi pensa di poter puntare su “Ittico” per dare alla città un evento che nel tempo possa assumere l’importanza di iniziative simili al Summer Jamboree, direi che il caldo di questi giorni ha offuscato la capacità di ragionamento”. L’ex presidente del consiglio Bruno Gabrielli va all’attacco del festival del brodetto e del pesce azzurro Ittico.

“Il Jamboree, nei dodici giorni in cui è andato in scena quest’anno, ha portato in quel di Senigallia qualcosa come 420.000 presenze da tutta Europa. A nulla varrebbe oppugnare il fatto che sia arrivato alla sua diciottesima edizione mentre con Ittico saremmo solo all’anno zero, perché di sagre di pesce fritto, brodetti e alici più o meno scottanti in giro per l’Italia ce sono a migliaia”.

Il festival Ittico è alla prima edizione. E’ stato presentato in conferenza stampa lunedì 7 agosto, dal segretario provinciale Confesercenti Sandro Assenti (ideatore), dal sindaco Pasqualino Piunti e altri.

“Sarebbe interessante poi comprendere – ancora Gabrielli –  il ragionamento posto alla base da chi non ha ritenuto di portare avanti Anghiò poiché non idoneo e dispendioso sostituendolo con uno che lo scimmiotta in tutto e per tutto rimanendogli comunque lontano anni luce ed in proporzione alla durata molto più contenuta di certo altrettanto costoso”.

Gli anni passati si svolgeva il festival del pesce azzurro Anghiò, tagliato dall’amministrazione di centrodestra.

“Forse qualcuno – rimarca Gabrielli – dirà che Ittico non ha costi per l’amministrazione comunale. Ebbene io non credo che questo possa essere una valida discriminante poiché in eventi come il Summer Jamboree tutti i principali attori pubblici intervengono, anche cospicuamente, riconoscendone il valore. Ed Anghiò aveva ed ha tuttora tutta la dignità per essere riconosciuta un’iniziativa di primario valore.

Il segretario provinciale della Confesercenti dice che Anghiò era diventato una sagra capace di arrecare danni economici consistenti alle attività ristorative della città. Ebbene, dato per vero quanto assunto, ci dica il prodigo Assenti come inquadra “Ristoro al Porto” che per un periodo ben più lungo di tempo ingerisce nelle dinamiche commerciali di quelle attività ristorative che sono aperte in città per 365 gironi all’anno.

Sia chiara una cosa: non ho nulla contro Ristoro al Porto (va precisato che Ristoro al Porto ha ottenuto la licenza per esercitare la ristorazione, ndr).  Ma se una delle motivazioni addotte per la cancellazione di un evento che rappresentava un fiore all’occhiello per la nostra città, al pari di Fritto Misto per Ascoli Piceno, è il fatto che fosse divenuta una sagra che durava troppi giorni, allora qualcuno dovrebbe tirare le stesse somme. Ma così non è. Perché?

Non sono l’avvocato difensore di Stefano Greco, non ne ha bisogno tra l’altro poiché i numeri parlano chiaramente per le iniziative che intraprende su tutto il territorio Piceno e non solo, ma credo sia stato un errore strategico imperdonabile commesso da questa amministrazione quello di aver lasciato che Anghiò finisse nelle grinfie di Porto Sant’Elpidio distante dalla nostra città appena 35 chilometri”.

La stoccata finale di Gabrielli: “Da quello che abbiamo appreso dalle cronache giudiziarie di questi ultimi mesi il segretario provinciale della Confesercenti, piuttosto che disperdere risorse per sagre del pesce fritto, parimenti dannose per i ristoratori, farebbe bene a spiegare ai suoi consociati come intende onorare la sentenza emessa nell’aprile scorso dal Tribunale di Ascoli Piceno che vede condannata la Confesercenti (Sandro Assenti non è tra i condannati, ndr) ad onorare un debito di oltre 500.000 euro nell’ambito del fallimento del Cat Confesercenti. Attendiamo fiduciosi”.

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