In quattro pagine la mozione di sfiducia a Gabrielli

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Una mozione di sfiducia in quattro pagine, quella protocollata in Comune nella mattinata di venerdì 17 marzo. In tre pagine vengono esposte le motivazioni della sfiducia nei confronti del presidente del Consiglio Bruno Gabrielli, nella quarta le firme dei consiglieri di minoranza e maggioranza, ad esclusione del gruppo di Forza Italia e del sindaco Piunti.

Oggetto: Mozione di revoca ex articolo 7 regolamento per il funzionamento del Consiglio comunale.

“Fin dalla sua elezione – si legge nel documento –   l’eletto presidente è venuto meno ai compiti istituzionali di garanzia ed imparzialità, come del resto aveva intenzionalmente dichiarato nella seduta del 9 luglio 2016 (quando fu eletto, ndr). Lo stesso fin dal suo insediamento ha mostrato maggior interesse ad assumere un ruolo di protagonista della politica locale, come tale ponendosi in netta incompatibilità con l’esercizio del ruolo di garante e di terzietà della funzione del presidente”.

Nella mozione vengono citate dichiarazioni di Gabrielli apparse sulla stampa locale, che avrebbero dato forza alla sfiducia. Sul Corriere Adriatico del 19 dicembre 2016 Gabrielli rispondeva ad una domanda sulle sue ingerenze sui dehors, stadio Ballarin e riorganizzazione del personale dichiarando: “Sono un consigliere prima di tutto. Quale problema è? non sono un presidente super partes, visto che faccio politica e credo sia giusto mettere in atto l’esperienza maturata sul campo”.

La mozione si sofferma sulla missione a Torino per lo stadio Ballarn a spese del Comune “trasferta costata 544,30 euro. Sulla missione personale, mai autorizzata, non ha mai relazionato ad alcun organo. A suo dire il viaggio al Filadelfia di Torino è stata un’iniziativa politica personale, che andava anteposta al ruolo ricoperto”. E qui viene citata una intervista a Riviera Oggi.

La mozione poi si dilunga sul rinvio della convocazione del Consiglio aperto sulla sanità, culminato con l’esposto inviato al prefetto il 9 marzo 2017, firmato da cinque consiglieri di minoranza. Nell’esposto l’atteggiamento di Gabrielli viene definito “atto gravissimo di prepotenza istituzionale”.

Sul Resto del Carlino del 10 marzo 2017, Gabrielli ribadiva la sua scelta di fare politica.

La mozione si sofferma su uno sgarro ai danni dell’assessore alla cultura Annalisa Ruggieri (come Gabrielli milita in Forza Italia). “Il presidente del Consiglio impediva (nel mese di gennaio) alla commissione affari generali di svolgere il proprio ruolo istituzionale. Lo stesso, infatti, in data 13 gennaio 2017 in violazione delle norme regolamentari che disciplinano le sedute consiliari, non accoglieva la richiesta formulata da Annalisa Ruggieri di iscrivere all’ordine del giorno del primo Consiglio comunale utile l’approvazione del regolamento per la concessione dei contributi”.

Le iniziative di Gabrielli configurano “l’intenzione di effettuare vere e proprie azioni di controllo politico e di indirizzo in relazione agli atti portati dalla maggioranza (e dalla minoranza) in Consiglio comunale”.

La mozione cita la contestazione di Gabrielli al Festival del Brodetto e si sofferma sui dehors. “In merito alla proposta di delibera predisposta dagli uffici comunali, di un nuovo regolamento consiliare che disciplini le condizioni e i criteri per i gazebo installati dai commercianti in centro, il presidente ha assunto iniziative proprie, travalicando ogni potere, pretendendo addirittura di coordinare e presiedere i servizi comunali per reprimere gli abusi, come dichiarato sul Corriere Adriatico”.

Insomma, Gabrielli condannato anche per avere avvalorato la sua condotta con dichiarazioni sui giornali.

 

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