La Diocesi puntualizza: “La Chiesa si è attenuta fedelmente alle disposizioni governative”

ASCOLI – L’Ufficio Comunicazione della Diocesi torna sull’argomento della questione delle chiese aperte o no in tempi di crisi coronavirus.

In una lettera si spiega che “Nell’articolo di ieri dal titolo “D’Ercole: Le chiese continuino a restare aperte per chi si sente di venire a pregare”, il giornalista Cristiano Pietropaolo molto correttamente ha riportato quanto il vescovo ha stabilito per le comunità parrocchiali della Diocesi, condividendo ogni decisione con i suoi collaboratori e con tutti i responsabili degli Uffici pastorali”.

“Molti commenti all’articolo sono stati emotivamente critici mostrando un’acredine ingiustificata, considerando addirittura irresponsabile, malato mentale, incosciente, “criminale” “che porta sfiga” e addirittura “assassino” il vescovo (il peggiore vescovo che Ascoli abbia mai avuto) perché mantiene aperte le chiese contravvenendo alle direttive del Governo. E’ forse opportuno portare alla conoscenza di questi suoi lettori, che evidentemente non leggono quanto il Governo sta decidendo in questo tempo di grande crisi, che in questa Diocesi come in ogni altra parte d’Italia, la Chiesa si è attenuta fedelmente a quanto prescrive il decreto del Presidente del Consiglio dell’8 marzo. In esso infatti all’articolo 1 lettera i, è così scritto: “l’apertura dei luoghi di culto è condizionata all’adozione di misure organizzative tali da evitare assembramenti di persone, tenendo conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi, e tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza tra loro di almeno un metro di cui all’allegato e prosegue aggiungendo che “sono sospese le cerimonie civili e religiose, ivi comprese quelle funebri”.dice la lettera.

“Come tutti possono verificare, l’adesione alle direttive del Governo è stata totale per cui è veramente un peccato che in questo momento in cui c’è bisogno di sentire la forza dell’unità ci si perda in sterili, inutili e, come in questo caso, disgustanti polemiche, mostrando una cattiveria che a noi ascolani non compete. Certamente ci sarà sempre chi per principio non ama la Chiesa e nutre preconcetti verso quanti ne fanno parte, ma questo non può in alcun modo giustificare comportamenti che rasentano la diffamazione delle persone” prosegue l’Ufficio Comunicazione.

“Può essere interessante prendere visione di questo commento che (a sorpresa è giunto al Vescovo) viene da un lettore di Roma. Si tratta di un professore universitario di Diritto costituzionale che negli anni 84/85 era un giovane impegnato nella sua parrocchia di Ognissanti in Roma” si dice.

“Siamo oramai alla follia laicista. Per taluni una persona non può andare a pregare nemmeno da sola in Chiesa. Ho letto i commenti all’intervento del vostro Vescovo, don Giovanni d’Ercole, che io conosco da quando era parroco ad Ognissanti in Roma (io sono romano), con cui ho discusso, ragionato, litigato, ma di cui conosco le rare qualità come sacerdote, religioso e uomo. Commenti infami, di persone il cui odio per la Chiesa Cattolica raggiunge punte di malattia mentale. Quindi lasciare aperta una Chiesa nel pieno rispetto delle prescrizioni governative è un omicidio? fatevi ricoverare! E’ omicidio anche andare al supermercato? in farmacia? al bar e al ristorante sino alle 18? Una Chiesa aperta nel rispetto di distanze ed orari è un attentato alla salute? o forse le vostre menti e anime sono talmente marce che la solo presenza di una Chiesa o di un Vescovo le turba al punto di dire infamie oltre il consentito? Siete dei malati mentali questa è la verità! Don Giovanni, fregatene! non so se leggerai questa mia breve missiva ma fregatene! lascia aperta la Chiesa. Che la gente entri e preghi anche per questi odiatori cattivi e disturbati. E quando si tornerà alla normalità – anche grazie e soprattutto alla preghiera – aumenta il numero di Messe e di occasioni di incontro e di preghiera, anche e soprattutto per queste anime povere. Avanti così! Voi cari ascolani avete uno dei miglior Vescovi d’Italia. Magari avessimo a Roma un Vescovo come lui… altro che assassino. Fabrizio”
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