“Fase due”, la proposta della Fiepet: «Pedonalizziamo parte del centro»

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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – La fase due dell’emergenza si avvicina? La Fiepet avanza le prime proposte per rilanciare l’economia locale dopo la fase di quarantena generale.

La crisi. A parlare è Alessandro Marini, presidente della Federazione Italiana Esercizi Pubblici e Turistici. «È lampante la preoccupazione di tanti piccoli esercenti rispetto alle indiscrezioni che si rincorrono sulla cosiddetta fase due. Quando cioè anche bar e ristoranti potranno finalmente riaprire. Poco prima del lockdown le norme sul distanziamento e il divieto di vendita al bancone costrinsero molti a chiudere con qualche giorno in anticipo. Ma adesso che questa prescrizione potrebbe divenire la norma e perdurare per parecchi mesi il timore di non farcela è fortissimo. Secondo un sondaggio Swg-Confesercenti una attività su tre teme di non riaprire i battenti».

La realtà in Riviera. «Sono tantissimi i piccoli bar che vivono di colazioni al bancone, aperitivi in piedi. Locali che lavorano principalmente la sera con una clientela giovane. Spesso in pochi metri di occupazione di suolo pubblico. E ancora: i piccoli ristorantini che spesso hanno pochi posti a sedere grazie a qualche tavolino. Questi, che a San Benedetto sono tantissimi, con l’attuale status quo non riusciranno a rispettare le prescrizioni sull’ormai celebre metro e mezzo di distanza. Pertanto rimarranno tagliati fuori dalla possibilità di poter lavorare in tranquillità nonché da qualsiasi tipo di aiuto economico statale».

Le tasse. «Qualche giorno fa abbiamo chiesto un intervento all’amministrazione affinché si adoperi per l’eliminazione e la riduzione dei tributi locali. La semplice sospensione infatti comporterebbe solo uno spostamento delle cartelle. Confidiamo che questo appello venga riportato nelle sedi più opportune, come l’Anci. Tra l’altro dalla moratoria delle rate dei mutui si libererà oltre un milione di euro. Sono risorse immediatamente disponibili».

La proposta. «Ma la proposta che ci sentiamo di lanciare, in questa fase di timore e incertezza è un’altra. Molti di noi cercheranno di intercettare la liquidità messa a disposizione dalla Regione Marche e dal Governo centrale. Quindi ci indebiteremo per sopravvivere e sostenere i costi fissi quali affitti e utenze. Ma abbiamo bisogno di sapere che potremo operare, seppur stravolgendo il nostro lavoro. Se questa estate riuscissimo davvero a riaprire, dovremo poter contare sulla possibilità di posizionare tavoli distanziati. Per questo, visto che ovviamente diamo per scontato il congelamento del nuovo regolamento di occupazione di suolo pubblico, chiediamo che si inizi a ragionare sulla possibilità di pedonalizzare, anche per fasce orarie, diverse vie del centro a basso scorrimento. Chiediamo anche che si consenta una maggiore possibilità di occupare suolo pubblico, a partire da là dove si sia su zone pedonali. Una soluzione tampone, che duri almeno per la stagione estiva, così da tutelare la clientela e gli operatori durante la fase di emergenza. Pedonalizzare vie scarsamente trafficate e consentire maggiore occupazione laddove non fosse possibile chiudere al traffico potrebbe essere un piccolo palliativo alle evidenti perdite che la categoria tutta rischia di dover fronteggiare. Ma a costo zero per il comune. Questo invito, tra l’altro, è stato presentato anche dalla sede centrale Confesercenti al governo, essendo una problematica di interesse nazionale».

Il centro da pedonalizzare. «Piazza Ancona, Piazza Pazienza, Via Mentana, Via Montebello, Piazza Bice Piacentini e tante altre zone della città potrebbero essere chiuse in alcune fasce orarie. Così si permetterebbe alle attività di sopravvivere, visto che in pochi metri di dehors, per restare nelle prescrizioni, potrebbero essere posizionati giusto due, forse tre tavolini. Cosa che sicuramente non riuscirebbe a garantire la sussistenza delle attività.

Al di là dei proclami sulle varie fasi e le loro sempre più disparate date che ben poco ci appassionano, le preoccupazioni dei titolari e dei loro dipendenti sono reali e sapere che, nonostante le mille difficoltà, potremo provare a sopravvivere sarebbe già tanto. Ci permetterebbe di organizzarci sui DPI e la cartellonistica necessaria, di trovare soluzioni che garantiscano il distanziamento e di guardare con maggiore serenità al futuro, che oggi appare incerto e preoccupante, soprattutto in relazione ad una stagione che rischia di partire col freno a mano tirato».

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