Forza Italia incalza: “Qual è il futuro dell’ospedale di Amandola?”

ANCONA  – “Quando sarà di nuovo pienamente fruibile l’ospedale di Amandola? Come si pensa di intervenire per risolvere i problemi sanitari che affliggono oltre 20 mila persone residenti nella comunità montana dei Sibillini? Quale futuro attende  il personale medico e la Residenza Sanitaria Assistita?”

Se lo chiede Marcello Fiori responsabile nazionale Enti Locali di Forza Italia. Domande che il gruppo consiliare azzurro in regione , sollecitato da Fiori, ha rivolto al Presidente dell’Assemblea legislativa delle Marche attraverso una  interrogazione scritta del capogruppo Jessica Marcozzi.

“Ricordo- spiega Marcello Fiori- “che l’ospedale Vittorio Emanuele II di Amandola, venne chiuso dopo il terremoto dell’agosto 2016 riportando danni ma non di natura strutturale. Da quel drammatico momento la popolazione e gli undici sindaci del territorio non hanno avuto risposte concrete alla tutela al diritto alla salute. La Regione, che nel corso di un anno non ha realizzato né un vero ospedale da campo né tantomeno un pronto soccorso di primo livello ha deciso di realizzare un nuovo ospedale con un costo ipotizzato di circa 20 milioni di euro. Con tempi di realizzazione assolutamente incerti.  Ma ad oggi  nei comuni del cratere marchigiano c’è solo la certezza di dover passare un nuovo inverno ad assistere a quelle che gli stessi abitanti chiamano “le morti silenziose”. In montagna l’inverno è già arrivato e invece di ripristinare l’ospedale sono stati realizzati: un parco per cani e un grande capannone argento e verde per ospitare poche balle di fieno. Il pronto soccorso di primo livello, l’unica struttura che può salvare la vita dei pazienti, resta una “baracca” sprovvista anche di personale sanitario adeguato  che nel frattempo è stato trasferito o andato in pensione. Il personale paramedico, invece, è stato ricollocato nelle strutture della costa. Dell’ospedale di Amandola resta solo un primario ed un esiguo numero di medici che a turno partono da Fermo (un’ora d’auto su strada si montagna) ad Amandola. Un turno di pochi medici per far fronte all’emergenza e soprattutto sprovvisti di tutte le apparecchiature  necessarie. Non c’è più tempo da perdere – conclude Fiori”.

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