Legambiente ai sindaci della costa: «No alla tecnologia 5G»

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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Legambiente invia una lettera ai sindaci della costa, chiedendo un atto amministrativo contro la possibilità di installare tecnologia 5G usl proprio territorio.

La missiva, in particolare, è stata inviata ai comuni di San Benedetto del Tronto, Grottammare, Cupra Marittima e Monteprandone. «In qualità di presidente del circolo di Legambiente “Lu cucale” di San Benedetto del Tronto – dichiara Sisto Bruni – chiedo di esprimere contrarietà o comunque di prendere posizione in merito allo sviluppo della tecnologia denominata “5G” nel nostro territorio, unendomi anche all’appello dell’associazione Ambiente e Salute nel Piceno.

Il momento è propizio per riflettere sull’argomento in quanto, terminata la fase di sperimentazione, nel 2020 si prospetta la definitiva installazione del 5G, ed anche per l’emergenza sanitaria in atto, che impone un’attenta analisi della tutela della salute pubblica. Questa nuova tipologia di comunicazione non è una semplice evoluzione dell’attuale rete 4G, ma intende utilizzare frequenze, antenne e tecniche di trasmissione di dati differenti, coinvolgendo non solo la connessione degli smartphone, ma anche di altri oggetti (c.d. Iot, quali elettrodomestici, lampioni, semafori.). La fascia di operatività del 5G, in Italia, prevede tre bande di spettro, la più alta delle quali opera a circa 30 GHz.

Ebbene, ad oggi non sono noti gli effetti sulla salute causati dall’esposizione a lungo termine ai suddetti campi magnetici: il comitato scientifico della Commissione Europea su salute, ambiente e rischi emergenti ritiene che siano necessari approfondimenti per la mancanza di evidenze utili allo sviluppo di linee guida per l’esposizione ai campi elettromagnetici 5G, allo stato attuale, quindi, è aperta la possibilità di effetti biologici indesiderati e non si può escludere che sussistano rischi per la salute pubblica.

E’ auspicabile, quindi, l’applicazione degli articoli 2, 28 e 32 della nostra Costituzione e soprattutto del principio di precauzione, cardine del diritto ambientale contemporaneo espresso a livello internazionale ed europeo, che impone di adottare tutte le politiche idonee a tutelare l’ambiente e la salute umana, animale e vegetale, tenendo conto delle necessità non solo delle generazioni presenti ma anche di quelle future.

Oltre alle incertezze scientifiche sull’eventuale pericolosità della citata tecnologia, vi è un altro motivo che impone la massima cautela: la normativa vigente è quanto meno inadeguata a regolare in maniera efficace la materia, poiché l’impiego di onde millimetriche, con frequenza anche superiore a 30 GHz, finora non è mai stato utilizzato su larga scala. Alcuni studiosi hanno evidenziato, infatti, che occorrerà considerare non solo i valori medi di campo elettromagnetico, ma anche quelli massimi raggiunti per brevi periodi di esposizione: ciò richiede un adeguamento della normativa nazionale, che contempla solo esposizioni continuative e non anche di breve durata.

Si chiede, pertanto, sulla scia di molti paesi esteri e di altri comuni italiani, che Voglia disporre il divieto dell’installazione di antenne e dello sviluppo della tecnologia di comunicazione 5G, almeno finché non sarà raggiunta la prova della innocuità per i cittadini, esprimendo pubblicamente un chiaro e netto rifiuto da parte dell’amministrazione; che si colga l’occasione per continuare a vigilare sul rispetto dei limiti dell’emissione nelle antenne già esistenti».

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