Coronavirus, Urbinati e Talè: «Urge intervento per le imprese in difficoltà»


SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il fronte del coronavirus si ramifica e fa temere uno stravolgimento dei mercati. Fabio Urbinati e Federico Talè (Italia Viva) chiedono interventi per fronteggiare la crisi indotta.

I consiglieri infatti protocollano una mozione che chiede misure urgenti in sostegno delle imprese in difficoltà economica.

L’intervento di Italia Viva. «La tutela della salute prima di tutto – dichiarano i renziani – ma servono subito anche misure straordinarie a sostegno degli imprenditori marchigiani. Molti di loro stanno subendo gravi contraccolpi dell’emergenza coronavirus. Nel nostro atto di indirizzo si rileva una duplice preoccupazione. Da una parte, mettere in atto ogni misura idonea a fronteggiare la delicata situazione sanitaria, creando il più possibile per le Marche una cintura di sicurezza contro il coronavirus. Ma oltre a ciò, è altresì necessario sostenere tutte le imprese della regione che subiscono o che subiranno un danno a causa dell’epidemia».

La mozione. «Per questo, nel dispositivo, s’impegna la giunta a predisporre misure straordinarie di tutela economica per le aziende e le attività già alle prese con le conseguenze negative prodotte dalla crisi sanitaria. E anche per quelle che si troveranno a farci i conti nelle prossime settimane. Si prevede, inoltre, la necessità di richiedere al governo centrale lo stanziamento di risorse per fronteggiare, accanto all’emergenza salute, anche le ripercussioni economiche sulle aziende marchigiane».

I settori coinvolti. «Purtroppo autorevoli testate finanziarie hanno già lanciato l’allarme sul rischio di recessione tecnica per l’Italia a causa degli effetti del Coronavirus sull’economia. Ciò, per la combinazione di diversi fattori. La restrizione della mobilità e il blocco del lavoro. Ma anche l’interruzione delle catene di forniture e i timori che scoraggiano il turismo. E le aziende marchigiane di numerosi settori non rimarranno certo immuni da tali problematiche. Pensiamo, ad esempio, a quelle dell’import export; a quelle del comparto tessile, abbigliamento e calzature, già alle prese con difficoltà di approvvigionamento di materie prime dalla Cina. Infine a quelle che hanno nel Paese asiatico un importante acquirente dei loro prodotti. Senza considerare le ricadute in ambito turistico e culturale e sul relativo indotto: agenzie di viaggio, albergatori, ristoratori, commercianti, siti museali, associazioni teatrali.

Il mondo del lavoro rischia di pagare un conto altissimo e Regione e Stato centrale devono adottare in fretta iniziative in grado di fronteggiare lo scenario di grave crisi economica che si va profilando».

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