La rapidità del sierologico o la peculiarità del tampone: quale scegliere?


ASCOLI PICENO –  Questo approfondimento è pensato per tutti coloro che, per scrupolo o senso civico, si sono trovati a tornare dalle vacanze o si sono concessi una breve gita fuori porta e vogliono accertare il proprio stato di salute. In questi giorni spesso sentiamo parlare di test sierologici o di tamponi come di esami alternativi per accertare il contagio del virus. Ma quali sono le differenze? Proviamo a fare chiarezza, mettendo in risalto le peculiarità proprie di questi procedimenti, visto che non è solamente l’azienda ospedaliera locale l’unico ente in grado di processare tali campioni.

Ormai è da ritenere pacifico il fatto che esistano queste due opzioni per accertare il proprio stato di salute, come detto poc’anzi, inoltre, vi sono anche strutture private in grado ti poter svolgere puntualmente questo iter d’accertamento.

Modalità di accertamento di ambo i test

La rapida diffusione del virus ha fatto emergere in maniera preponderante l’esigenza di avere rapidi percorsi diagnostici. All’inizio è stato possibile solamente usufruire del tampone, successivamente sono stati introdotti i test sierologici. Il primo si concentra sulla ricerca del genoma, RNA nel caso si tratti di un virus, del SARS-COV-2, il secondo sugli anticorpi che il corpo sviluppa ad infezione in corso o pregressa. Dando una rapida occhiata ai listini dei prezzi dei vari enti che possono farli, notiamo che il tampone ha un costo sicuramente maggiore rispetto all’analisi del sangue.

Il tampone

Questo esame è sia per adulti che per bambini. Viene effettuato tramite un bastoncino con qualcosa che ricorda un cotton fioc alla propria estremità, tale parte finale andrà a strofinare leggermente la mucosa dell’esaminato. Può essere sia faringeo che naso−faringeo. Cosa cambia? Il faringeo viene inserito nella bocca, il naso−faringeo dal naso, appunto.

Tale test risulta essere, tutto sommato, semplice; seppur psicologicamente provante per il “paziente”. Ovviamente deve esser svolto da personale addestrato e protetto da mascherina, guanti, occhiali e camice monouso. Il vantaggio quindi risulta essere quello che individua tutti i virus con la presenza di quella determinata sequenza di RNA. Può sbagliare per eccesso, non per difetto, salvo errate modalità di esecuzione o una bassa carica virale del soggetto. In caso di contatto con una persona affetta da Coronavirus è consigliato fare il test − ma parliamo di un percorso già scandito dal SISP − dopo almeno cinque giorni. Codesto periodo risulta essere necessario per il minimo sviluppo della malattia. Il tampone viene fatto sicuramente all’insorgere dei sintomi che possono palesarsi anche prima dei cinque giorni suddetti. Questo perché si presume possa esserci una maggior carica virale nel soggetto.

Il sierologico

Sierologico, vien da sè, vuol dire che si utilizza un prelievo sanguigno. Vi sono alcuni test che permettono lo screening attraverso una goccia di sangue. Un test positivo sta a significare che nel corpo del malato vi è una concentrazione di due possibili anticorpi: gli IgM descrivono il quadro di una infezione recente;
gli IgG ci portano a considerare che l’infezione c’è stata ma è passata. In quest’ultimo caso si hanno storicamente gli IgM negativi.

E’ bene dire che il test sierologico non indica necessariamente se una persona è protetta (quindi se gli anticorpi sono veramente neutralizzanti), per quanto tempo la persona sarà protetta (se per tutta la vita, per anni o per mesi) e se è guarita.
Un test sierologico negativo può avere vari significati:

– La persona non è stata infettata dal virus SARS-CoV-2;
– La persona è stata infettata molto recentemente (meno di 8-10 giorni prima) e non ha ancora sviluppato gli anticorpi contro il virus;
– È stata infettata ma il titolo di anticorpi che ha sviluppato è, al momento dell’esecuzione del test, al di sotto del livello di rilevazione del test.

Anche qui, a maggior ragione, vale tutto il discorso fatto sopra, con tutte le particolarità precedentemente elencate, sui cinque giorni d’attesa o sul palesarsi della malattia.

Il sierologico viene spesso fatto perché considerato un primo passaggio nell’accertamento del contagio. Esso, rispetto al tampone, ha dalla sua la rapidità, l’economicità e la minor invasività. Resta il fatto che il Ministero consiglia sempre il test del tampone dopo che si ha avuto la positività del sierologico.

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