Il circolo Rifondazione Comunista sul degrado sambenedettese: “La storia non si demolisce”

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il circolo del Partito Rifondazione Comunista interviene in merito alle condizioni di degrado in cui versano alcuni edifici e luoghi storici della città.

“Negli ultimi anni – si legge nella nota – è stato coniato in città lo slogan “la storia non si demolisce”, riferito al tentativo di rimozione, operato dalla passata amministrazione, di una struttura che negli ultimi decenni ha saputo legare a sé l’immaginario e l’affetto di gran parte della cittadinanza: lo stadio F.lli Ballarin. Tuttavia la realtà sambenedettese è, purtroppo, che la storia si cancella eccome. Esattamente come decenni di incuria hanno condannato l’impianto sportivo a un destino ormai segnato, allo stesso modo si stanno lentamente massacrando luoghi simbolo della città di ben altro valore architettonico e storico. Luoghi per i quali perdurando l’attuale situazione sarà sempre più difficile ipotizzare un recupero”.

“Alcuni di questi luoghi – continua il PRC – come il comune vecchio sono di proprietà pubblica. Altri, invece, coinvolgono proprietà private. Queste proprietà, tuttavia, non possono essere considerate come private nel senso dell’assoluta disponibilità dei proprietari correnti. Nel caso della torre guelfa o della caserma guelfa si tratta di beni culturali simbolo dell’incasato di Porto D’Ascoli, evidentemente insostituibili. L’attuale condizione di manutenzione e d’uso dovrebbe quindi essere inaccettabile per la collettività e ad essa si dovrebbe porre rimedio. Così come ci sembra incredibile che ad anni di distanza in Via dei Bastioni, nel pieno centro sambenedettese, restino inalterati sia i fattori di rischio per i passanti sia il degrado del recente crollo, in quella che somiglia sempre più ad un’attesa di nuovi cedimenti”.

“Occorre che le amministrazioni (comunale, regionale e nazionale) – concludono gli esponenti del PRC sambenedettese – si attivino per trovare immediatamente soluzioni in accordo con i privati coinvolti, per evitare il rapido deperimento di beni fondamentali per la storia sambenedettese. E qualora questo non fosse possibile per indisponibilità dei privati, andrebbe vagliata con urgenza anche la possibilità di un esproprio ai sensi dell’articolo 95 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D.Lgs. 22/1/2004 n. 42), rivolgendosi dunque direttamente al Ministero. Una simile decadenza non può essere tollerata oltre”.

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