Il grido di dolore delle palestre: «Abbiamo rispettato tutte le regole, adesso rischiamo di non riaprire più»

ASCOLI – Il Dpcm del governo Conte ha decretato la chiusura di un mese anche delle palestre, fino al prossimo 24 novembre. Un settore, quello del fitness, che stava cercando di ripartire dopo il precedente stop dello scorso marzo durante il lockdown e che adesso deve abbassare nuovamente le saracinesche, con il rischio di non poter riaprire più o tornare ad avere pesanti difficoltà economiche.

«Stiamo vivendo male questa situazione perché una parte della popolazione sta prendendo queste situazioni come modo per chiudersi in casa» dicono dalla palestra Tonic, «L’attività e il fitness sono un deterrente che stimola il sistema immunitario e combatte la depressione. Il benessere psicofisico che si ottiene con  queste attività non ha eguali. Dal 3 giugno abbiamo lavorato 10-12 ore al giorno senza nemmeno contrarre un raffreddore, perché il protocollo è  rispettato alla lettera. In una struttura grande come questa, abbiamo un campione statistico della città che ha prodotto solo gente sana, senza avere nemmeno un contagio» dicono.

 

«Ipotetici assembramenti qui li abbiamo avuti mai, così come i protocolli di sicurezza sono sempre rispettati come la doccia con il sapone prima di entrare in piscina e la sanificazione degli attrezzi dopo ogni uso» aggiungono i lavoratori della palestra «Il flusso di clienti da settembre è diminuito, le spese sono rimaste quelle, ma per il governo noi siamo attività non essenziali» dicono.

Anche alla palestra Phisiko si è molto lavorato per rispettare tutti i protocolli. « La palestra ha riaperto a giugno con grosse spese rispettando i protocolli, seguendo tutto alla lettera. Abbiamo fatto rispettare le norme ai clienti e la risposta è stata la chiusura, insieme a cinema e teatri, come se la nostra attività fosse solo un intrattenimento» dicono i responsabili della struttura di Via dell’Aspo, «Lo sport è salute e benessere fisico e mentale, la palestra non è il luogo del contagio. Potevamo  rimanere aperti fino alle 18 come i bar e i ristoranti, ma c’è una grossa mancanza di sensibilità. Qui chiuderemo in tanti perché le palestre hanno già subito un lockdown dal quale dallo Stato non è arrivato niente. Ci hanno dato solo spiccioli ma abbiamo acceso mutui che dobbiamo restituire» spiegano.

«I nostri istruttori hanno percepito solo i 600 euro del mese di giugno. La palestra è come una scuola, perché insegna alle persone ad occuparsi del proprio corpo e della salute» aggiungono, « Non si può partire solo nel sacrificare le nostre strutture. Poi tra un mese, se scendono i contagi, riapriamo e poi se risalgono, chiudiamo di nuovo? Chi lavora nel mondo dello sport è corretto e non compromette il rispetto delle regole. Perché accanirsi su di noi?».

« Abbiamo speso 560 euro per il protocollo di valutazione rischi, 1000 euro per le piantane per il gel, 300 euro per  mascherine e disinfettanti, abbiamo aumentato le ore degli istruttori e utilizzato un’impresa di pulizie per la sanificazione» dice Tiziana Gabrielli di Fitness Club, «Da marzo in poi abbiamo avuto tasse e  bollette  per un valore di 11 mila euro. Quest’estate, da 1300 iscritti siamo arrivati a 400, accumulando ancora debiti. Per fortuna sono riuscita a pagare gli istruttori, ma qualcuno fa lezione online o all’aperto e quindi gli unici che sono penalizzati sono i proprietari delle palestre» prosegue «I miei dipendenti hanno preso il bonus previsto dal governo e tutto questo è costato decine di riunioni con i commercialisti. Personalmente non prenderò nulla, perché ho un altro lavoro, ma credo proprio che sarà difficile riaprire» conclude.

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