L’ecomostro Sgattoni ha i giorni contati? La parola ai politici

Ecomostro Sgattoni

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il retroscena della vicenda è noto. La vecchia fabbrica enorme, ormai diventata un rudere e che appartiene alla famiglia Sgattoni, ha trasformato la zona di via Calatafimi in cui sorge in un ritrovo di tossici e balordi, che bivacchiano tra le sue mura fatiscenti. Il tetto è sfondato, con pericolo che cadano calcinacci. E il palazzo è abitato da topi e scarafaggi che proliferano in mezzo alle erbacce. Il comitato di quartiere San Filippo ha raccolto a luglio più di 500 firme senza successo. E oggi gli esponenti politici di Articolo 1 si sono attivati per la risoluzione della situazione indecente.

Racconta Paolo Perazzoli, esponente di spicco di Articolo 1: “Noi adesso prepareremo a breve una interrogazione, prima, e una mozione poi da portare in consiglio. In esse si chiede di destinare la struttura edilizia pubblica, vista l’immobilità della proprietà. Dovrebbe farlo l’Erap, considerato che la città ha un grande fabbisogno di case popolari e in rapporto ad altre città ne ha molte meno. È una proposta sensata che serve anche a evitare il consumo del suolo: utilizziamo quello che c’è e non viene utilizzato”.

Precisa la consigliera comunale Flavia Mandrelli, alle prese con le carte: “l’immobile sta cadendo a pezzi. Tuttavia i vigli li del fuoco hanno detto che la struttura tutto sommato dovrebbe reggere. Anche se dobbiamo verificare se rimangono delle sostanze nocive al suo interno. È una pratica che risale a 40 anni fa, stiamo raccogliendo tutto il materiale per poter agire. Certo è che se ne dovrebbe occupare l’amministrazione: che stanno facendo? Ci sono soluzioni per la riqualificazione del plesso, per ottenere almeno il decoro da parte della proprietà?”.

“Si potrebbe procedere con l’esproprio, considerato che oggi il valore dell’esproprio non è lontano dal valore di mercato” spiega Perazzoli. “Si potrebbe verificare anche questa ipotesi, ma quella zona è edificabile e ciò rende tutto più complicato” conclude Mandrelli “le firme raccolte non hanno avuto alcun seguito tranne una blanda pulizia esterna e l’intervento dei Vigili del Fuoco, limitato alla parte esterna”.

La posizione del comune è stata espressa dal vicesindaco Andrea Assenti, che  ha fatto sapere che solleciterà la famiglia Sgattoni. In alternativa – sempre secondo Assenti – si potrebbe emettere un’ordinanza, imponendo al proprietario i lavori di riqualificazione. Il problema sorge laddove la proprietà non avesse i soldi e la palla passa al comune, che dovrebbe intervenire con un lavoro pari a 1.000.000 di euro, soldi che non ha.

Una risposta inconcludente che, se da una parte dà la misura delle scarse disponibilità di budget dell’amministrazione, è destinata a portare Piunti e i suoi alla resa dei conti.

Infatti, una cosa è certa: gli abitanti della zona sono esasperati e anche il valore immobiliare dell’area è compromesso dal ‘mostro’, che svetta indisturbato nel cuore della città.

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