Le attività del centro ed il coronavirus, Di Sabatino (WAP): “Spero passi presto. Può essere occasione per riscoprirci”

ASCOLI PICENO – Il centro e le proprie attività commerciali sono sempre stati oggetto di discussione, dalla crisi demografica alla chiusura di tante attività; dalla necessaria riqualificazione all’aggiornamento dell’offerta…
Il Coronavirus (e tutte le disposizioni governative) ha acuito questa situazione.

Oggi abbiamo intervistato Marco Di Sabatinoreferente di “WAP – e gli abbiamo chiesto le sue attuali impressioni.

Come state reagendo a questa situazione?

“Chi riesce a fare le consegne a domicilio – magari perché legate al food – sta portando avanti l’attività, chi non è riuscito a farlo – anche perché legato ad un prodotto diverso – è fermo. L’online è utile per determinati servizi. Questa incertezza sicuramente ha bloccato un po’ gli acquisti di chi voleva procurarsi vestiti o accessori per il cambio di stagione. Il mercato del retail è piuttosto fermo. Noi abbiamo la chiusura fino al 25 marzo, ma non credo che riusciremo a riaprire. Le ultime indiscrezioni mettono il picco del contagio alla prossima domenica, non credo che avremo margine per ripartire. Quello che temiamo è il protarsi della chiusura. “

Ha avuto modo di vedere il decreto – il c.d. “Cura Italia” – ? Che impressioni ha avuto a caldo?

“La nota positiva sembra essere la presenza della Cassa Integrazione. Lo sto analizzando ora, insieme ai miei consulenti. Ancora non sono in grado di dirti come sarà. La speranza è che sia in grado di aiutare le piccole attività e che gli permetta di avere un minimo di sostentamento in questo momento. Anche la CIGD copre il 70% dello stipendio, se la situazione si protae per molto tempo diventa difficile per i titolari. Il rischio è continuare a pagare dipendenti senza avere incassi.”

Con l’amministrazione comunale come il rapporto? Vi stanno aiutando in qualche modo?

“Questa è un’emergenza nazionale, loro stanno facendo quello che possono. E’ chiaro che un Comune non possa sostenere economicamente tutti. Il problema – come detto – è dell’Italia intera ed il Governo sta agendo con delle norme in deroga ai dettami europei sul pareggio di bilancio. Finita questa fase di emergenza rischiavamo di trovarci metà delle attività chiuse.”

Hai qualche idea o riflessione da condividere per affrontare questa fase?

Le idee sono relative in questo motivo. Per chiarire: il food – come detto all’inizio – può fare la consegna a domicilio; questo passaggio però riesce a farlo chi è strutturato ed ha un prodotto interessante per i propri clienti… Io posso anche recapitartelo a casa, però se il mio “cliente” ha la possibilità di farlo ai fornelli da solo non è mosso all’acquisto. Io, di contr’altare, devo tenere una cucina aperta, pagare almeno due dipendenti ed il fattorino. Allo stesso modo qui ti ritrovi con dei costi da affrontare e con l’incognita dei possibili incassi.

Per chi si occupa di tutto il “non-food” ed ha il canale di vendita online aperto può provare a vendere qualcosa, però è un discorso che non si improvvisa. Prima che prenda piede ci vuole tempo, sia per strutturarsi che per organizzarsi. Ad oggi si può solamente pubblicizzare i propri prodotti. Abbiamo valutato tra noi soci come provare a mantenerci attivi imprenditorialmente, le maglie strette della contingenza non ce lo permettono. A scanso di equivoci: concordo sul fatto che il primo obiettivo debba essere la salute pubblica. Meno si diffonde il virus, prima, banalmente, riapriremo. Speriamo passi presto e che resti  tra di noi solamente un vago ricordo.

Ne parlavo con amici e colleghi: nessuno di noi poteva immaginarsi di trovarsi in questa situazione nel 2020. Alla fine ti rendi conto di tornare indietro nel tempo, seppur si viva in una società ultra-moderna dove hai tutto. Per certi aspetti torna a farci considerare delle cose che avevamo dimenticato. Io, per esempio, abito in centro. Da quando è iniziato il blocco non ho più preso l’auto per fare spesa. Questa situazione mi ha portato a riscoprire tutte le attività – che sono comode – ubicate qui. Hai il forno a due passi, la frutta&verdura a pochi metri, la macelleria dietro l’angolo… Ci sono quelli che – essendo attività a conduzione familiare – stanno continuando a lavorare. Ti rendi conto che avere questi commercianti sotto casa è importante. Emerge la capillarità del nostro sistema distributivo.

Ci abituati a comprare online o ad andare al centro commerciale per risparmiare davvero, alla fine, poco. Questa può essere la riscoperta di tutte le attività distribuite nel territorio e del piacere di andare a fare l’acquisto.”

 

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