I bar e ristoranti temono per il loro futuro: “Sbagliato penalizzare un’intera categoria”

ASCOLI – Tra le categorie maggiormente coinvolte dal nuovo Dpcm ci sono i bar e i ristoranti. Queste attività possono operare dalle 5 fino alle 18 tutti i giorni ma le difficoltà sono enormi e il futuro non sembra molto roseo.

« Credo che questa volta la nostra categoria è colpita in maniera pesante. Stare aperte alle 18 è inutile, la città è vuota, gli uffici sono in smart working e non risarà più un orario serale che per noi era importante; adesso siamo a terra» dice Primo Valenti di “Lorenz” «  Non si può far pagare  un peso che è di tutti solo ad un gruppo di categorie. Sui famosi ristori sono molto dubbioso. Dopo l’estate avevamo ripreso bene, ma adesso potrei anche chiudere alle 16, perché tanto in giro non c’è nessuno» dice  « Ogni dipendente mi costa 3000 euro e se non incassi non puoi fare niente ma cercheremo di risparmiare il più possibile. Capisco che il governo l’abbia dovuto fare ma noi avevamo già pagato tanto, ma qui si blocca anche la catena agroalimentare» dice.

« Cerchiamo di capire i sostegni che arriveranno e speriamo che siano veri e immediati. Una cassa integrazione non può essere erogata dopo 5 mesi» dice Daniele Fabiani del ristorante “Vittoria”, « Cerchiamo di potenziare asporto e consegna a domicilio, anche per chi sta in quarantena. Come categoria siamo martellati; i pubblici esercizi non sono gli untori. La curva si è rialzata con la riapertura delle scuole e con i trasporti, non certo per i ristoranti» spiega « Ci si doveva preparare per tempo e l’aspetto sanitario andava rivisto e potenziato, non escludendo certe categorie. I controlli vanno fatti, qualcuno ha sgarrato e chi ha sbagliato doveva pagare, non  certo colpendo tutta la nostra categoria» dice Fabiani.

« Questa settimana applicheremo il Dpcm aprendo solo a pranzo, applicando la linea di questa settimana ma se le cose non cambiano, dovremo chiudere perché non posso permettermi di tenere tutto il personale assunto» dicono i titolari di “Desco” « Noi lavoriamo sopratutto a cena, a pranzo lavoriamo pochissimo e di conseguenza, potremo essere costretti a chiudere» dicono

Al ristorante “Capriccio degli Dei” la situazione è uguale. « Siamo afflitti perché stare aperti solo a pranzo per le nostre spese fisse che abbiamo. Agli aiuti non ci crediamo perché non possiamo stare aperti mezza giornata sperando che ci diano una mano» dice il titolare Giacomo Sacripanti « Abbiamo il diritto di lavorare. Ci sono tutti i requisiti necessari per stare tranquilli? Allora si lavora, altrimenti no» dice « Dopo le 18 il centro commerciale si riempie, mentre il centro città è deserto. Qui tutta la filiera soffre. Ho preso il pesce a San Benedetto e anche lì le persone sono disperate. Noi non siamo un fast food e chi viene qui preferisce fare cena. E’ una situazione molto dura».

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