Il padre donò gli organi, la figlia vorrebbe conoscere i riceventi

“Cosa darei per incontrarvi e, semplicemente, abbracciarvi in un profondo silenzio. Cercatemi se per puro caso leggete queste parole e se avete piacere”.

Questo l’appello lanciato attraverso i social da Eleonora Bruni, la figlia di Ortenzo Bruni, l’operaio 58enne morto il 4 giugno scorso dopo un incidente sul lavoro avvenuto il 31 maggio presso lo stabilimento industriale della Scandolara ad Ascoli Piceno. Lei e la mamma hanno dato l’autorizzazione all’espianto degli organi quando ormai per il loro congiunto non c’erano più speranze di sopravvivere alle gravi lesioni riportate nella caduta da un’impalcatura. “Il 4 giugno io e la mia mamma abbiamo deciso di donare i suoi organi – ha scritto la ragazza -. Il suo cuore è stato trapiantato entro le 48 ore a Siena ad un uomo di 64 anni, il suo fegato ad un ragazzo di 16 anni a Milano, la sua cornea e i suoi reni a tre uomini di 67, 64 e 48 anni ad Ancona e sono marchigiani. Mi sento di dirvi che ha vinto la vita. Abbiamo vinto noi con voi”. Nel ricordare il papà Elonora Ortenzi sottolinea che “era buono e pieno di vita”.
“Sono orgogliosa nel sapere che lui vive in ognuno di voi. Ho 27 anni, mio fratello 10 anni, mia figlia 7 e la mia mamma 50.  Viviamo ad Ascoli Piceno. Vi aspettiamo con il cuore in mano.Cosa darei per risentire il suo cuore battere” è l’appello che la figlia di Ortenzi rivolge a chi ha ricevuto gli organi, di cui ignora al momento l’identità visto che in Italia è vietato fornire ai parenti del donatore le generalità del ricevente.  “Purtroppo solo chi ci capita può capire. Ci darebbe un po’ di conforto e di pace”

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